Occupazione Italiana della Grecia: le banconote delle Isole Ionie
L’Italia grazie al Trattato di pace di Losanna (18 ottobre 1912) aveva ottenuto dalla Turchia e dalla Libia le isole del Dodecaneso. Poco meno di vent’anni dopo (nella primavera del 1941), a seguito degli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, il Governo fascista completò l’opera occupando (e in seguito annettendo al territorio metropolitano italiano) le Isole Ionie a sud del Canale d’Otranto, ossia: Cefalonia, Corfù, Itaca, Zante, Cerìgo, Leuca e Passo (le così dette sette isole) più una miriade di isolette minori. Nel progetto imperialistico italiano, l’occupazione delle Isole Ionie era di significativa importanza, in quanto l’arcipelago avrebbero dovuto costituire per l’Italia un punto d’appoggio navale strategico nel Mediterraneo e prevedeva, tra le altre cose, l’imposizione della lingua italiana e l’emissione di monete e francobolli, provvedimenti questi che avevano lo scopo di orientare economicamente le Isole Ionie verso Roma, recidendone ogni legame con la Grecia.
La creazione e l’emissione di una nuova moneta (la Dracma ionica), a dire il vero, aveva un’importanza politica più che finanziaria. Mussolini, infatti, riteneva che il controllo della circolazione monetaria sarebbe stato un mezzo efficace che avrebbe permesso di rinsaldare quei vincoli che le isole avevano intrattenuto secoli prima con Venezia, dando così una sorta di “valore storico-irredentistico” all’occupazione militare dell’arcipelago.
Le autorità italiane avrebbero voluto istituire la Dracma ionica fin dal giugno 1941, ma solo l’intervento personale di Mussolini presso Hitler permise, nella primavera del 1942, la realizzazione del progetto, al quale i tedeschi acconsentirono solo perché era stata prospettata loro una circolazione monetaria limitata ai piccoli tagli, simile a quella esistente in Italia per i biglietti di stato emessi dal Tesoro, e per questo motivo le banconote stampate furono firmate proprio dal funzionario del Tesoro, Sansoni.
Così, per eliminare la Dracma greca che, intanto, era affluita nelle Isole da parte della Cassa Mediterranea di Credito per la Grecia, su proposta del Governatore delle isole stesse, Piero Parini, furono mandati in stampa, e messi in ufficialmente in circolazione alla fine dell’aprile del 1942 biglietti bilingue a corso legale per le Isole Ionie, costituiti da tagli di 1, 5, 10, 50, 100, 500 Dracme. Ai quali si aggiunse, sin dalla prima stampa effettuata dal Poligrafico di Roma, il taglio da 1000 dracme (per la somma complessiva di un miliardo di dracme). Inoltre, su insistenza del Governatore delle Isole Ionie, a poco meno di un mese dell’entrata in circolazione della serie venne decisa la stampa di 50.000 pezzi di un altro taglio – il più alto -, da 5000 dracme (per la somma complessiva di un altro miliardo, così da ottenere un ammontare calcolato di 4 miliardi e 250 milioni di dracme).
Il cambio venne effettuato da un apposito Istituto, denominato Cassa Speciale per le Isole Ionie, sulla base di 8 dracme per 1 lira.
Da un punto di vista squisitamente estetico tutti i tagli, a parte il biglietto da 1 dracma, contengono riferimenti allo splendore passato della Grecia. Stilisticamente, però, queste emissioni non sono tra le migliori, troppo monotone e ripetitive, del resto si era in guerra e si doveva badare alla sostanza piuttosto che alla forma. Tipologicamente i primi tre tagli non sono filigranati, mentre i restanti hanno la filigrana a rombo entro ovali già in uso nei biglietti della Cassa Mediterranea di Credito per la Grecia.
Ad eccezione del taglio da 1 dracma, gli altri riproducono effigi diverse: Alessandro Magno (5 e 10 dracme), Giulio Cesare (500, 1000 e 5000 dracme), mentre sui biglietti da 50 e 100 dracme c’è un “uomo anziano” non meglio identificato (un barbuto Aristolete? O Anchise, il padre di Enea? O forse Omero?).
Posto termine alle ostilità con la Grecia con l’armistizio del 24 aprile 1941, il Governo delle Isole italiane dell’Egeo emise a corso legale due tagli da 100 e 50 lire. Tuttavia i “Biglietti a corso legale per le Isole Jonie” restarono in circolazione sino all’armistizio dell’8 settembre 1943, quando il comando tedesco dispose l’occupazione dell’arcipelago (dove, nel settembre del ’43 si consumò il tragico eccidio di Cefalonia). Il corso cessò definitivamente nella primavera del 1944 e una buona parte delle banconote fu “Annullata” attraverso ripetuti fori praticati sui biglietti stessi.
Per quanto riguarda una valutazione economica della serie c’è da evidenziare che i biglietti a corso legale per le Isole Ionie sono comuni nei valori da 1 a 100 dracme nuovi e da 500 e 1.000 usati, rari i valori da 500 e 1.000 nuovi e da 5.000 usati. Il più raro in assoluto è il taglio da 5.000 dracme nuovo. I numeri di serie, alti o bassi, non fanno alcuna differenza.
Della serie in oggetto esiste una sorta di variante, che si potrebbe definire “variante partigiana”. Nelle Isole Ionie occupate dall’Italia sin dal 1942 operavano formazioni partigiane, capeggiate dal comandante Vassilli Rapotikas il quale, per pagare le sue truppe, utilizzò i biglietti delle isole Ionie, sovrastampandoli con un timbro rotondo blu, con la corona reale greca e la scritta “Vassilios Rapotika Sapkgos” e con la sua firma autografa. I biglietti autentici però, conosciuti in pochissimi esemplari (5 per quanto riguarda il 1.000 dracme, poi ci sono anche da 500 e 5.000) sono tutti autografati a penna, sopra il timbro, da Rapotikas in persona. A causa della rarità delle banconote sono note alcune contraffazioni alle stesse. La più comune è l’aggiunta successiva del timbro senza alcuna firma, falsificazione studiata proprio per rendere “rara” una banconota che, invece, tale non è. Questo metodo, del resto, è piuttosto diffuso per quei biglietti che acquistano particolare valore solo grazie a un timbro (come ad esempio quelli dell’occupazione dannunziana di Fiume).