L’ospite di oggi di Alessandro Noseda è Simone Schettino. Leggiamo cosa ci racconta!
Buongiorno e grazie per l’accoglienza. Ci racconti chi sei e perché leggi e scrivi?
Innanzitutto buongiorno a lei, e grazie per questa intervista. Mi chiamo Simone Schettino, sono un napoletano verace ed ho 32 anni (troppi dei quali trascorsi a studiare Giurisprudenza, sebbene la laurea rimanga ancora un miraggio). “Sudate carte” a parte, negli ultimi anni ho svolto i lavori più vari, quali l’agente di polizia, il giornalista, l’istruttore subacqueo e il marinaio. Sin da bambino ho nutrito una intensa passione per la lettura, a mio giudizio il migliore strumento per vivere un numero potenzialmente infinito di vite, e già durante l’adolescenza mi dilettavo a scrivere raccontini e storie fantasiose; il mio primo, vero romanzo, però, l’ho partorito quand’ero oramai adulto.
I tuoi romanzi, come nasce l’idea?
“Il giorno migliore per investire un uomo”, il mio primo romanzo edito, è il connubio di più idee: in primis, creare due protagonisti ben caratterizzati che, benché “credibili”, fossero particolarmente originali e sui generis; poi, li ho catapultati in un noir insolito, caratterizzato da colpi di scena, da un ritmo incalzante e da un uso sistematico dell’ironia. Perché la vita, senza ironia, non vale la pena di essere vissuta.
Dove scrivi? Hai un “luogo del cuore” dove trovi ispirazione?
Scrivo sempre nella mia abitazione, adoperando un computer oramai anzianotto ma ancora bello arzillo! E per farvi comprendere quanto la tastiera sia stata martoriata dalle mie dita, vi basti pensare che su gran parte dei tasti non è più leggibile la lettera corrispondente!
Preferisci il silenzio o ami musica di sottofondo?
La musica accompagna sempre la mia scrittura: musica d’ogni genere, dalla classica al rock, dettata di volta in volta dai miei stati d’animo. Una canzone in particolare, però, ha fatto da colonna sonora alla stesura di questo romanzo: “Acid Test” di Emma Pollock.
“Il giorno migliore per investire un uomo” è la tua prima fatica. Dove hai trovato spunto? E’ autobiografico? Quanto prendi in prestito alla realtà e quanto è frutto di mera fantasia? Come delinei i personaggi? Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia?
Sinceramente, non so dirvi dove abbia trovato spunto per questo romanzo. I protagonisti sono due studenti universitari agli antipodi per carattere ed estrazione sociale, e nel crearli ho attinto anche ai pregi, e ai difetti, di persone che conoscevo; di certo, però, è che non v’è nulla di autobiografico. Molto ho preso in prestito dalla realtà: la delinquenza, i fatti di cronaca, il disagio sociale vissuto da chi è omosessuale (entrambi i protagonisti, un ragazzo e una ragazza, lo sono). Questo libro, quindi, racconta una storia che potrebbe accadere nella realtà, dal momento che non sono presenti elementi “fantastici”, nonostante siano davvero inusuali le esperienze che vivono i due protagonisti. Quest’ultimi due sono i primi a essere nati nella mia mente, e ancor prima di sfiorare la tastiera conoscevo esattamente le sembianze, il carattere, le paure e persino i sogni di entrambi: insomma, erano due persone reali, e non ho fatto altro che “incanalarli” nella vicenda. A proposito della trama, devo ammettere che, inizialmente, avevo ben chiara solo la “struttura portante” e, nello scrivere, sono germogliate numerose idee che hanno reso la mia opera più interessante.
Quali sono state le maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?
Non “lasciarmi prendere la mano” e rendere questo romanzo ancor più voluminoso di quanto già non fosse! Perché è difficile non innamorarsi dei propri personaggi, e si vorrebbe concedergli sempre più spazio, rischiando così di incrinare dei fragili equilibri, uno su tutti quello che, su un piatto della bilancia, vede la trama, e su quell’altro la caratterizzazione dei protagonisti: se il secondo è più pesante del primo, soprattutto in un noir del genere, c’è qualcosa che non funziona. E devo ringraziare il mio editor, che mi ha reso chiaro questo aspetto!
E del rapporto con Editore ed Editor cosa puoi dirci?
Non vorrei apparire banale e dire le solite cose trite e ritrite, ma non posso fare a meno di ritenermi fortunato, e molto, sotto questo aspetto:” Leone Editore”, a maggior ragione per un esordiente come il sottoscritto, è un eccellente editore. Perché sostengo ciò? Perché, ancor prima di firmare il contratto, sono stati sempre disponibilissimi, e mi hanno seguito passo dopo passo dedicandomi ore e ore del loro tempo e della loro attenzione (i ragazzi in redazione, poveri loro, sono stati per mesi martellati dalle mie telefonate quasi quotidiane!). Inoltre, aspetto importante, le decisioni più importanti sono sempre state prese di comune accordo: tagli o modifiche dell’opera, scelta della copertina, persino in talune operazioni di marketing abbiamo lavorato insieme. E dell’editor, cosa dire? Siamo stati in contatto per un paio di mesi, abbiamo visto e rivisto più volte l’intero romanzo, ed infine lo abbiano “snellito” di particolari poco utili, ridondanti e ripetitivi. Per farla breve, senza il suo aiuto il mio libro sarebbe stato peggiore sotto diversi aspetti.
