The Counselor
di Ridley Scott
con Michael Fassbender, Brad
Pitt, Javier Bardem, Cameron Diaz, Penelope Cruz
Drammatico, 111 min., USA, GB,
2013
Un avvocato (Fassbender) decide di sfruttare i suoi agganci per fare soldi
grazie ad un carico di droga sottratto alla malavita. Quest’ultima mette in
moto un meccanismo di vendetta che non gli lascerà vie di fuga. L’avvocato
capirà così il monito del suo socio in affari (Pitt): “Tu sei il mondo che hai
creato. Quando smetti di esistere, anche il mondo che hai creato smetterà di
esistere”.
Dopo una partenza fracassona, Ridley Scott mette in campo una regia fin troppo didascalica (la
tendenza al far vedere a tutti i costi) e
a tratti retorica (locali glamour, case con piscina e alberghi a cinque
stelle) per mettere in immagini una sceneggiatura
di Cormac McCarthy che presenta luci e ombre in egual misura. Tra i punti
di forza c’è sicuramente la presenza di una forte morale (cosa ormai rara)
nonché la costruzione di una buona storia che parla di una discesa agli inferi
(qui ambientata sul confine tra Messico e USA) dove il principale vizio da
purgare è l’avidità e dove tutti sono certi che il contrappasso prima o poi li
punirà. Benché la storia sia di facile
comprensione è tuttavia tortuoso ricostruirne i singoli passaggi e spesso,
attraverso i dialoghi, si comprende come l’approccio
alla narrazione sia più quello di uno scrittore che non quello di un uomo di cinema.
Ogni battuta diventa dunque il pretesto per esporre una massima filosofica o di
vita (fortunatamente non ai livelli della stucchevolezza sorrentiniana), con
esiti talvolta del tutto inverosimili. Come il boss della droga che cita i
versi di Antonio Machado rimarcandone il significato attraverso parafrasi e
commento.
Riguardo le prove degli attori bisogna rilevare che, nonostante il
cast stellare, l’unico veramente nella
parte risulta essere Fassbender, sicuramente più verosimile di un Bardem
che sembra sempre più il mascherone di un carro allegorico del carnevale di
Viareggio (in continuità con quello mostrato in Skyfall), un Pitt poco in
forma, una Diaz e una Cruz quasi relegate in secondo piano. Anche per questo la
solitudine di Counselor/Fassbender viene accentuata ma il risultato finale,
comunque molto gradevole, finisce col risentire di una fastidiosa frizione tra
lo stile pop/rock di Scott e il linguaggio esistenzialista di McCarthy (meglio
sfruttato dai fratelli Coen in Non è un paese per vecchi).
Voto: 3 su 5
(Film visionato il 16 gennaio 2014)
Magazine Cultura
Nuova recensione Cineland. The Counselor di R. Scott
Creato il 18 gennaio 2014 da L'Immagine Allo Specchio
The Counselor
di Ridley Scott
con Michael Fassbender, Brad
Pitt, Javier Bardem, Cameron Diaz, Penelope Cruz
Drammatico, 111 min., USA, GB,
2013
Un avvocato (Fassbender) decide di sfruttare i suoi agganci per fare soldi
grazie ad un carico di droga sottratto alla malavita. Quest’ultima mette in
moto un meccanismo di vendetta che non gli lascerà vie di fuga. L’avvocato
capirà così il monito del suo socio in affari (Pitt): “Tu sei il mondo che hai
creato. Quando smetti di esistere, anche il mondo che hai creato smetterà di
esistere”.
Dopo una partenza fracassona, Ridley Scott mette in campo una regia fin troppo didascalica (la
tendenza al far vedere a tutti i costi) e
a tratti retorica (locali glamour, case con piscina e alberghi a cinque
stelle) per mettere in immagini una sceneggiatura
di Cormac McCarthy che presenta luci e ombre in egual misura. Tra i punti
di forza c’è sicuramente la presenza di una forte morale (cosa ormai rara)
nonché la costruzione di una buona storia che parla di una discesa agli inferi
(qui ambientata sul confine tra Messico e USA) dove il principale vizio da
purgare è l’avidità e dove tutti sono certi che il contrappasso prima o poi li
punirà. Benché la storia sia di facile
comprensione è tuttavia tortuoso ricostruirne i singoli passaggi e spesso,
attraverso i dialoghi, si comprende come l’approccio
alla narrazione sia più quello di uno scrittore che non quello di un uomo di cinema.
Ogni battuta diventa dunque il pretesto per esporre una massima filosofica o di
vita (fortunatamente non ai livelli della stucchevolezza sorrentiniana), con
esiti talvolta del tutto inverosimili. Come il boss della droga che cita i
versi di Antonio Machado rimarcandone il significato attraverso parafrasi e
commento.
Riguardo le prove degli attori bisogna rilevare che, nonostante il
cast stellare, l’unico veramente nella
parte risulta essere Fassbender, sicuramente più verosimile di un Bardem
che sembra sempre più il mascherone di un carro allegorico del carnevale di
Viareggio (in continuità con quello mostrato in Skyfall), un Pitt poco in
forma, una Diaz e una Cruz quasi relegate in secondo piano. Anche per questo la
solitudine di Counselor/Fassbender viene accentuata ma il risultato finale,
comunque molto gradevole, finisce col risentire di una fastidiosa frizione tra
lo stile pop/rock di Scott e il linguaggio esistenzialista di McCarthy (meglio
sfruttato dai fratelli Coen in Non è un paese per vecchi).
Voto: 3 su 5
(Film visionato il 16 gennaio 2014)
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