Nel dettaglio, le mie.
Oggi, mentre ero chiusa fuori da un evento aspettando che qualcuno mi facesse entrare (per scoprire poi di aver sbagliato giorno – cose da figlie dello svantaggio), mi sono collegata a Facebook dal mio smartphone, e ho visto un mio amico postare una foto di Bersani mentre parlava alla platea del vertice PD di Cortona.
Questo mio amico milita e lavora da decenni nel PD, e i rapporti tra di noi sono ottimi. Abbiamo condiviso alcune battaglie insieme, e sicuramente alcune visioni e passioni.
Quando però ho commentato la foto di Bersani con una battuta, la sua risposta mi ha lasciato interdetta. Qui sotto lo scambio.
In quanti faranno questo errore – forse istintivo e che quindi probabilmente la dice lunga – di considerare le opinioni politiche dei non-militanti e non-tesserati come opinioni di serie B o, peggio ancora, irrilevanti?
I non-militanti non sono forse la maggior parte dell’elettorato dei partiti?
Riporto i primi dati che ho trovato in rete: i tesserati al PD del 2009 erano 820.607, contro i 12.095.306 elettori delle politiche 2008 (dieci volte tanto).
Questi dati dovrebbero bastare per dire che non si può trattare con sufficienza o, peggio, con arroganza, il punto di vista di vista di un elettore o potenziale tale (pubblicamente su un social network, tra l’altro).
Non tanto per quanto riguarda il caso specifico, dove il problema è sicuramente stato trattato in maniera cazzara da entrambe le parti, come uno scambio poco importante tra due amici in un sabato pomeriggio qualsiasi. Ma il PD dà l’impressione non solo di ascoltare poco le sue “voci interne” (Aurelio Mancuso lamentava giusto oggi su Facebook: “Son due anni che sono iscritto al PD e non ho ancora capito come siano organizzati questi convegni delle correnti, non ho mai ricevuto un invito, mai una segnalazione..boh saranno cose solo per pochi eletti, magari i soliti”), ma rimanere sordo a tutti gli appelli, i richiami e le grida d’aiuto dell’elettorato esterno.
Non so se questa sordità sia strategica, ovvero un modo per sopravvivere alle lacerazioni tra la corrente moderata e quella più progressista (lacerazioni che nella fase post-berlusconiana hanno rivelato, a mio parere, un’identità politica sterile e insipida), oppure se sia una vera e propria pozzanghera storica del movimento.
Credo che Bersani non abbia né il carisma né la capacità politica di trascinare il PD fuori da tutto questo.
Ma se questa è un’opinione personale statisticamente irrilevante, rimane fuor di dubbio che i politici dovrebbero imparare a chiedere magari “perché?” di fronte alle critiche (anche scherzose) di un simpatizzante. O magari controbattere con motivazioni, dialettica, antitesi.
Invece di lasciar intendere che l’opinione dei simpatizzanti ai loro occhi non conta un cazzo, intendo.