Da una settimana ho molto tempo libero, navigo e leggo molto, dalle notizie principali ai necrologi, anche le lettere piccole delle condizioni pubblicitarie. Tutto da steso ed a pancia in giù.
Ed è così che ho assistito all’incontro tra Renzi e Berlusconi di ieri nella sede nazionale del Partito Democratico, in via del Nazareno, a Roma. Dalla sede di Forza Italia ci si arriva in 5 minuti di camminata, sono 500 metri scarsi. Berlusconi si è presentato in auto blu, percorrendo il triplo della distanza e muovendosi in quel labirinto di stradine colme di turisti in transumanza tra Piazza di Spagna e la fontana di Trevi.
Salto a piè pari tutte le tematiche riguardanti l’opportunità politica, il tempismo ed i contenuti dell’incontro e butto lì una semplice riflessione sul luogo prescelto, certamente rivoluzionario.
Ieri la vera notizia è stata una: il vecchio leader che accetta una “trasferta” in casa del “nemico” per discutere dell’agenda politica dallo stesso nemico proposta e sbloccata. Il “capo” abituato a ricevere a casa sua personalità e autorità politiche è ora costretto, in cambio di un poco di visibilità, a piegare la testa arrampicandosi su per le scale della sede del principale partito avversario. Ed è tutto, di nuovo, comunicazione e propaganda.
Non so voi, io ho subito pensato alla famosa carrozza 2419 dell’Orient Express, da Wikipedia:
La Prima guerra mondiale si concluse a bordo di un treno. L’armistizio venne firmato a bordo della carrozza 2419 dell’Orient Express, in sosta presso Compiègne. Il generale Ferdinand Foch impose ai tedeschi sconfitti pesanti risarcimenti e sanzioni, di fatto creando uno dei motivi dell’ascesa al potere di Adolf Hitler. La carrozza 2419 venne conservata in un museo parigino fino al 1940, quando la marcia di Hitler su Parigi si concluse con la resa francese firmata proprio a bordo di questa carrozza, riportata a Compiègne in segno di sprezzo, per poi essere distrutta subito dopo.
Renzi non è Hitler e Berlusconi non è la Francia della resa, ci mancherebbe altro, ma ieri abbiamo assistito ad un evento mediatico giocato interamente attorno al luogo prescelto, protagonista e non elemento scenografico. La battaglia della propaganda l’ha vinta chi ha scelto il luogo dell’evento, storico perché finalmente visibile ed ufficiale dopo anni di nulla assoluto, chi ha deciso i temi da trattare, chi ha convocato per primo la conferenza stampa di fine evento (da bravo anfitrione). Non siamo abituati a un Partito Democratico che, almeno nella sua rappresentazione, tiene ben saldo il timone dell’agenda politica.
E tutto ciò è sembrato così esplosivo e rivoluzionario anche a causa del confronto con la precedente strategia di comunicazione del PD, che parlava solo ai suoi elettori con un rassicurante “stiamo facendo tanto, forse non lo vedrete subito ma stiamo facendo tanto”. Ora si mette la comunicazione davanti ai fatti (qualcuno conosce i dettagli della conversazione di ieri?), aprendo alla vera sfida che giustificherà tutta l’operazione: realizzare ciò che si sbandiera.
Ora però, comunicatori del Partito Democratico, una foto dell’incontro mettetecela nella vostra sede.
L'articolo Ora non distruggete la sede del Partito Democratico proviene da Lucio Colavero.