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Ombre della mafia nel crac san raffaele e il suicidio di mario cal
Creato il 04 ottobre 2011 da MadyurUn inchiesta giudiziaria che cerca di scoprire la montagna dei debiti e rischia di far fallire il grande polo ospedaliero fondato da Don Verzé. L’inchiesta vuole approfondire il suicidio di Mario Cal , il manager che da anni era il braccio esecutivo del prete veronese.
La prima ipotesi di reato è l’induzione del suicidio : pressioni esterne che potrebbero aver spinto Cal a spararsi. E si cerca di scoprire i debiti di Don Verzè, e dove sono finiti i soldi. Alcune decine di milioni di euro sono arrivati in misteriose società estere , con sedi in paradisi fiscali e bancari.
La società di revisione Deloitte ha certificato 948 milioni di scoperto con banche e fornitori. Aggiungendo altre voci , come leasing , garanzie e crediti dubbi , il passivo totale sale a 1 miliardo e 379 milioni. Ma il conto finale è destinato ad aggravarsi , visto che molte società collegate non hanno trasmesso alla Deloitte i dati richiesti.
La Guardia di Finanza sta passando al setaccio i faldoni lasciati da Mario Cal. Le entrate sono conosciute : il San Raffaele di MIlano incassava 450 milioni dalla Regione Lombardia. Ma i conti ricostruiscono rapporti con fornitori scoprendo un intreccio di affari e trame di mafia.
Tutto inizia quando la polizia inizia a indagare sulla gambizzazione di un politico. Il 25 gennaio 2000 Emilio Santomauro , consigliere comunale di An e vicepresidente della commissione urbanistica, viene ferito da due colpi di pistola. L’attentatore resta senza nome. La polizia ha scoperto che il politico aveva chiuso una relazione con Sonia Guida , figlia di Vincenzo e nipote di Nunzio Guida. Il padre e lo zio erano i capi della camorra a Milano fin dagli anni Ottanta : entrambi sono stati condannati per mafia con sentenza definitiva.
Fino al 2006 il politico risulta titolare del 50% della Diodoro Costruzioni , ma le intercettazioni dimostrano che non è lui a comandare. Il vero capo è Pierino Zammarchi , un imprenditore bresciano che controlla una trentina di società. Dal 2001 al 2006 il fatturato della società schizza da zero a oltre 66 milioni di euro, grazie a un rapporto con l’ospedale di Don Verzè che sembra quasi monopolistico : Il San Raffaele affida ricchi appalti edilizi sempre alla Diodoro.
In quegli anni la Diodoro stipendia , oltre alla figlia , anche la convivente e lo stesso boss Enzo Guida. Nel marzo 2006 il boss viene scarcerato e ottiene un posto di dirigente in una società controllata (Sten srl) per 4 mila euro netti. La Diodoro gli ristruttura due case a Milano, e intanto il politico Santomauro e l’imprenditore Zammarchi sarebbero prestanome della camorra.
Al processo Zammarchi racconta una dura verità. Spiega di aver conosciuto i boss Guida negli anni Settanta grazie al suo avvocato. Nell’85 quando subisce il primo attentato , l’imprenditore chiede protezione a Nunzio Guida , che ne approfitta per chiedergli il favore di ristrutturare gratis la casa del fratello Enzo. Zammarchi confessa che le assunzioni erano fittizie : boss, sua figlia e il convivente erano stipendiati ma non avevano mai lavorato. Nel 2006 Zammarchi presta 100 mila euro a Enzo Guida , mai restituiti.
Nel marzo scorso tutti vengono assolti perché non è stato trovato nessun indizio che la camorra finanziava la Diodoro. Zammarchi è solo un imprenditore che si fa prestare i soldi da un mafioso e quindi una sua vittima. Milano come un feudo camorristico del Sud.
Nel grande flusso delle opere del San Raffaele, la Diodoro si è ritagliata un ruolo sempre più centrale , arrivando ad autodefinirsi l’impresa di fiducia del San Raffaele. Ora , dopo il suicidio di Cal e la scoperta di un passivo da almeno 1,4 miliardi , la Guardia di Finanza si è messa a esaminare tutti i rapporti con le imprese fornitrici. L’elettricità veniva venduta dalla Blu Energy , una società creata dall’ospedale in joint-venture con Giuseppe Grossi , il re degli inceneritori e delle bonifiche. Altre indagini (tra cui il modello Sesto) hanno dimostrato che le ditte di Grossi gonfiavano i costi e si facevano restituire fondi neri tramite società di comodo create all’estero.
L’impresa di Zammarchi deve risolvere un problema fiscale. La Dia sta indagando sulla Diodoro e sulla controllata Tekno , che segnala un grosso giro di presunte fatture per operazioni inesistenti pari a oltre 12 milioni nel solo 2005. IL gruppo Zammarchi nega tutto e ha fatto ricorso alla giustizia tributaria.
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