
Il pauroso doppio attentato in Norvegia ai danni del Partito Laborista ha riacceso i riflettori sull’estrema destra. Il periodo storico, d’altronde, è molto fertile per questo tipo di movimenti: il mix tra crisi economica, interessi nazionali da difendere, ondata di immigrati ed espansione dell’Islam fa sì che questi anni non siano poi troppo dissimili, culturalmente parlando, rispetto a quelli in cui nacquero il fascismo e il nazismo.
Il killer Ander Behring Breivik era membro di un forum neonazista svedese: il Nordisk. Un portale su identità, cultura e tradizioni nordiche che vanta oltre 20 mila iscritti. In Norvegia, invece, i sentimenti anti-islam e patriottici sono incarnati dal Partito dei Progressi, che raccoglie il 20% dei consensi, anche se più moderato.
L’estrema destra europea, seppur non organizzata centralmente, vive su frequenti scambi e rapporti sovranazionali. I gruppi più importanti sono i populisti francesi di Le Pen, i neonazisti ungheresi e la Npd tedesca, il più radicale. La sola Germania conta 219 organizzazioni di estrema destra con un totale di 25.000 partecipanti.
Si riconoscono dei fenomeni nuovi volti a dare un volto più presentabile: la crescente partecipazione delle donne e il look. Non più teste rasate e stivali, ma vestiti comuni, alla moda.
Il Web 2.0 è la piattaforma principe di diffusione dei principi. In Germania, nel 2010, i contenuti neonazi su facebook e youtube sono raddoppiati rispetto all’anno prima. L’altro canale di aggregazione è la musica: i concerti di white power music sono organizzati in località segrete, sono annunciati solo su internet e raccolgono centinaia di militanti da tutta Europa.
Un movimento che con gli anni è destinato a crescere e che in alcuni paesi, ad esempio il Belgio, è già importante per gli equilibri politici nazionali.




