Pubblicato da Federico Di Gioia il 14 febbraio 2012 · Lascia un commento
Le installazioni nucleari iraniane - da Limes
Da International Business Times Italia
La visita di domenica del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, a Teheran è stata seguita da una raccomandazione all’Iran che arriva direttamente da Pechino: la ripresa immediata dei negoziati con il gruppo di mediatori 5+1 (i cinque membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania) e una maggiore collaborazione del Paese mediorientale con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Durante la sua visita di due giorni Ma Zhaoxu ha potuto parlare con il vice segretario del Supremo Consiglio Iraniano per la Sicurezza Nazionale, Ali Baqeri, proprio a proposito della questione nucleare. In un comunicato Zhaoxu ha riferito del colloquio e ha definito necessario “mantenere la questione nucleare iraniana sulla giusta via dei negoziati”. “Nelle attuali circostanze la Cina intende mantenere stretti contatti con tutte le parti interessate – ha precisato Zhaoxu – Bisogna incoraggiare con ogni mezzo una rapida ripresa dei negoziati dei sei Paesi con l’Iran e favorire il rafforzamento della cooperazione tra l’Iran e l’AIEA”. Il ministero degli Esteri cinese ha poi confermato l’effettiva volontà da parte dell’Iran di mettere in pratica le indicazioni di Pechino, mentre Saeed Jalili, capo negoziatore e segretario del Supremo Consiglio Iraniano per la Sicurezza Nazionale, ha fatto sapere che Teheran è “pronta per i negoziati”, ma non intende “subire pressioni”. Baqeri ha poi reso noto che l’Iran dovrà avere “un ruolo alla pari” con gli altri Paesi durante i colloqui e dovrà poter “avanzare proprie iniziative”. L’ambasciatore iraniano a Washington ha, invece, dichiarato che, sebbene Teheran sia pronta a sedersi al tavolo negoziale, l’Iran non accetterà che questo comporti una rinuncia ai propri inalienabili diritti, facendo preciso riferimento al nucleare civile. Teheran continua, infatti, a ribadire la propria posizione, sostenendo che il suo programma atomico è finalizzato a scopi pacifici, legati alla produzione energetica e alla sperimentazione medica e, mentre l’Occidente va sempre più convincendosi del contrario, il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha annunciato l’avvio di numerosi nuovi progetti, tra i quali la messa in atto – a brevissimo giro, sostengono fonti a Teheran – del sito sotterraneo di Fordo, a sud della capitale, destinato all’arricchimento dell’Uranio.
Le pressioni cinesi non sono del tutto disinteressate. Pechino importa dall’Iran circa il 20% del suo petrolio e un inasprimento delle sanzioni internazionali contro il regime di Teheran potrebbe minacciare seriamente questo commercio. L’aumento delle tensioni, dell’isolamento dell’Iran e la minaccia concreta di un attacco preventivo e unilaterale da parte di Israele alle strutture nucleari iraniane, rischiano di generare una situazione di forte instabilità nella regione del Golfo Persico e di mettere a rischio per chissà quanto tempo le forniture di petrolio provenienti da tutti i Paesi che si affacciano su quelle acque e che transitano per lo Stretto di Hormuz, una striscia di mare di 60 km, oggetto quotidiano delle minacce iraniane.
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