Magazine Diario personale

Oh, capitano

Creato il 08 dicembre 2013 da Povna @povna

Ci sono stati i consigli di classe. La ‘povna ha fatto l’en plein di coast to coast (a scuola dalle 8 alle 8), quando era necessario, e non soltanto. Prima per preparare tutto, in modo che fosse a posto; poi perché – Voglio-la-mamma ha avuto l’influenza – doveva coordinare al suo posto gli Anatroccoli; poi per il coordinamento suo medesimo, doverosamente; infine, sabato, per ragioni sue proprie. Nel mezzo, ha scritto due comunicati stampa, ha lavorato a un progetto con Esagono, ha ricevuto (insieme al solito gruppo) una lettera pubblica di ringraziamento da parte della preside Barbie, ha iniziato a compilare un bando MIUR con Galileo, Hal 9000 e alcuni altri, ha scritto un pezzo cult per un quotidiano figo. “Ma non devi andare a un convegno, la prossima settimana?” – le ha chiesto Hal 9000 ieri in una pausa, mentre discettavano della differenza filosofica (da loro appena coniata) tra nativi digitali e informatici. “Ecco, appunto, me lo dico anche io”, gli ha risposto la ‘povna. “E infatti domani, per un giorno, chiudo porte e finestre e pratico un po’ di egocentrismo, che mi sembra sano”.
Va così, e va che la ‘povna delle volte arriva a casa camminando sui gomiti. Ma non va male, nello stesso tempo. Soprattutto quando si parla dei primini.
Il consiglio di classe dei pagellini, consegna infatti un gruppo originale, inclusivo, attento. Le sue Giovani Marmotte, la ‘povna lo vede, sono in gamba, e, come bravi esploratori, hanno disegnato la mappa, e stanno iniziando a camminare. Per fortuna, a parte un caso lampante (ma si dà sempre malato, e dunque alla fine, per quanto scandaloso, non fa danno) anche il consiglio regge. E questa è una ottima notizia (nonché la dimostrazione che, quando un corpo docente viene selezionato sulla base di mirate esigenze, come è stato per la Comunità del Libro, l’anno scorso, qualche miglioramento, anche con il materiale umano che si ha, si ottiene). E poi ci sono loro, e spesso bastano per tutti: curiosi, fiduciosi, capaci di collaborare coi grandi. Alla ‘povna, per tanti versi, ricordano i Maculati dei tempi che fu, quando erano ancora più di cento, ma supportati da una più attiva capacità di unirsi intorno a un leader.
Un capo scout, peraltro, lo hanno trovato subito, e fin dai primi giorni li ha presi su di sé, con naturalezza e grazia. Palinuro è così, infatti. E con lo sguardo posato, ma anche acuto, le parole che arrivano puntuali, educatissime, pian piano riconosce le dinamiche di classe: dipana i nodi che sa dipanare, lascia spazio, chiede quando capisce che non compete a lui quella questione da sbrogliare. La ‘povna lo ama (ma anche Patty Albione non è da meno), praticamente da subito. E lo guarda, se possibile, con ancora più attenzione, da quando un certo giorno – mentre lui parlava, sempre con l’abituale tono, intuitivo, e anche tranquillo – ha visto, casuale, quella mossa del collo (abbassato da un lato, a sottolineare il momento meditativo del discorso), che così ben conosce, la mano a sostenere per un attimo la testa.
“Oddio, Palinuro, tu mi sembri Calvin!”.
Lui la guarda stupito, non capisce. Per fortuna (l’episodio avviene in autogestione, tra una pennellata e l’altra) a salvarlo interviene Barbalbero: “Non ti preoccupare, lo sai che la prof. è letterata, fa sempre paralleli con altri personaggi. Comunque, te lo posso garantire, è un complimento grande”.
Lui arrossisce, poi riprende a parlare con la grazia di chi la vita la vuole abitare con coscienza.
Intanto, Barbalbero (che Calvin lo conosce, dai tempi in cui venne a salvare, in quinta, l’Onda dal professore Torre), si gira verso la ‘povna e sussurra in un ‘a parte’: “Tu, se glielo dici così, sei solo pazza”. Pausa. “E comunque, ora lo vedo anche io, se mi ci metto. Ci sta tu abbia ragione”.


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