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Ombre della mafia nel crac san raffaele e il suicidio di mario cal

Creato il 04 ottobre 2011 da Madyur
Dietro gli appalti del San Raffaele c’è l’ombra della mafia. La storia di un’azienda ospedaliera lombarda che per trent’anni viene ricattata continuamente dalla camorra. Assunzioni di mafiosi imposte con la paura. Prestiti usurati. Visite intimidatorie nei cantieri dell’ ospedale. La misteriosa gambizzazione di un politica prestanome agli imprenditori ricattati.
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Un inchiesta giudiziaria che cerca di scoprire la montagna dei debiti e rischia di far fallire il grande polo ospedaliero fondato da Don Verzé. L’inchiesta vuole approfondire il suicidio di Mario Cal , il manager che da anni era il braccio esecutivo del prete veronese.
La prima ipotesi di reato è l’induzione del suicidio : pressioni esterne che potrebbero aver spinto Cal a spararsi. E si cerca di scoprire i debiti di Don Verzè, e dove sono finiti i soldi. Alcune decine di milioni di euro sono arrivati in misteriose società estere , con sedi in paradisi fiscali e bancari.
La società di revisione Deloitte ha certificato 948 milioni di scoperto con banche e fornitori. Aggiungendo altre voci , come leasing , garanzie e crediti dubbi , il passivo totale sale a 1 miliardo e 379 milioni. Ma il conto finale è destinato ad aggravarsi , visto che molte società collegate non hanno trasmesso alla Deloitte i dati richiesti.
La Guardia di Finanza sta passando al setaccio i faldoni lasciati da Mario Cal. Le entrate sono conosciute : il San Raffaele di MIlano incassava 450 milioni dalla Regione Lombardia. Ma i conti ricostruiscono rapporti con fornitori scoprendo un intreccio di affari e trame di mafia.
Tutto inizia quando la polizia inizia a indagare sulla gambizzazione di un politico. Il 25 gennaio 2000 Emilio Santomauro , consigliere comunale di An e vicepresidente della commissione urbanistica, viene ferito da due colpi di pistola. L’attentatore resta senza nome. La polizia ha scoperto che il politico aveva chiuso una relazione con Sonia Guida , figlia di Vincenzo e nipote di Nunzio Guida. Il padre e lo zio erano i capi della camorra a Milano fin dagli anni Ottanta : entrambi sono stati condannati per mafia con sentenza definitiva.
Fino al 2006 il politico risulta titolare del 50% della Diodoro Costruzioni , ma le intercettazioni dimostrano che non è lui a comandare. Il vero capo è Pierino Zammarchi , un imprenditore bresciano che controlla una trentina di società. Dal 2001 al 2006 il fatturato della società schizza da zero a oltre 66 milioni di euro, grazie  a un rapporto con l’ospedale di Don Verzè che sembra quasi monopolistico : Il San Raffaele affida ricchi appalti edilizi sempre alla Diodoro.
In quegli anni la Diodoro stipendia , oltre alla figlia , anche la convivente e lo stesso boss Enzo Guida. Nel marzo 2006 il boss viene scarcerato e ottiene un posto di dirigente in una società controllata (Sten srl) per 4 mila euro netti. La Diodoro gli ristruttura due case a Milano, e intanto il politico Santomauro e l’imprenditore Zammarchi sarebbero prestanome della camorra.
Al processo Zammarchi racconta una dura verità. Spiega di aver conosciuto i boss Guida negli anni Settanta grazie al suo avvocato. Nell’85 quando subisce il primo attentato , l’imprenditore chiede protezione a Nunzio Guida , che ne approfitta per chiedergli il favore di ristrutturare gratis la casa del fratello Enzo. Zammarchi confessa che le assunzioni erano fittizie : boss, sua figlia e il convivente erano stipendiati ma non avevano mai lavorato. Nel 2006 Zammarchi presta 100 mila euro a Enzo Guida , mai restituiti.
Nel marzo scorso tutti vengono assolti perché non è stato trovato nessun indizio che la camorra finanziava la Diodoro. Zammarchi è solo un imprenditore che si fa prestare i soldi da un mafioso e quindi una sua vittima. Milano come un feudo camorristico del Sud.
Nel grande flusso delle opere del San Raffaele, la Diodoro si è ritagliata un ruolo sempre più centrale , arrivando ad autodefinirsi l’impresa di fiducia del San Raffaele. Ora , dopo il suicidio di Cal e la scoperta di un passivo da almeno 1,4 miliardi , la Guardia di Finanza si è messa a esaminare tutti i rapporti con le imprese fornitrici. L’elettricità veniva venduta dalla Blu Energy , una società creata dall’ospedale in joint-venture con Giuseppe Grossi , il re degli inceneritori e delle bonifiche. Altre indagini (tra cui il modello Sesto) hanno dimostrato che le ditte di Grossi gonfiavano i costi e si facevano restituire fondi neri tramite società di comodo create all’estero.
L’impresa di Zammarchi deve risolvere un problema fiscale. La Dia sta indagando sulla Diodoro e sulla controllata Tekno , che segnala un grosso giro di presunte fatture per operazioni inesistenti pari a oltre 12 milioni nel solo 2005. IL gruppo Zammarchi nega tutto e ha fatto ricorso alla giustizia tributaria.

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