Una recente meta-analisi, ovvero un’indagine su una serie di studi concentrati sulla stessa tematica, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Plos medicine” e realizzata da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine and King’s College London, ha rilevato che gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) -un termine che comprende omosessuali, bisessuali e transgender- sono la categoria più colpita dal comportamento abusivo del loro partner. «I nostri risultati suggeriscono che le vittime di violenza domestica (IPV) sono prevalenti tra le coppie gay (MSM)», scrivono nelle conclusioni i ricercatori.
Lo studio non è stato ripreso da alcun quotidiano e il motivo per cui ne diamo diffusione si inserisce nel confronto sull’idoneità delle coppie dello stesso sesso di ricevere in adozione dei bambini. Questo ultimo studio si aggiunge alla vasta letteratura scientifica che sottolinea come le coppie omosessuali non siano -per vari motivi- il luogo ideale per la crescita di un bambino. Occorre anche sottolineare che tali argomentazioni vanno prese in considerazione solo in questo ambito, senza utilizzare questi dati a scopo discriminatorio contro le persone omosessuali.
«La violenza domestica (IPV) tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) è un problema significativo», si legge nella meta-analisi, con valori che vanno dal 15% al 51% delle coppie omosessuali (altri studi parlano di percentuali dal 25% al 50%, altri ancora del 77%). Su 19 studi sui vari effetti della violenza domestica si è infatti scoperto che nelle coppie omosessuali esiste più violenza rispetto alle altre coppie, con conseguenze fisiche notevoli: artrite, ipertensione, malattie cardiache e problemi psicologici, come la depressione, gli stress post-traumatici (PTSD) e pensieri suicidi. Per le persone omosessuali queste conseguenze, si legge, portano a problemi esasperanti in quanto esse vivono già diverse problematiche, come più probabilità di contrarre l’HIV (il 63% delle nuove infezioni nel 2010), sono più propensi a impegnarsi in uso di sostanze nocive e soffrono maggiormente di sintomi depressivi. Proprio in questi giorni un ennesimo studio ha rilevato anche che i disturbi alimentari sono «un’epidemia tra gli uomini omosessuali».
Non è il primo studio che rileva tali risultati: nel 2004 su “Psychological Reports” si è concluso che «l’aggressione del partner potrebbe essere più diffusa tra gli uomini gay», stesse conclusioni in uno studio del 1991 e in un altro del 2012. Nel 2013 sul “Journal of Interpersonal Violence” si è rilevato ancora una volta che «la prevalenza di violenza domestica era maggiore nelle minoranze sessuali rispetto agli eterosessuali, in particolare per le donne bisessuali e gay». Secondo Lettie L. Lockhart, che assieme ad altri ricercatori ha approfondito tale tematica attraverso uno studio sul “Journal of Interpersonal Violence”, «lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer possono essere riluttanti a denunciare gli abusi, perché non vogliono essere visti come traditori della comunità LGBTQ, così le statistiche provenienti da fonti ufficiali probabilmente indicano soltanto i livelli minimi di violenza».
La violenza domestica tra omosessuali sembra purtroppo una realtà anche in Italia, lo si percepisce dall’apertura di uno sportello per prevenire tali specifici abusi.
La prevalenza di violenza domestica nelle coppie omosessuali dovrebbe essere un campanello d’allarme per i sostenitori delle adozioni omosessuali. Senza arrabbiarsi verso chi realizza tali studi o verso chi li cita e li divulga. Papa Francesco pochi giorni fa ha emesso un giudizio, difendendo proprio «il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva».
La redazione
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