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Nostra culpa, nostra maxima culpa

Creato il 29 settembre 2013 da Albertocapece

d1a5671cc8Anna Lombroso per il Simplicissimus

Eh si, circola lo sdegno degli oltraggiati in giro nella rete, a confermare l’impressione che in virtù di un feroce dualismo si contrappongano una classe  politica avida, ignorante, incompetente, corrotta, bugiarda e un popolo virtuoso, dimesso, coerente, i cui interessi sono inascoltati, traditi, ignorati e annegati nel ridicolo della commedia dell’arte, quello dei cornuti e mazziati, degli sfruttati e buttati via, dei derubati e irrisi. Da una parte un ceto sgangherato, venduto, asservito e sleale, dall’altra la “società civile”, vittima, esclusa, espropriata.

Altro che clasa discutidora,  ieri a brontolare erano tutti, compresi quelli che avevano votato il condannato e creduto alle sue menzogne, ma l’ultima è particolarmente sfacciata, quelli che lo hanno appoggiate per il tramite di una partito che ha rinnegato la sua storia e non ha ancora disegnato una sua identità, che pareva esistere solo in funziona antagonista al grande cialtrone, invidiandolo, esorcizzandolo ma evitando di battersi contro di lui, incatenati in una alleanza che ha gli stessi vincoli e le stesse motivazioni dei suoi  famigli, la correità finalizzata al mantenimento di uno squallido potere grazie  al comune esercizio di un sistema di governo fatto di interessi personali, ricatti, privilegi, prerogative per pochi. E sbuffavano risentiti e feriti anche quelli che hanno scelto il laissez faire, quelli che hanno preferito l’astensione e l’elusione, convinti che la politica migliore è quella che non si vede, la normale amministrazione svolta da altri delegati a sporcarsi le mani, mentre i cittadini probi possono dedicarsi agli affari loro, a una domestica e gentile sopravvivenza. Per non dire di come si sono accalorati quelli del doppio binario, che su uno fanno correre la critica, la rabbia, l’invettiva e sull’altro la quotidiana riproposizione su scala del clientelismo tramite il familismo, della corruzione attraverso l’ormai sdoganato ricorso a scorciatoie, mancette per oliare percorsi impervi, che ormai gli standard di tolleranza degli abusi fino all’illegalità sono così elevati, che è normalizzata, una cifra della nostra autobiografia, concessa come scialuppa di salvataggio in tempi così difficili, nelle uguaglianze più implacabili, nella  precarietà più crudele.

Come se  ci fosse una differenza di sostanza tra Bisignani e quelli che si rivolgevano a lui per protezioni , facilitazioni, aggiramenti di regole e procedure trasparenti. Come se trasgredire in grande sia meno colpevole dei piccoli abusi. Come se i vizi esibiti e protervi fossero più riprovevoli di quelli minori e magari reiterati. Come se i mostri dei cementificatori sulla costiera amalfitana, all’ombra dei templi di Agrigento non avessero dietro, nemmeno tanto recondite, le stesse motivazioni delle 25 villette tirate su  sulla falesia della Scala dei Turchi, in palese affronto a bellezza e sicurezza, e il sovrintendente che le ha sorprendentemente autorizzate non fosse altrettanto biasimevole dei ministri promotori delle vergognose norme di semplificazione del Fare, pensate per abbattere l’edificio di controlli e sorveglianza a guardia del nostro ambiente, del nostro paesaggio, del nostro patrimonio culturale..

Gli sdegnati hanno un mantra: avremmo fatto bene ad andarcene da questo paese tanti anni fa. E intanto qualcuno ha scelto già l’estero, per mandarci qualche risparmio, per comprarsi una casetta in regimi meno esosi, così come hanno mandato i figli in sontuose scuole private americane, tedesche, lamentandosi in patria dell’impoverimento dell’istruzione pubblica, dando una mano alla caduta di vigilanza democratica in difesa del nostro welfare, della nostra cultura, della nostra democrazia.

Ho le mie colpe anch’io. Ho pensato per anni che fosse sufficiente essere per bene, che bastasse fare il proprio dovere e assumersi le proprie responsabilità, pagare le tasse, esigere la fattura, regolarizzare la badante, scrivere rabbiosamente contro ideologie fondate sullo sfruttamento, sul razzismo, sulla xenofobia.  Che bastasse  denunciare piccoli  e grandi illeciti, le torbide alleanze tra padroni apparentemente  legali e altri “criminali”.  Ho le mie colpe, speravo che l’esercizio personale della morale fosse contagioso e servisse anche ad altri, meno fortunati o consapevoli. Invece anche io come molti altri ho probabilmente partecipato dell’autodestituzione della coscienza, del dovere, della responsabilità, contribuendo per stanchezza, timidezza, poca ambizione e un po’ di spocchia alla criminosa e sistematica svendita di giustizia, libertà e legalità che si è consumata.

Si sono sdegnata anche io, soprattutto con me stessa.

 


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