Di Michele Pacella il 23 ottobre | ore 18 : 09 PM
Per coloro che siedono in Parlamento non vi è la possibilità di assumere l’incarico di sindaco di una città (con più di 20mila abitanti): questa è la decisione della Consulta, che di fatto ha precluso la possibilità, da parte di chi già siede sui banchi del Parlamento italiano (come deputato o senatore), di essere eletto come primo cittadino.
La Corte Costituzionale ha pertanto dichiarato incostituzionali alcuni degli articoli (e precisamente l’1, il 2, il 3 e il 4), contenuti nella legge numero 60 del 15 febbraio 1953. E questo, proprio in riferimento all’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco (in un Comune con più di 20mila abitanti). In poche parole, con la decisione presa nella giornata di venerdì 21 ottobre scorso, la Consulta ha quindi bocciato la legge del ’53, estendendo l’incompatibilità in questione anche ai casi contrari rispetto a quanto già precedentemente stabilito dalla legge. In poche parole, prima della decisione di alcuni giorni fa, era già stata proclamato lo stop per i sindaci dei Comuni con oltre 20mila abitanti, di potere accedere al Parlamento. Tale norma, però, prima della sentenza della Corte Costituzionale di 2 giorni fa, non era valida in caso di procedimento opposto, ossia nel caso in cui un parlamentare fosse stato eletto come primo cittadino (sempre in un Comune con più di 20mila abitanti). La decisione della Corte Costituzionale è giunta in seguito al ricorso presentato da un elettore al Tribunale di Catania. Quest’ultimo aveva infatti richiesto l’intervento della Consulta, proprio per quanto riguarda l’attuale primo cittadino del capoluogo etneo. Raffaele Stancarelli, senatore del Pdl, si era infatti candidato a sindaco della città siciliana, vincendo poi le elezioni e salendo quindi sullo scranno di primo cittadino di Catania. Stancarelli, avendo indossato anche la fascia tricolore, aveva mantenuto (e accumulato), in contemporanea, entrambe le due cariche (ossia quella precedente di senatore, e quella di sindaco, appunto). Con il parere espresso dalla Consulta, quindi, tutti coloro che si trovano nella stessa condizione dell’appena citato sindaco di Catania, dovranno quindi scegliere quale delle due cariche mantenere, optando solamente per un solo incarico.
A tal proposito, proprio a partire dalla prossima settimana, si riuniranno le due giunte per le elezioni di Camera e Senato, le quali dovranno valutare attentamente la situazione alla luce del pronunciamento della Corte Costituzionale, e procedere di conseguenza. Secodno le prime indiscrezioni sarebbero circa una decina i parlamentari-sindaci coinvolti in tale vicenda. L’attuale nuova decisione potrebbe però coinvolgere, con lo stesso sistema, oltre ai primi cittadini, anche i presidenti delle Province.