“Una tomba” di Marianne Moore
Uomo che guardi nel mare,
e togli la vista ad altri che quanto te han diritto di guardare,
è nella natura umana porsi al centro di una cosa,
ma di questa non puoi metterti al centro:
nulla il mare ha da offrire, se non una tomba ben scavata.
Gli abeti sfilano in processione, ciascuno con ciuffi di festuca verde smeraldo in cima,
riservati come i loro contorni, senza dire nulla;
la repressione, comunque, non è la caratteristica più ovvia del mare;
il mare colleziona, pronto a ritornare uno sguardo rapace.
Ci sono altri oltre a te che questo sguardo ha logorato –
la loro espressione non è più di protesta; i pesci non li investigano più
perché le loro ossa non sono sopravvissute:
Uomini calano reti, ignari che dissacrano una tomba
e vogano via rapidi – le pale dei remi
concordi nel moto come le zampe di ragni acquatici quasi
non vi fosse una cosa che è chiamata morte.
Le increspature avanzano serrate, una falange – belle sotto le maglie della schiuma,
e si spengono esauste mentre il mare mormora dentro e fuori dalle alghe;
gli uccelli sollevano l'aria velocissimi, stridendo il loro scherno come sempre.
Lo scudo della tartaruga si agita intorno ai piedi degli scogli, e li tormenta;
e l'oceano, sotto il pulsare dei fari e il rintoccare delle boe,
avanza come sempre, né sembra quell'oceano nel quale ogni
cosa caduta è condannata ad affondare,
in cui, se mai questa si volta e si contorce, non è per volontà né con coscienza.
Rachmaninov - L'Isola dei Morti - Gustavo Dudamel & Berliner Philarmoniker