Ogni tanto mi affaccio su Qelsi, un blog amico per il quale saltuariamente scrivo qualche post. Proprio ieri mi è capitato di leggerne uno a firma di Riccardo Ghezzi che riporta le allucinanti dichiarazioni dei futuristi (datate 2 gennaio) sulle tragedie del novecento a opera dei criminali comunisti. In particolare, i futuristi (per modo di dire) se la prendono con Giorgia Meloni, relativamente all’intenzione dei giovani del centrodestra (o della destra) di manifestare contro i crimini del novecento (organizzata lo scorso 5 febbraio). Vi riporto anche io lo stralcio pubblicato su Qelsi (ma se volete, potete leggere l’intero articolo fonte direttamente qui):
Ora, che necessità c’era in questo 2012 di crisi finanziaria internazionale, di appannamento e disorientamento del ruolo dell’Europa, di effetti distorsivi della globalizzazione, di spostamento dei baricentri geopolitici internazionali, di necessità di governare i flussi di popolazione da una parte all’altra del pianeta, di emergenze ecologiche, di aggregare cittadini (ed elettorato) sull’anticomunismo e sulle (ormai archiviate) ferite del Novecento?
La domanda mi sorge spontanea. Ammettiamo pure che ci sia la crisi internazionale (e c’è), ammettiamo che ci sia la globalizzazione e ammettiamo pure, fantascientificamente, che il 21 dicembre 2012 ci sia la fine del Mondo, mi chiedo: che c’entra tutto questo con il commemorare i martiri del comunismo?
L’anticomunismo non è un esercizio retorico-politico. L’anticomunismo è un valore: il rigetto completo dell’ideologia che ha contribuito a dividere i popoli e distruggere il novecento. E non è certo un relitto del secolo scorso. L’anticomunismo è ancora attuale (a maggior ragione nel nostro paese, ancora infarcito della subdola e strisciante cultura comunista). Come è attuale, del resto, l’esigenza di ricordare i martiri dimenticati, quegli italiani morti per il solo fatto di esserlo a causa dei comunisti titini e che i comunisti nostrani hanno nascosto sotto il bel tappetto della Resistenza, sfoderata in ogni occasione come una Resistenza senza macchie e senza paura.
Mi chiedo dunque come sia possibile che il partito finiano (costola di AN-MSI) cerchi di rinnegare un valore – l’anticomunismo – per cosa poi? Per questi fantomatici ‘nuovi italiani’ di cui tutti parlano e che nessuno ha mai visto? Credo che la risposta sia chiara: perché FLI probabilmente non è un vero partito di destra e non ha a cuore la nostra storia. E poi — come argutamente osserva proprio l’autore di Qelsi — se davvero la commemorazione delle vittime del comunismo fosse un relitto del passato e appartenesse alla storia passata, perché – seguendo questa logica – si continua a commemorare (giustamente) la shoah ebraica? E aggiungo: perché si festeggia il 25 aprile? Perché si commemora la Pasqua? Del resto, la morte di Cristo è accaduta duemila anni fa, che c’entra la sua morte con noi, uomini del ventunesimo secolo? È ovvio che siamo ai deliri di un movimento che non ha identità e che tenta di crearsene una, condannando tutti i valori del centrodestra che in un modo o nell’altro sono riferibili al PDL, agli ex-AN e al MSI, seppure poi fioccano in questi giorni vari manifesti di FLI per la celebrazione del ricordo delle Foibe, in un tripudio di contraddizione culturale e politica senza precedenti.
Intanto, Berlusconi si mette ‘d’accordo’ con Bersani per riformare la legge elettorale. La missione? Tagliare i rami estremi, polemici e inutili della politica italiana. A sinistra: il SEL e l’IDV (soprattutto l’IDV). Nel centrodestra: FLI e la Lega, aggregando Casini in corso d’opera. Una scelta bipolare e forse persino bipartitica che spaventa sia Fini che Di Pietro e che fa tremare persino la Lega. Come andrà a finire la storia non si sa. Tante volte, questi accordi di massima sono stati siglati a mezzo dei giornali, e sempre con un nulla di fatto. Troppo distanti le rispettive posizioni. Speriamo però che questa sia la volta buona. Così finalmente potremo cancellare Fini dalla politica, così come certi futuristi vorrebbero cancellare la memoria dei crimini del comunismo.