Ieri mi è arrivata una segnalazione via twitter: una lettera inviata da non meglio identificati ‘gruppi’ americani a Obama, con la quale si chiedono pressioni più o meno robuste su Erdoğan affinché in Turchia i diritti dell’uomo – e soprattutto le libertà politiche – vengano pienamente tutelati.
Ho reperito il testo online, ho dato un primo sguardo orientativo a caccia di elementi significativi; tipo questo: “The government has largely abandoned efforts to protect Kurdish minority rights and to end the armed Turkish-Kurdish conflict“. Perspicaci, non c’è che dire: si lamentano dell’abbandono dei tentativi di risolvere politicamente la questione curda proprio mentre i negoziati sono ripresi con nuovo slancio! E poi: “Hundreds of military officers, as well as various scholars and journalists, have been arrested and charged through trials dogged by allegations of fabricated evidence used by the prosecution“; insomma, il cavallo di battaglia dei sostenitori dei gruppi militaristi e ultra-nazionalisti: Ergenekon non esiste, i processi sono una farsa, le prove false, i colpi di stato i vari governi deposti se li sono fatti da soli!
Sbaglio, o in questa lettera la realtà è palesemente distorta (si può distorcere la raltà semplicemente selezionando esplusivamente gli aspetti negativi mentre si tace su quelli positivi: in questo, i miei colleghi kemal-leghisti sono dei maestri)? Nei fatti, come ripeto ogni volta che ne parlo, non si può comprendere la realtà della Turchia dell’Akp se non si tiene conto del fatto che il partito di Erdoğan ha avviato una difficile transizione – difficile perché accompagnata da molte resistenze – dall’autoritarismo alla democrazia: un processo ancora in corso.
Gli autori della lettera? La Foreign Policy Initiative di Kagan, Kristol e Senor: neo-conservatori e grandi tifosi di Israele.
40.980141 29.082270