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Era una di quelle storie da prendere ad esempio, la sua. Usiamo il passato, perché ora Pistorius è protagonista di una vicenda drammatica e se le accuse dovessero essere confermate dalle prove, Pistorius diventerebbe per tutti un assassino. Infatti, nella notte di San Valentino ha ucciso nella propria abitazione di Pretoria la sua ragazza, Reeva Steenkamp. Lui sostiene di aver sparato perché convinto che si trattasse di un ladro, la polizia è fermamente convinta del contrario. Pistorius, dicono, ha assassinato intenzionalmente la ragazza.
Nato il 22 novembre del 1986 a Johannesburg, all’età di undici mesi a Pistorius vengono amputate entrambe le gambe a causa di una grave malformazione congenita: entrambi i peroni erano assenti ed i piedi erano gravemente malformati.
Stella dell’atletica dei giorni nostri, Oscar si era inizialmente avvicinato a tutt’altre discipline sportive: negli anni del liceo, infatti, aveva praticato il rugby e la pallanuoto. Poi un infortunio al ginocchio lo costrinse a stare lontano da prati e piscine e lo spinse verso la pista d’atletica.
Fu una scelta obbligata, ma che gli cambiò per sempre la vita. Dopo aver completato la propria riabilitazione, Pistorius decise di continuare a correre usando protesi al carbonio.
Non aveva neanche compiuto 18 anni che nel 2004 ai giochi para olimpici di Atene portò subito a casa due medaglie, una di bronzo nei 100 metri, l’altra d’oro nei 200. Sono successi importanti, ma Pistorius non si accontenta, vuole altro. Gareggiare con i normodotati, ad esempio. E già nel 2005, prova a chiedere di correre ai Giochi di Pechino, che si sarebbero tenuti da lì a tre anni.
Nel frattempo, la voglia di competere è così forte che Pistorius partecipa, nel 2007, ad una gara aperta a chiunque: il Golden gala di Roma.
Ma poi arriva chi comincia a mettere in dubbio che i successi di Pistorius non siano frutto solo e soltanto delle sue capacità. C’è chi comincia ad ipotizzare che quelle protesi, con le quali ha cominciato a gareggiare quando era poco più che un adolescente, forse gli garantiscono dei vantaggi. E così il 13 gennaio 2008, la Federatletica mondiale sposa questa tesi e ribadisce: “Un atleta che utilizzi queste protesi al carbonio ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) nel confronto con chi non usa le protesi”.
Ma solo quattro mesi dopo, il 16 maggio, il Tas, ovvero la cassazione dello sport mondiale, ribalta la sentenza. “Al momento – sosteneva chi era stato chiamato a giudicare il caso – non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall’uso delle protesi”. Pistorius vede così realizzato il suo sogno: gareggiare con i normodotati.
Ma non tutto va come previsto, perché non riesce a correre al di sotto del tempo richiesto ed è costretto a partecipare nuovamente alla Paralimpiade, competizione che si rileverà particolarmente fortunata: Pistorius vince infatti tre medaglie d’oro, una nei 100 metri (11″8), una nei 200 (21″67, record paralimpico) e una nei 400 (con il tempo di 47″49, che gli vale il record del mondo).
Dal 2011 si trasferisce in Italia ad allenarsi, fra Gemona del Friuli e Grosseto. La scelta di venire nel Belpaese non è casuale: il bisnonno materno era italiano, ma poi si sposta nuovamente in Kenia. Il duro allenamento dà i frutti sperati, il 19 luglio dello stesso anno, a Lignano, conquista il diritto a gareggiare al Mondiale di Daegu nei 400 e nella 4×400, in gare aperte ai normodotati.
Nella gara individuale viene eliminato in semifinale, con la 4×400 vince la medaglia d’argento, anche se non corre la finale.
Tuttavia il sogno di Pistorius si concretizza una seconda volta, alle Olimpiadi di Londra 2012, le prime a cui parteciperà conquistando la semifinale dei 400, correndo in 45″44.
Ma le protesi gli creano problemi nel recupero della fatica e questo spiega perché il giorno dopo corre più lento di un secondo.
Le medaglie le conquista poi ai Giochi paralimpici: quarto nei 100, secondo nei 200, primo nei 400 e con la 4×400. In queste settimane si stava allenando per conquistare un posto al Mondiale di Losca, in programma dal 10 al 18 agosto del 2013. Per il resto Pistorius è un ragazzo molto attivo e si dà da fare per i bambini che vivono le sue stesse condizioni. La sua storia, insomma, è di quelle da prendere a modello. L’epilogo più triste, però, è avvenuto a Pretoria Est, in Sudafrica, ed è cronaca delle ultime ore.
(Anche su T-Mag)
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