Notte insonne. Luci soffuse in camera. Silenzio dentro, silenzio fuori. Improvvisamente, e per qualche secondo, mi sembra di sentire bambini giocare sotto la finestra. Ma è solo una mia impressione. Forse…ma li sento correre davvero e cantare. Sono le 3.41 del mattino e mi alzo per l’ennesima volta per andare a prendere l’ennesimo bicchiere d’acqua in cucina. Nel tragitto tra camera da letto e cucina tutto tace. Non appena mi rimetto sotto le coperte, il silenzio si rarefà e diventa urla di bambini che giocano.
Quando il sonno si fa troppo rincorrere allora e meglio smettere di inseguirlo e darsi a qualcos’altro. Decido di sedermi alla scrivania: accendo la lampada, avvicino a me la macchina da scrivere e inizio a scrivere questa storia:
Era una notte speciale in via della Matta. I grandi festeggiavano e i bambini giocavano. Quel giorno era stata la festa di San Matteo e, come ogni anno, la festa si era prolungata per tutto il giorno e per tutta la notte. E quella notte non era più notte in via della Matta. Urla e canti aleggiavano per l’aria buia e mite di una non-notte di settembre.
La giornata era iniziata con una messa celebrata in onore del santo su un palchetto eretto lì dove la via diventava più larga. E quello era l’unico momento sobrio dell’intera giornata. Subito dopo la messa le donne ultimavano i preparativi del Grande Pranzo: da quel momento in poi litri e litri di vino iniziavano a scorrere per la via, di bicchiere in bicchiere, per la felicità di grandi e piccini, per un’unica grande festa. Da quel momento via della Matta diventava il centro del mondo per i suoi abitanti. Era la festa dell’anno.
Tra brindisi, giochi, balli e canti la giornata volava e ci si ritrovava intorno a mezzanotte tutti brilli e allegri chi sbracato a terra, chi appisolato sulla sedia, chi, in preda ai fumi dell’alcol, continuava le danze e i brindisi, soprattutto le donne che finalmente si concedevano alla festa dopo aver servito e riverito tutto il giorno.
Fu lancinante d’improvviso un urlo che si stagliò sui volti dei più sobri: proveniva dal vicolo all’altezza del civico 77. La festa s’interruppe all’istante. Quell’urlo, che per un attimo si era confuso con le grida di festa, apparve immediatamente prenderne le distanze e preannunciare qualcos’altro. Tutti si guardarono nelle facce quasi arrabbiate per la brusca interruzione. Soltanto la figlia del macellaio della via, liberandosi dalle vinghie viscide dell’ennesimo pretendente di quella sera, corse verso il vicolo da cui era arrivato l’urlo, seguita soltanto dalla sua ombra impaurita.
Al vicolo all’altezza del civico 77 di via della Matta non c’erano abitazioni. Solo le uscite laterali e secondarie delle case che davano su via della Matta. Il vicolo in quei giorni dell’anno diventava il magazzino della festa: sedie, sedili, seggioloni, tavoli, tavolini e tavolate. Ma dopo quell’urlo inquietante il vicolo si trasformò in un posto misterioso, una foresta di cianfrusaglie che in quell’istante poteva nascondere il più arcano dei misteri. Tutto buio. Neanche una luce soffusa…
Finalmente è notte davvero. Il silenzio ha definitivamente invaso tutta la via. I bambini adesso tacciono. Quello che è accaduto quella notte in via della Matta non lo ricordo più.