Magazine Diario personale

orizzonte strettamente personale

Da Ducdauge @ducdauge

Nelle grandi metropoli a nessuno piace guardare l’orizzonte. Ma forse è solo un’impressione. Sulla metro si è circondati da gente col naso spiaccicato sul proprio cellulare o con i pensieri perduti tra le pagine di un libro o immersi tra le note di un concerto virtuale tra gli auricolari del proprio I-pod . Nessuno ha il coraggio di guardarsi intorno. O forse semplicemente la curiosità di vedere da chi e cosa è circondato. Tutti rinchiusi in una ermetica campana di vetro senza lasciar trasparire pensieri, parole, calore.
Ognuno rincorre la propria storia. Pensa al proprio fallimento, al mazzo di fiori che sta portando alla propria ragazza, al treno che sta per perdere, a quella sciarpa che avrebbe potuto comprare, alla propria famiglia lontana, al proprio paese, al contratto che in azienda non vogliono rinnovare, a quel mondo di gente che ci circonda e non sembra essere vero che ognuno dentro possa avere un altro mondo come il nostro.
Tutto è così grande. Ogni cosa è talmente grande che merita il nostro disinteresse. Noi preferiamo considerare solo il nostro piccolo significativo mondo e gestirlo da un freddo schermo. I nostri pensieri sono solo per il nostro pugno di amici. Le nostre attenzioni solo per quella decina di persone che, anche se a centinaia di chilometri da noi, li sentiamo nostri. Non ci sforziamo neanche di parlare se non esclusivamente attraverso quell’aggeggio che ogni tanto squilla e ci collega come per magia al nostro mondo.
Eppure se non guardi l’orizzonte, perdi il tempo di stupirti e di meravigliarti. Oppure è meglio così: è meglio aggrapparsi a quel proprio piccolo mondo tenuto stretto in una mano. Quell’orizzonte che da oltre la siepe continua a farci sentire e appartenere a quel che miseramente siamo.


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