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Olio su tela, autore ignoto

Da Gio65 @giovanniparigi

Ormai erano anni che aveva vinto la paura di volare. Adesso sceglieva sempre i posti vicino all’oblò per godersi il panorama. L’oceano da lassù lo ammirava sempre con piacere per la sua immota e sconfinata vastità. Di tanto in tanto scrutava anche il cielo, ma tornava subito a guardare in basso, sfidando le sue vertigini.

Neppure si rese conto quando la sua mente vacillò indietro nel tempo e lo restituì ai tempi dell’università a Firenze. Delle tante reti tese dalla memoria in cui poteva rimanere impigliato, quella che lo rese per alcuni minuti completamente assente fu uno strano fatto accadutogli un mattino che era appena sceso dal treno e aveva imboccato il sottopasso di S. Maria Novella che porta in via del Melarancio.

Trascinato da una folla frettolosa di pendolari in quella sotterranea arteria pedonale che distribuiva impiegati, operai e studenti nel centro di Firenze addobbato per l’imminente Natale, s’imbatté nei soliti mendicanti. Seppur studente, spesso dava loro qualcosa, scegliendo di volta in volta quello che gli pareva il caso più bisognoso d’aiuto. Stavolta l’occhio cadde su una giovane donna con un bambino, all’aspetto ancora lattante, che stringeva al seno. Pochi metri prima di essergli a fianco aveva già la moneta in mano, la quale di lì a poco lasciò cadere nel fazzoletto steso a terra di fronte al la donna.

Quando si piegò per gettare la moneta, con la coda dell’occhio dette uno sguardo al piccolo, ben protetto da una pesante coperta. La madre –una donna sulla trentina, dalla carnagione chiara e dai lineamenti  ben definiti su un volto carnoso, ovale e straordinariamente materno messo in risalto da un velo chiaro che lo racchiudeva - non disse niente,  sorrise soltanto impercettibilmente, con una calma che tradiva una profonda pace interiore e un nobile distacco. Neppure alzò lo sguardo per vedere chi  avesse gettato la moneta, ma continuò a fissare la sua creatura.

  Con il passare degli anni giunse alla conclusione che quello non fosse il sorriso di chi ha ricevuto, ma di chi in realtà ha donato. Spesso nei giornali e in tv aveva ammirato il sorriso più famoso del mondo, quello della Gioconda, e ironicamente pensava che veramente fosse il sorriso più bello del “mondo”. Ma quello no, niente a che vedere: troppo bello! Era sbocciato con la calma di un fiore, mantenendo le labbra chiuse, come ringraziando di essere stata non tradita nelle aspettative.

 Quella che a tutti gli effetti, nella Firenze capitale del Rinascimento, appariva come una crosta di autore ignoto raffigurante una improbabile” Madonna mendicante con bambino” , buttata là in quello scantinato mal illuminato e di passaggio, aveva aperto un solco nella sua memoria. Per giorni  lottò con quell’immagine non volendo credere ad altro che a una delle tante mani tese per qualche spicciolo.

Fu poco tempo dopo, passando di nuovo sul far della sera nel sottopasso,  che la sua razionalità andò in frantumi, causa le grida di un vecchio, avvertibili a decine di metri di distanza.

“Ma come non vedete la Madonna, ciechi! La Madonna, sì, la Madonna!” urlava il vecchio stringendo con forza il manubrio di una vecchia nera bicicletta a pochi passi dal posto precedentemente occupato dalla madre. I vigili, accorsi prima del suo arrivo, cercavano di calmarlo, ma lui urlava più forte tra le risa dei passanti che non gli risparmiavano battute quali: ”Il bianco frega a quest’ora, S. Giuseppe!”. Il vecchio allora si voltava in direzione della voce che lo aveva offeso e replicava dicendo :”Pazzi! Pazzi e ciechi!”.

 Il giovane, pur non volendolo si era unito al gruppetto di curiosi che assistevano alla scena, ma era l’unico che non ridesse. Di lì a poco salì sul treno che lo avrebbe riportato a casa. Per tutto il viaggio tenne rivolta la faccia al finestrino su cui vedeva impresso il volto di quella Madonna non in trono, non circondata da angeli e neppure dalle vesti sontuose, ma mendicante e incastonato ora nel buio ora nelle luci gialle o arancioni delle zone periferiche e industriali

“Desidera qualcosa, signore?” udì a un tratto. Era l’hostess che sorridente gli aveva rivolto la domanda riportandolo alla realtà.

“No. Vorrei del vino, ma meglio di no” disse tornando a guardare dall’oblò l’oceano sottostante.     


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