Magazine Diario personale

NYC Marathon

Da Lafenice
 
Non si può studiare con la tv accesa, lo so. Soprattutto quando in tv c'è il telegiornale, ed al telegiornale appare lei, ciò a cui penso ogni santo giorno, Lei (e credo di non dover dirvi chi è “lei”).Le immagini erano quelle della Maratona, la grande corsa che interessa tutta la city, momento di aggregazione per una quantità industriale di sportivi e momento di stress incredibile per me che devo prendere la metro e mi scontro con fissati dai calzoni corti a dispetto del clima tutt'altro che piacevole.
L'anno scorso ero nella City, il giorno della maratona.Con R.
Abbiamo lasciato il campus presto alla mattina, ed il sole splende alto in cielo. Dovete sapere che Tarrytown, la città che ospitava il mio campus, è una piccola oasi nel bosco Rockefeller, bosco che in questo periodo si colora di tutte le tonalità del rosso e del giallo. Con il sole intenso di quel mattino, l'effetto era splendido.Mi ricordo che, non appena arriviamo alla stazione, gli dico che quell'atmosfera “mi ricorda la domenica mattina a casa”, ed era così. La luce, i colori degli alberi che semplicemente esplodevano davanti ai miei occhi mi facevano pensare ai giardini del mio paese di provincia quando, da piccoletta, mi alzavo presto per prepararmi in vista della messa.
Arriviamo a Grand Central Station, compriamo un Chocolate Scone (i miei biscotti preferiti pieni di enormi scaglie di cioccolato) ed un caffè di Starbucks e ci avviamo verso Bryant Park.Prendiamo la metro e raggiungiamo Central Park ed il National History Museum.Li vediamo i dinosauri, compriamo “Bianca” un peluche che rappresenta il mio cane e che dorme con me da quella notte, e ricordo benissimo che ci lasciamo cadere a terra, proprio fuori da una delle sale del museo (dopo aver visto Miranda di Sex and the City con figli al seguito). Mi dice “sono stato bene con te oggi”anche io” gli rispondo.Non appena le gambe smettono di dolere, ci rialziamo e torniamo in stazione passando per Fifth Avenue. Camminare con R in Fifth Avenue, in quel momento, mi fa sentire una vera New Yorker.È un artista, e lo si vede, lo si sente: lui è diverso dagli altri, ecco. Non so spiegarvelo ma lo sentivo e basta. Lo sentivo dal primo momento in cui lo vidi, entrata nella mia “TOEFL class”: era diverso dalle persone che avevo conosciuto e con le quali uscivo normalmente anche a casa. Vedete, la prima volta in cui vidi L, il mio alter ego al maschile, pensai “io e lui andremo d'accordo” (poi si rivelò così: insomma lui era me, con l'unica differenza che è uomo e vive dall'altra parte del mondo). La prima volta che vidi R, invece, pensai “io devo conoscerlo”.
Ci fermiamo: io prendo un pretzel, R un hot dog.Mi scatta questa foto...
NYC Marathon
...ero davanti alla vetrina di Zara, all'angolo tra la Fifth e Bryant Park.
A volte credo che non sia possibile sentire in modo così profondo e violento la mancanza di qualcosa o di qualcuno, che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, che tutto dovrebbe scivolarmi via perché, probabilmente non si ripeterà mai più nulla di simile.Tante volte vi ho parlato di Lei, tante volte vi ho raccontato della fortuna che ho avuto, non soltanto nello stare tra le sue braccia, ma anche nel conoscere le persone meravigliose che ho incontrato. Ma i miei ricordi sono troppo potenti, troppo forti nella loro intangibile consistenza: è come se potessi rivedere tutto ciò che è stato nella mia mente, come se sentissi la vita scorrere nelle mie vene proprio come la sentivo li. Fa male ed è bellissimo al tempo stesso. Perché li c'era la consapevolezza di essere nel posto giustoc'era la beatitudine nello stare accanto ad una persona davvero speciale, un mare nascosto sotto ad una piccola ed angusta superficie. Un mare fatto di Arte.Ed io per arte non intendo un dipinto, una canzone, uno scritto, no.L'arte è riuscire a vedere il mondo con occhi diversi, con occhi che distruggono la superficie e, scavando senza sosta, trovano la vera sostanza delle cose. Arte è il fascino della scoperta, arte è trasformare, arte è progresso, arte è alzarsi al mattino ed amare la propria vita, perché anche il dolore, al pari delle cose belle può essere trasformato in qualcosa che va oltre al suo semplice effetto primario.Arte è aprire gli occhi e cercare di farlo fare anche agli altri.
Mi manchi R. e mi manchi anche tu, M.provo paura nel dire “ci rivedremo presto”: non so quale sarà il mio destino. Non so se riuscirò a fare quello che voglio fare, non so se avrò nuovamente l'opportunità di ritornare nel mio luogo giusto. Vi parrò una piccola ragazzina emo con un po' troppi sogni e poche certezze ma se c'è una cosa di cui sono sicura è proprio che, il solo sentir parlare di loro mi fa sorridere, mentre il cuore batte più forte.E questo significa certamente qualcosa. Anche se ancora non so cosa.
Intanto ringrazio Dio di avervi conosciuto entrambi.
La distanza è un problema che, in un modo o nell'altro, riuscirò a risolvere.
Un bacio a tutti (ora vado a cavallo).

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