Vi consiglio di leggere questo articolo de Il Giornale firmato da Carlo Franza che scrive per Il Giornale di Berlusconi, il pezzo di carta più fasullo d’Italia. Leggetelo per capire come si scrive un pezzo per dare una notizia inesistente, montarci un caso, creare polemica politica facendo credere ai lettori quello che si vuole. Partendo dal presupposto che la maggior parte della gente legge i titoli e non gli articoli, Franza intanto tuona in grassetto: “I francesi si prendono il “Palazzo della Civiltà Italiana” a Roma, cuore dei beni culturali italiani”. La prima stupidaggine è già lì, quando si asserisce che il palazzo simbolo dell’Eur è il “cuore dei beni culturali italiani”. Pur rappresentando un’interessante testimonianza dell’architettura dell’epoca fascista, il palazzo in questione è ben lungi dal rispondere alla definizione che il giornalaio Franza ne dà. Potremmo citare una lista di centinaia di altri “cuori” dei nostri beni culturali prima di incontrare il bianco stabile fascista. Franza, evidentemente, ha una curiosa concezione di beni culturali.
Dal titolo si capisce, o pare di capire, che il Francesi se lo sono comprato. Falso, i Francesi della Luois Vuitton lo hanno solo preso in affitto per quindici anni pagando ben 2.800.000 Euro l’anno che, per le povere casse dello Stato Italiano sono grasso che cola. Leggendo l’articolo si scopre una certa nostalgia che spinge Franza a scrivere certe cretinate. Dice infatti l’autore di questo fulgido esempio di non-giornalismo: “il cuiluogo di costruzione fu scelto personalmente da Mussolini, il quale nel 1935 decise anche la frase che campeggia sul frontale “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori”. Me lo vedo con la lacrimuccia all’occhio mentre pensa al suo Benito.
Dice ancora l’articolo: “Addio al made in Italy, addio al patrimonio italiano, addio alla storia d’Italia, addio alle architetture razionaliste più conosciute e ormai visibili solo nei testi di storia dell’arte”. Ma l’hanno demolito? Smontato e portato a Parigi? E poi ecco la stoccata al Ministro dei Beni Culturali: “Ma il ministro dei Beni Culturali, il salentino Bray, sconosciuto a molti e forse non a quelli che annualmente mettono in piedi il Festival della Taranta in quel di Melpignano in Puglia, non poteva destinare lo spazio di Eur Spa a qualcosa di più produttivo per la cultura italiana?”. Non per difendere il Ministro, tutt’altro, ma se lo si vuole attaccare mi pare ci siano argomenti più seri e concreti, come Pompei che crolla pezzo dopo pezzo, come la Reggia di Caserta che degrada sempre più, come la totale mancanza di fondi per scavi e ricerche, come i milioni di pezzi dal valore inestimabile dimenticati nei magazzini, come i ritrovamenti archeologici che bisogna interrare. Se per Franza il problema principale dei beni culturali italiani è l’affitto del Palazzo dell’Euro ai Francesi, forse meglio farebbe a scrivere di gare di bocce. Ma scrive per Il Giornale, quindi….
Luca Craia