Lo scrittore e giornalista scientifico Alberto Majrani, autore tra l’altro del saggio “Ulisse, Nessuno, Filottete” edito da www.logisma.it scrive la sottostante interessantissima nota:
Uno dei momenti più drammatici dell’Odissea è la descrizione della strage dei Proci, ad opera di Ulisse, di suo figlio Telemaco e dei fedeli servitori. Ma è possibile capire in quale giorno avviene il fattaccio? Proprio il capo dei pretendenti Antinoo ci darà un suggerimento:
Oggi tra il popolo c’è la festa solenne di Apollo (XXI, 258-259)
quindi questo non è un giorno qualunque, ma è la festa di Apollo arciere: in un’epoca in cui pochi sono in grado di usare un calendario, se dei congiurati devono darsi un appuntamento, possono farlo solo in un giorno particolare, ben noto a tutti.
Dato che Apollo era il dio della luce, possiamo azzardare addirittura l’ipotesi che potesse essere una festa solare, come il solstizio d’estate, che era un giorno particolarmente importante per gli antichi.
Le conoscenze astronomiche erano già presenti in epoca preistorica: molti archeologi pensano che persino gli animali dipinti nelle famose grotte di Lascaux siano una rappresentazione delle costellazioni.
Nel 14000 avanti Cristo, periodo che concorda con le datazioni dei dipinti ricavate con altri metodi, il sole tramontava al solstizio d’estate andando ad illuminare proprio la parete pitturata, posta a una quarantina di metri dall’ingresso.
E’ molto improbabile che ciò sia dovuto al caso, perché ci sono molte grotte nella zona e quella è l’unica dipinta, e il fenomeno si verificava soltanto nei giorni immediatamente vicini al solstizio d’estate. Se poi si considera la qualità estetica delle pitture, ci si può rendere conto di come quei nostri lontani antenati fossero tutt’altro che dei rozzi cavernicoli, e del resto le capacità intellettive degli uomini di quell’epoca erano praticamente identiche a quelle degli uomini contemporanei.
Un fenomeno analogo si verificava in molti altri templi preistorici, dal tumulo di Newgrange in Irlanda, del 3200 a.C., a quello di Abu Simbel in Egitto, del 1200 a.C., con il sole che andava a illuminare una camera posta in fondo a un lungo corridoio solo in un giorno all’anno. Persino in molte chiese medioevali le finestre sono disposte in modo che il sole vada ad illuminare gli affreschi dei santi in corrispondenza dei giorni in cui vengono festeggiati.
Troviamo qualcosa di molto simile nel diciannovesimo libro dell’Odissea, che descrive la sera prima della strage: siamo all’ora del tramonto, tutti i Proci sono andati a dormire nelle loro case, e le porte della reggia sono state chiuse. Ulisse e Telemaco si accingono a nascondere le armi appese alle pareti, prendendo delle torce per fare luce, quando improvvisamente tutta la casa si illumina:
…davanti Pallade Atena
una lucerna d’oro tenendo, bellissimo lume faceva.
E stupito Telemaco parlò a un tratto al padre:
“O padre, prodigio grande vedo cogli occhi!
Davvero i muri e i begli architravi di casa,
e le traverse d’abete e le colonne eccelse
splendono agli occhi come se ardesse il fuoco:
qui certo c’è un dio, di quelli che il vasto cielo possiedono”.
E rispondendogli disse l’accorto Odisseo:
“Taci e la tua mente frena e non fare domande:
questa è la norma degli dèi che hanno l’Olimpo.” (XIX, 33-43)
quindi abbiamo un ulteriore elemento per ipotizzare che fosse il giorno del solstizio d’estate. Alla… luce, è il caso di dirlo, di quanto sappiamo sull’importanza dell’astronomia per i potenti dell’antichità, possiamo pensare che nella casa del re ci fosse una specie di finestra orientata sulla posizione del sole al solstizio estivo, che serviva al sovrano per calcolare gli anni, e magari per creare stupore tra i suoi sudditi con un evento “prodigioso”.
Alberto Majrani:
Chi ha ucciso realmente i Proci? Ulisse, Nessuno, Filottete www.logisma.it/ulisse.htm
tratto da: http://www.tanogabo.it/solstizio_estate.htm