Hai altri progetti in fieri?
Ho già scritto un secondo romanzo, una sorta di “continuo naturale” di quello attualmente in libreria, e nei ritagli di tempo sto dando vita a un terzo libro. Per il momento, però, è bene concentrarsi sulle presentazioni e sulle firma copie de “Il Giorno migliore per investire un uomo”
E se ti proponessero una sceneggiatura per un film? Saresti d’accordo o ritieni che i tuoi romanzi soffrirebbero nella trasposizione cinematografica?
A mio parere, qualsiasi romanzo “soffre” in una trasposizione cinematografica: tranne rarissimi casi (me ne vengono in mente giusto un paio), il film tende a impoverire la trama, perché è fisiologicamente impossibile condensare tutti i particolari, le sfumature e gli avvenimenti di un libro in due ore scarse di pellicola. Questo, però, non significa che non sarei felicissimo di ricevere una sceneggiatura del mio romanzo, perché sarebbe una notevole attestazione di stima nei miei confronti.
Descriviti come lettore. Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo? E se devi regalarlo un libro come lo scegli?
Sono un lettore accanito: mensilmente dilapido una parte cospicua delle mie scarse finanze nell’acquisto di libri. E, tranne il rosa, non disprezzo alcun genere: noir, gialli, fantascienza, fantasy, saggi… se un libro è interessante e ben scritto, vale sempre la pena di essere letto. Regalare un libro, ahimè, è un problema, dal momento che i gusti personali sono sovente ben diversi da quelli degli altri. Nel dubbio, o vado “a colpo sicuro”, acquistando testi che so già che piacciono, oppure mi affido al mio gusto.
Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Bella domanda! Per iniziare, gli consiglierei di far leggere il suo scritto ad amici e parenti, pregandoli di essere il più possibile onesti nel giudizio: se a nessuno di loro piace, e si tratta di una platea vasta e culturalmente preparata, c’è la possibilità che la sua opera non sia valida. In caso contrario, lo spronerei a inviare il suo romanzo anche ad altre case editrici, magari quelle meno note, e ad avere molta pazienza: in certi casi, anche due anni di attesa non sono bastevoli. Però, in ogni caso, lo sconsiglierei caldamente dall’autopubblicarsi: rivolgersi a una tipografia e farsi stampare un tot di copie è, oltre che molto oneroso, spesso anche infruttuoso, perché è impossibile poter accedere alle grandi librerie italiane senza avere alle spalle un editore valido. Magari potrebbe provare a creare un e-book: un sistema economico e potenzialmente interessante per farsi conoscere.
Un autore (o più) che costituisce per te un benchmark. E perché? Se ti va, ponigli il quesito che da tempo hai in mente! Magari è tra i lettori del Blog!
Troppi nomi mi vengono in mente, da Lucarelli a Gutierrez passando per George Martin, Martin Cruz Smith, James Ellroy e Umberto Eco. Forse, dovendo sceglierne uno, proporrei Arturo Perez Reverte: nelle sue opere si respira cultura, avventura, mistero, gioia e al contempo dolore, e raramente ho letto dei romanzi meglio costruiti, sia dal punto di vista della ricerca socio-storica che nella complessità della trama, peraltro sempre avvincente. Più che un quesito, gli proporrei un invito a cena: che scelga pure il ristorante più costoso, sarei lieto di pagargli una notte nel miglior hotel della costiera amalfitana pur di poter aver il privilegio di una chiacchierata con lui!
Quale suo libro consiglieresti ai nostri lettori?
Consiglio a tutti quel che è a, mio avviso, il suo gioiello più splendente, un romanzo pervaso di una “sottile nostalgia poetica”: “Il maestro di Scherma”.
Donaci una citazione e una ricetta.
Cito il più grande maestro satirico della storia, quel geniaccio di Woody Allen: “Nella mia vita ho un solo rimpianto, quello di non essere qualcun altro.” La ricetta, invece, è una chicca semplice da preparare ed ottima da gustare: Torta di mele Ingredienti: 300 gr di farina 00 1 bustina di lievito per dolci 150 gr di zucchero 3 mele medie 125 gr di Vallé più Omega3 125 gr di yogurt al naturale 3 uova scorza grattugiata di 1 limone non trattato Preparazione: Accendete il forno a 180 gradi. Unite farina e lievito e setacciate. Sbucciate le mele e tagliatele a spicchi che adagerete su carta da cucina in modo da tamponare il succo eccessivo. Fate sciogliere la margarina a bagnomaria o nel microonde. Sbattete le uova con lo zucchero, poi unite la margarina fusa, la scorza di limone e lo yogurt. Mescolate e unite la farina poca alla volta, fino a ottenere un composto liscio e uniforme. Se doveste notare che l’impasto è troppo secco, unite poco latte (1-2 cucchiai) ma fate in modo che non rimanga troppo liquido o non reggerà il peso della frutta. Versate l’impasto in uno stampo a ciambella unto con margarina (o uno di silicone). Adagiate le fettine di pesca sulla superficie e premete leggermente. Infornate per 45 minuti circa (fate la prova stecchino) Grazie ancora a “Giallo e Cucina”! Buona lettura e … buon appetito!