23 settembre 2014 Lascia un commento
Due parti, oltre quattro ore di durata per raccontare la storia di Joe, la protagonista. Raccolta moribonda in un vicolo, Joe viene portata a casa da Seligman, l’altro protagonista e una volta ristabilitasi inizia la storia, storia di una ninfomane.
Ninfomania innata, proprieta’, caratteristica, persino predestinazione. Vogliamo dire vocazione? Va bene, non parliamo pero’ di normalita’. Joe non si pone il problema, semplicemente adatta la propria vita alla sua natura e se ne prende le responsabilita’, incluso il carico gravoso del non rivedere piu’ l’unico figlio.
Strano personaggio anche Seligman, un grande segreto alle spalle che sara’ rivelato all’inizio del secondo episodio e che in qualche modo spieghera’ come egli sia l’unico vero interlocutore che Joe potesse trovare.
Si snoda cosi’ la narrazione che nel contempo e’ analisi, analogia e in parte spiegazione, un legame tra tutte le forze dell’universo che chiarisce l’origine di certi meccanismi animali e comportamentali. Joe altri non e’ che un tassello necessario all’interno di un equilibrio piu’ grande laddove serve anche la deviazione e l’anomalia.
Il primo volume inizia con la sua infanzia e arriva alla formazione di una giovane donna gia’ dotata di un considerevole carico di esperienze che purtroppo non s’accompagnano ad un altrettanto formato bagaglio culturale ma in fondo e’ comprensibile che troppo del suo mondo assorbisse tutto il resto.
Non e’ una donna sprovveduta, soltanto troppo immersa nei propri imperanti bisogni.
Joe del tempo presente e’ interpretata da Charlotte Gainsbourg ma essendo un racconto che parte dall’infanzia, protagonista e’ la giovane Joe interpretata da Stacy Martin e a lei il gravoso peso di anni difficili e in continua scoperta di se stessa.
Stellan Skarsgard nella parte di Seligman e’ pressoche’ perfetto. Che egli sia un grande attore non lo diciamo da oggi ma la performance in "Nymphomaniac" eguaglia anzi supera cio’ che fece vedere in "Le onde del destino", un film che da solo vale una carriera. Apprezzabile Shia LaBeouf ma non di meno insopportabile per quanto riconosca sia un problema mio e comunque sostituibile nel suo ruolo da mille altri. Al contrario rivedo con grande piacere Christian Slater, un attore che si e’ perso dentro mille scelte sbagliate che pero’ non tolgono nulla alla sua innata bravura. Menzione d’onore per Uma Thurman. Pochi minuti per lei ma che valgono piu’ dell’80% dell’intera sua carriera e che dovrebbe mettere in cima ad un ideale curriculum.
Parlare di von Trier c’e’ tempo e rimandiamo con tutto il resto alla parte 2…