Lo si odia o lo si ama.
Provocazione potrebbe essere il suo secondo nome.
Tutto questo è Lars von Trier e tutto questo è anche Nymphomaniac che in questi giorni continua a far dividere e a far discutere.
Uscito in sala in due parti solo per ragioni commerciali vista la sua lunghezza fiume di 4 ore che diventeranno 5 e mezza nell'edizione uncut dvd (quindi, come faceva notare Kelvin, commentarlo a metà è come fermarsi a vedere una partita di calcio a fine primo tempo), si parla di capolavoro, come di schifezza (per essere politically correct), come di porno d'autore.
Che poi già qui qualche considerazione è d'obbligo visto che (1) da un film con protagonista una ninfomane non puoi certo aspettarti qualcosa di diverso da parecchie scene di sesso e che (2) ormai qualunque serie TV per non parlare di film (La vita di Adele? L'inconnu du Lac?) ha ormai sdoganato il sesso esplicito sopratutto se necessario per il racconto di una storia, e visto che questa è quella di una ninfomane, vorrei ben vedere se mancasse.
La ninfomane in questione è Joe che viene trovata quasi esanime e picchiata in un vicolo dal gentile Seligman, che decide di ospitarla in casa per farla riprendere. Nella lunga notte che trascorrono assieme, Joe vedrà in lui un giudice a cui poter raccontare la sua vita, divisa in capitoli (9) che man mano prendono spunto dagli oggetti che le stanno attorno (un quadro, uno specchio, una macchia di the).
A partire dalla sua infanzia in cui il padre era venerato, si arriva all'adolescenza dove il sesso vuole essere scoperto, anche se in modo traumatico, con la perdita meccanica della verginità grazie a Jerôme (l'unico il cui nome non è un'iniziale), dove il sesso vuole essere vissuto come una sfida e come un mezzo per distinguersi, per allontanarsi dal concetto falso di amore che la società ha imposto. E se poco a poco le amiche di Joe cederanno al sentimento, lei continuerà a desiderare e a bramare di più, anche solo da un tramonto, costellando le sue giornate di numerosi uomini, anche 10 per notte, che la sanno soddisfare ma che soprattutto lei vorrà soddisfare. Fino a che Jerôme non torna nella sua vita, e una parvenza di amore la inizia a provare pure lei, e qui il suo stesso corpo si opporrà, mettendo a tacere tutte le sensazioni piacevoli del sesso, asciugando ogni suo piacere.
E così la seconda parte della sua vita parte proprio dal sesso che le si oppone, per analizzare ancor più le conseguenze della sua vita sia a livello fisico che nella società, dove il lavoro (legale) le viene quasi negato, dove la stessa maternità non è sentita, soppiantata da un desiderio che è diventato ora sempre più estremo.
Come anticipa Joe, la sua storia ha anche una morale (più di una, in realtà), e i moralisti vari dovrebbero coglierla fin da subito, visto che le parole con cui si racconta sono piene di colpevolizzazione, della richiesta di un giudizio a cui Seligman è chiamato, percè Joe per prima si ritiene un cattivo essere umano, che ha ceduto alla lussuria, che non ha sentito la maternità e che si è così staccata dalla società e dalla borghesia.
Nymphomaniac è così molto più della provocazione, e soprattutto molto più del sesso esplicito e non, in esso presente. E' la storia di una donna che racconta se stessa, la sua emancipazione, ma anche la possibilità per Lars di far trapelare tanti dei suoi credi, attraverso le note a margine di Seligman, che colora e analizza ogni capitolo parlando di pesca, di chiesa, di matematica, dando nuova luce e un nuovo contesto alle avventure di Joe.
E in questo modo Lars non si risparmia, riuscendo a rendere il rapporto Joe-Seligman ricco di ironia (la divisione del mondo in base al taglio delle unghie, I think this was one of your weakest digressions) e di sottigliezze, con riflessioni profonde che rendono così la visione molto più alta e molto più significativa di un mero porno d'autore, infarcendo il racconto di umorismo (il capitolo sulla signora H.) e rivalse personali (le accuse di antisemitismo), arrivando anche a citare se stesso e una delle scene più riuscite della sua carriera (l'inizio di Antichrist).
C'è tanto oltre al sesso, quindi, in Nymphomaniac. Ci sono attori che si donano letteralmente anima e corpo al regista, con la promettente Stacy Martin qui incredibilmente al suo esordio, l'irriconoscibile Uma Thurman, il redivivo Christian Slater, la perfetta Charlotte Gaingsburg, la facciadasberle Shia LaBeouf quanto mai in parte e Stellan Skarsgård, a cui lo spettatore fa riferimento, ritrovandosi nel suo stesso ruolo di ascoltatore, la cui vita si approfondisce solo nella seconda parte, capendo perchè forse solo lui -molto più di noi- può assurgere al ruolo di giudice.
C'è tanto oltre al sesso perchè questo non è provocazione, non è sbattuto in faccia senza un obiettivo, no, è lo strumento con cui Lars attira la nostra attenzione, è il mezzo con cui può raccontare tutto e di più, anche l'amore, anche la pedofilia (con una riflessione illuminante), anche la solitudine, anche la religione e quindi, per farla breve, la società.
C'è tanto oltre al sesso anche perchè la stessa regia ha il suo peso, con la scelta che dà leggerezza della divisione in capitoli, la bellezza della fotografia che sa passare da un bianco e nero poetico (che estetizza anche la morte) ai colori vivi della natura, con la musica mai banale e complementare al racconto (vedasi lo splendido capitolo The little Organ School).
Capolavoro, quindi, o porno d'autore, per essere buoni?
Nymphomaniac è niente più che un SIGNOR film, con un SIGNOR finale che lascia annichiliti.
Un film che va' molto al di là del sesso che racconta, che va oltre la provocazione pura e semplice, portando attraverso riflessioni, ironia, umorismo all'orgasmo.
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