Foto dell’evento del 6 luglio (credits to @HishamWyne)
Fra gli eventi letterari organizzati all’interno dello Hay Festival Beirut 2012, che si è tenuto la settimana scorsa, voglio segnalare la presentazione di un’antologia di poesie e versi liberi molto particolare. Sto parlando di Nowhere Near a Damn Rainbow (*xanadu, Beirut, 2012, 350 pp.), un compendio di versi liberi e poesie in prosa raccolti tra il 2007 e il 2012, scritti ed interpretati dai Poeticians, un collettivo internazionale di poeti basato a Dubai, Amman e Beirut e capeggiato dalla regista e attivista di origine palestinese Hind Shoufani.
Nowhere Near a Damn Rainbow, nelle parole della sua leader, è: “Una raccolta irriverente di declamazioni, sproloqui, meditazioni e liriche d’amore ad opera di 31 poeti”.
Perchè Poeticians?
Lo spiega sempre l’incredibile Hind Shoufani: “Per me un Poetician è un poeta (poet) che fa politica (politician, ovvero politico) e che usa il potere delle parole per cercare di scrollare il mondo che lo circonda, che reinterpreta lo scenario socio-politico nella propria prospettiva che può sia rappresentare una sfida per i lettori, sia nutrirli”.
Dal 2007, anno della loro creazione, ogni mese i Poeticians hanno calcato i teatri e i circoli letterari delle tre città per recitare le proprie poesie e i propri versi in arabo, inglese e francese.
Sul loro sito Internet si può trovare qualche brano. A me è piaciuto molto questo (ripreso da qui), della giovanissima palestinese Farah Chamma (n. 1994), sul suo essere, o non essere, palestinese. Non ho idea se sia presente nella raccolta. Lo riporto qui per intero, in versione originale.
I Am No Palestinian
Farah Chamma
I am no courageous,
Fearless, valorous, gallant,
Proud, adventurous,
Selfless patriot
I am a soul in exile
Expressing my thoughts in
All languages but mine
” Hi…I am Palestinian”
” Salut…Je suis palestinienne”
I cut my mother tongue
In half
نصبت المبتدأ و لعنت أبو الخبر
كسرت الضمة التي ضمت ما بيننا
Palestinian poet
Rafeef Ziadeh was right when
She said
”Allow me to speak my Arab tongue
Before they occupy my language as well”
Well… to that I must add
Allow me to be the Arab
That I am
Allow me my right
To learn, to travel, to pray
Allow me to walk through any
Foreign street without having
To feel this shame
Without having to think twice
About my clothes, my face, my name
Or the visa I had to work
Day and night for the claim
Because at the end of the day
I am not the one to blame
For Bin Laden, 9/11, and all your
Other schemes and games
I am but a soul in exile
I am in no hall of fame
I have to opt to be
Someone I am not
Just to fit in your fame
Despite the agony I went through
Despite the struggles I overcame
Despite the diplomas, the degrees,
The awards I acclaim
I am still no Palestinian
No matter how many
” I love Palestine” stickers
I stick on my car
No matter how many times
I cry over Gaza
And argue over the Israeli settlements
No matter how many times
I curse the Zionists, blame the media,
And swear at the Arab leaders
I am still no Palestinian
Even if I memorize the
Names of all the Palestinian cities
Even if I recite Mahmood Darwiche’s
Poetry and draw Handala on my walls
Even as I stand here tonight
In front of you all
I am no Palestinian
أنا مش فلسطينية
And I might never ever be
And that’s exactly what
Makes the Palestinian
In me…
***
Nowhere Near a Damn Rainbow, edito da Hind Shoufani, ma pubblicato da *xanadu e dall’artista visiva libanese Zena El Khalil, rappresenta anche un omaggio a tutti gli amanti e gli appassionati del mondo arabo, a chi ha lottato per creare una vita e una realtà migliori, anche a costo della vita, e a chi è stato sospinto dall’amore.
A tutti coloro che, nonostante le tempeste, scrutano ancora il cielo alla ricerca di un (damn!) arcobaleno.