Trovare qualcosa di non scontato che appartenga alla cerimonia degli
Oscar non è facile, eppure nell'edizione appena conclusa due cose
saltano all'occhio. La prima riguarda la preponderanza
della componente attoriale, la seconda una certa ripetizione
nell'assegnazione dei premi. In entrambi i casi a farla da padrone è Daniel Day Lewis, non solo vincitore di uno dei premi più ambiti, quello del
miglior attore protagonista per il "suo" Lincoln, ma anche attore più premiato di sempre, con ben tre statuette. Ad affiancarlo Jennifer Lawrence (miglior attrice protagonista per "Il lato positivo"), una absolute beginners così come Anne Hathaway (Les Miserables),
consacrate dall'Academy con un premio che è un investimento per la giovane età di entrambe le vincitrici. Tra gli uomini a
proposito di deja vu c'è Chris Waltz (Django
Unchained), con un bis realizzato sempre nella stessa categoria
(migliore attore non protagonista) in cui aveva già trionfato per
"Bastardi senza gloria", mentre Ben Afflek,
regista ma anche attore vince come miglior film per il suo
"Argo", prodotto, tanto per confermare il trend della serata, dal
collega, George Clooney, anche lui abituato a lavorare dietro e davanti
alla macchina da presa. C'è da dire che al di là dei meriti di Affleck il suo è un come back che calza a pennello con i desideri del consesso, da sempre ansioso di proporre modelli (edificanti) di caduta e resurrezione che il buon Ben, capace
di risalire la china dopo un passato doloroso, soddisfa pienamente. Un'altra doppietta la mette a segno Ang Lee, sdoganatore dell'amore omo in versione far west con "Brokeback Mountain" (Oscar 2006) trionfa a sorpresa con"Vita di Pi", spettacolare e virtuosa quanto basta per superare uno Spielberg in versione dimessa. Il resto appartiene alla storia
Magazine Cinema
Trovare qualcosa di non scontato che appartenga alla cerimonia degli
Oscar non è facile, eppure nell'edizione appena conclusa due cose
saltano all'occhio. La prima riguarda la preponderanza
della componente attoriale, la seconda una certa ripetizione
nell'assegnazione dei premi. In entrambi i casi a farla da padrone è Daniel Day Lewis, non solo vincitore di uno dei premi più ambiti, quello del
miglior attore protagonista per il "suo" Lincoln, ma anche attore più premiato di sempre, con ben tre statuette. Ad affiancarlo Jennifer Lawrence (miglior attrice protagonista per "Il lato positivo"), una absolute beginners così come Anne Hathaway (Les Miserables),
consacrate dall'Academy con un premio che è un investimento per la giovane età di entrambe le vincitrici. Tra gli uomini a
proposito di deja vu c'è Chris Waltz (Django
Unchained), con un bis realizzato sempre nella stessa categoria
(migliore attore non protagonista) in cui aveva già trionfato per
"Bastardi senza gloria", mentre Ben Afflek,
regista ma anche attore vince come miglior film per il suo
"Argo", prodotto, tanto per confermare il trend della serata, dal
collega, George Clooney, anche lui abituato a lavorare dietro e davanti
alla macchina da presa. C'è da dire che al di là dei meriti di Affleck il suo è un come back che calza a pennello con i desideri del consesso, da sempre ansioso di proporre modelli (edificanti) di caduta e resurrezione che il buon Ben, capace
di risalire la china dopo un passato doloroso, soddisfa pienamente. Un'altra doppietta la mette a segno Ang Lee, sdoganatore dell'amore omo in versione far west con "Brokeback Mountain" (Oscar 2006) trionfa a sorpresa con"Vita di Pi", spettacolare e virtuosa quanto basta per superare uno Spielberg in versione dimessa. Il resto appartiene alla storia
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