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"Open" di A. Agassi

Creato il 12 giugno 2012 da Bens
Mi piace pensare che nella vita ci voglia coraggio, per dire la verità, nel prendere le decisioni più giuste anche se non sono necessariamente le più corrette, il coraggio di seguire i propri impulsi e il coraggio di fermarsi a riflettere dove questi ti porteranno. Ci vuole coraggio anche a tirare le somme della propria esistenza, che uno lo faccia a venticinque anni, a trentasei o a settantadue, conta poco. Si può sempre mettere un punto ed aver il coraggio di tracciare una linea guida per il futuro. O per quel che ci resta da vivere.
Questo è quello che mi piace pensare, ma la realtà non è così rosea e virtuosa. Il più delle volte, quello che io chiamo coraggio, il mondo lo chiama assenza di alternative. E tutto, all'improvviso, perde quell'epica aurea da poema cavalleresco. Ma poi penso che l'ordinario squallore della realtà ha fatto sì che ci inventassimo la letteratura, la pittura e il cinema, e questo un po' mi consola.
Quindi prendete uno come Agassi, un campione, ricco, famoso, oggi felicemente accasato, che vi dice chiaro e tondo: "Ehi, sapete che c'è? Per la maggior parte del tempo sono stato un bluff, perché a me, di tutta questa storia, del tennis, dei montepremi e degli sponsor milionari, non è mai importato molto. Io cercavo di sopravvivere ed ero esattamente come voi, come un impiegato delle poste che per qualche storto giro del destino si ritrova ad occupare una scrivania polverosa, senza che nessuno si sia mai preoccupato di chiedergli cosa avesse veramente voluto per tutta la sua vita".
La storia di Agassi è la storia di un bambino che non ha mai avuto scelta, un Oliver Twist dei nostri tempi. Doveva essere il numero uno del mondo e non venivano ammesse repliche. Quello che per noi è stato un successo mondiale, per lui è stata una continua sconfitta personale. Buffo. Ma la cosa veramente buffa è stato assistere ai goffi tentativi di ribellarsi ad una condanna mascherata e indorata dal talento, alla consapevolezza che per fuggire da un padre-padrone e da un coach arrivista, l'unico modo era cedere al suo boia e giocare a tennis più di tutti, colpire più forte di tutti e vincere più di tutti, e liberarsi così dagli ingranaggi del destino. E' un cane che si morde la coda ed una tragicomica metafora della vita di chiunque.
"Odio il tennis più di prima. Ma a chi importa se odio il tennis? Milioni di persone odiano quello che fanno, ma lo fanno comunque". Credo che Agassi con il tennis non abbia mai fatto pace, credo che si sia arreso alla situazione di trovarsi in balìa delle scelte altrui, si è arreso dopo essersi ribellato e aver accettato che il modo migliore per uscirne fosse quello di uscirne da migliore del mondo.

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