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Ohana

Da Lanterna
Vi prego di notare la raffinata citazione da Lilo&Stitch: Ohana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.
Per quanto mi riguarda, la mia famiglia ha otto membri: io, mio marito, i miei due figli e le mie quattro gatte. Questo non significa che le mie gatte siano sullo stesso piano dei miei figli: la gerarchia in caso di emergenza sarebbe prima i figli (e spero di non dover mai scegliere tra i due), poi mio marito, infine le gatte. Il resto del mondo viene dopo, e mi dispiace per chi potrebbe sentirsi offeso a sapere che salverei prima una mia gatta.
No, in realtà ci sarebbe un'appendice: il mio gatto Orsino, che non so se sia morto o ancora vivo. Ormai è scomparso da 4 anni, ma mi capita spesso di sognare il suo ritorno a casa. Così come mi capita spesso di sognare Sissi, il mio vecchio cane morto nell 2001, che ringhia a Luca o mi capita di sognare mia nonna Agnese che riesce a conoscere i miei bambini.
Recentemente, il mio preside si è trovato in una situazione che mi ha fatto riflettere sulla mia: il suo vecchio cane, da tempo malato di tumore, è stato soppresso perché era in condizioni disperate. Lui si è assentato spesso per portarlo in una clinica specializzata e, quando il cane è morto, tutta la sua famiglia si è riunita per vederlo un'ultima volta e seppellirlo.
A chi cercava il preside, abbiamo risposto che era assente per un lutto in famiglia. E ci sentivamo a disagio nel dirlo, perché ci sembrava una mezza verità: da un lato capivamo che la morte di quel cane era un vero lutto per loro, dall'altro sapevamo che molti avrebbero trovato esagerata la definizione di lutto per un cane e che nessun datore di lavoro concederebbe il congedo per seppellire un animale.
Io stessa mi sono trovata diverse volte in questo dilemma. La prima volta fu quando, nel 1992, passai tutta una giornata dalle veterinarie studiando Catullo per un'interrogazione del giorno dopo: credevo che la mia prof, che poi ho scoperto essere la moglie del mio attuale preside, non avrebbe capito se mi fossi presentata impreparata. Il fatto è che troppo spesso ci scordiamo che i prof sono esseri umani come noi.
E poi ricordo le giornate passate a studiare per l'ultimo esame accanto a una Sissi operata di tumore, la notte di corsa al Pronto Soccorso per la mia gatta Bianca (non avevo sospettato che fosse mastite, temevo un'infezione uterina perché aveva appena partorito), lo spavento per la mandibola lussata della Quarta, l'infinita camurria della cistite della Bigia.
Ieri ho portato la Bianca dalle veterinarie, perché era molto dimagrita in pochi giorni e aveva un atteggiamento strano (notato da Luca: io mi ero solo accorta che non la vedevo tanto in casa). Le hanno trovato il fegato molto ingrossato e l'hanno ricoverata. Non so ancora se sia grave o no, lo scopriremo domani quando arriveranno le analisi.
I bambini continuano a chiedermi di lei: dov'è, con chi è, perché l'ho portata via. Spero che la possano rivedere presto, anche se i precedenti con la Bigia e la Quarta dovrebbero averli rassicurati sul fatto che non abbandono i gatti in autostrada.
Io spero che tutte queste vicissitudini e queste emorragie al portafogli possano almeno insegnare ai miei figli il significato del sentirsi una famiglia, per quanto strana: un luogo dell'anima dove ognuno porta il suo contributo, per quanto piccolo, e non viene mai abbandonato.

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