Nuovi studi confermano quello che molte donne purtroppo hanno provato sulla loro pelle: abortire causa gravi problemi depressivi. Lo dice, ultimi della serie, un team di ricercatori cinesi dell’Anhui Medical Colledge nel loro studio “The Impact of Prior Abortion on Anxiety and Depression Symptoms During a Subsequent Pregnancy”, pubblicato dal Bulletin of Clinical Psychopharmacology. Contempla un campione di 6887 donne gravide, di cui 3264 hanno avuto un aborto, indotto nella maggioranza dei casi (quindi, non spontaneo).
Le donne che hanno abortito, rispetto a quelle la cui gravidanza ha potuto proseguire, si mostravano in media il 114% più portate a stati di ansia e depressione, a prescindere che l’aborto fosse spontaneo o “scelto”. Su questo studio è interessante il commento della dottoressa Priscilla Coleman, professoressa allo Human Development and Family Studies della Green State University in Ohio: «Anche in una cultura in cui l’aborto è diffuso e viene ordinato dal governo dopo che le donne partoriscono già una volta (nella Cina moderna è ancora vietato avere più di un figlio a famiglia, ndA), l’entità dei rischi psicologici è paragonabile a quelli individuati in altre parti del mondo». Sui legami tra aborto e sindrome post aborto abbiamo creato un apposito dossier.
A ulteriore dimostrazione della follia di questa Cultura della Morte di cui siamo vittime, un altro studio conferma invece che la naturale bellezza del miracolo della vita è anche un’arma potentissima contro una delle peggiori piaghe che colpiscono le donne: il tumore al seno. Il dottor Hatem Azim, oncologo presso il Jules Bordet Institute di Bruxelles ha effettuato in un periodo di 5 anni uno studio approfondito su 333 donne, di età fra 21 e i 48 anni, che è rimasta incinta dopo una diagnosi di cancro al seno e un gruppo di controllo di 874 donne con diagnosi di cancro al seno simili, ma che non erano rimaste incinta. I risultati sono i seguenti: «Diventare incinta in qualsiasi momento dopo una diagnosi di cancro al seno non aumenta il rischio di ricaduta, anche se la gravidanza si verifica durante i primi due anni dopo la diagnosi. Inoltre le pazienti che iniziano una gravidanza sembrano sopravvivere più a lungo rispetto a quelle che non lo fanno». Un’ennesima vittoria della Scienza contro lo scientismo. Sui legami tra aborto e cancro al seno abbiamo creato un apposito dossier.
Marzio Morganti