Leonardo Pieraccioni presenta Un fantastico via vai
E’ la prima volta che giro un film in inverno. Leonardo Pieraccioni comincia subito con una battuta sull’inconsueta situazione meteorologica nell’annunciare l’inizio delle riprese di Un fantastico via vai, il suo prossimo film di Natale. Il comico toscano, per l’undicesima volta dietro la macchina da presa, appare pieno di energia per il suo nuovo progetto cinematografico, un film sulla nostalgia come lui stesso lo ha definito, che lo vedrà ovviamente protagonista con un ricchissimo cast di contorno.
Leonardo, raccontaci Un fantastico via vai…
Questo film inizia lì dove finivano gli altri miei lavori. Ho sempre portato sullo schermo storie sentimentali in cui alla fine si chiudeva una porta con il punto interrogativo: vivranno per sempre felci e contenti? Ecco, Un fantastico via vai inizia da qui, dove non ho mai perlustrato. Il mio personaggio ha una famiglia, è sposato da quindici anni, ho due gemelle. E’ un personaggio immerso nelle dinamiche del suo lavoro in banca ed in quelle di una famiglia fatta, con un passato, e ha un look insolito per me, con la riga da una parte. Eppure quando passa di fronte all’università prova sempre una struggente nostalgia per la giovinezza. E allora decide di tornare indietro nel tempo: dopo un fraintendimento, la moglie lo caccia di casa, lui si prende venti giorni di ferie e va a vivere in una casa per studenti.
E poi che succede?
Inizio a vivere le storie di questi quattro ragazzi. Prima c’è un po’ di diffidenza da parte dei giovani, ma dopo il loro rapporto diventa uno scambio reciproco: lui offre a loro la sua esperienza, loro quel senso di sfrontatezza che hanno nell’affrontare un futuro senza certezze. E poi c’è anche un risvolto misterioso e leggendario.
Cioè?
Il mio personaggio dice da sempre di aver rubato la caravella di Cristoforo Colombo e che il suo rimpianto più grande è non esser mai riuscito a salirci sopra e a salpare i mari come un novello conquistatore. Per cui racconta questa storia ai ragazzi e gli dice che devono salire sulla loro caravella. Bisogna arrivare in fondo per capire se esiste davvero questa caravella o è solo una metafora, una sua immagine onirica.
Chi troviamo nel cast?
Ho messo insieme un cast straordinario, un cast così ricco non l’ho mai avuto. C’è Serena Autieri che fa mia moglie e ci sono degli amici che mi fanno troppo ridere, Marco Marzocca, Maurizio Battista, Giorgio Panariello, Massimo Ceccherini. Tutti personaggi divertenti, ma quello di Ceccherini farà davvero morire dalla risate, un ruolo da comico puro. Interpreta un detective privato che usa dei travestimenti, a volte stenterete a riconoscerlo. Massimo è uno dei miei attori preferiti e credo che il meglio di sé lo darà quando gli faranno fare dei personaggi non solo comici, perché lui un comico dalla malinconia struggente, come Papaleo.
A proposito, Rocco Papaleo non c’è?
No Papaleo non c’è, è impegnato col suo nuovo film da regista.
E invece i ragazzi da chi sono interpretati?
Per i ragazzi ho fatto dei provini lunghissimi e ho scoperto una cosa: in Italia c’è un’infinità di giovani talenti. Infatti abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta. I giovani del film saranno Marianna Di Martino, Chiara Mastalli, Giuseppe Maggio, Alice Bellagamba e Davide Sef.
E la bellona sudamericana di turno?
Non c’è questa volta. A pagina 20 della sceneggiatura una sudamericana c’è. Suona al campanello di casa ma io non la faccio entrare e dico: “questa volta voglio raccontare la vita reale”. La bella di turno si vedrà solo nei titoli di coda.
Dove girate il film?
Giriamo per sette settimane ad Arezzo, che ha dei vicoli e degli scorci stupendi. E’ inutile cercare belle location in giro per il mondo quando la Toscana offre questi paesaggi straordinari.
Questa volta non hai scritto con Veronesi ma con Paolo Genovese…
Veronesi era impegnato col suo nuovo film, per cui non aveva tempo per scrivere con me. Poi è arrivato Paolo, che mi ha raccontato un’idea sugli universitari e mi è scattata la voglia di raccontare una storia su questo argomento. Abbiamo subito iniziato a scrivere insieme. Ho amato i suoi ultimi film, sia i due Immaturi che Una famiglia perfetta, e devo dire che come sceneggiatore ha grande passione e grandi idee. Ha un’impostazione differente da Veronesi, sta più attento alla struttura. Poi trattandosi di un film corale, con tante storie in parallelo, avevo bisogno di uno sceneggiatore come lui, esperto in questo genere di scrittura.
Questa storia con al centro un appartamento di universitari ricorda un po’ il tuo primo film I Laureati…
In realtà non c’entra nulla ma nel film un riferimento c’è. In una scena racconto ai ragazzi che quando ero giovane, con gli amici avevamo escogitato un modo per non pagare i conti quando erano troppo alti: si prendeva e si scappava di corsa fingendo una gara. Lo rifaccio con i ragazzi, ma questa volta vengo acciuffato dal cameriere.
La commedia rimane per te un antidoto alla crisi?
Credo che il pubblico vada coccolato, soprattutto in questi tempi molto difficili. L’impegno di noi saltimbanchi deve essere far divertire. E quando qualcuno mi ferma per strada per dirmi che il mio film l’ha fatto ridere per un’ora e mezza, per me è la gioia più grande.
di Antonio Valerio Spera