Come ogni anno anche l’imminente cerimonia degli Oscar renderà omaggio agli artisti scomparsi con un toccante video: Oscars 2014 In Memoriam. Di solito l’ultimo a essere commemorato rappresenta la scomparsa più importante che ha contraddistinto gli ultimi dodici mesi, quella che raccoglie per tutti l’applauso sentito dei partecipanti e del pubblico a casa. Purtroppo la posizione tutt’altro che ambita potrebbe essere occupata da un notevole numero di candidati.
Serissimo candidato il mai abbastanza compianto Philip Seymour Hoffman, grande caratterista da poco scomparso in circostanze tragiche. Con gli Academy Award aveva un grande feeling, essendo stato candidato ben quattro volte e avendo vinto la statuetta come miglior attore protagonista per Capote nel 2005, proprio con la prima di queste. Le altre invece erano arrivate tutte nella categoria di supporto, a testimonianza della grande capacità di Hoffman di mettersi al servizio dei protagonisti per rendere ancora più meritevoli le scene in cui era coinvolto. Noi lo ricorderemo sempre per il rabbioso e irresistibile Gus Avrakotos de La guerra di Charlie Wilson, in cui duettava in maniera sublime con Tom Hanks.
Philip Seymour Hoffman
Philips Seymour Hoffman però potrebbe non ricevere la triste posizione d’onore nel montato della cerimonia dal momento che negli ultimi dodici mesi sono venute a mancare star dalla luce intramontabile. Primo tra tutti Sir Peter O’Toole, il leggendario Lawrence d’Arabia. Siccome gli Oscar non lo hanno mai onorato di una statuetta nonostante le otto candidature (un non certo invidiabile record…), è lecito attendersi che sia lui ad occupare la posizione designata per l’omaggio finale. Impossibile ripercorrere in poche righe la carriera incredibile di O’toole, artista della trasformazione e dotato di un carisma inarrivabile. Come al solito noi andiamo controcorrente e vogliamo ricordare uno dei suoi film più “sfortunati”, L’uomo de La Mancha, diretto da Arthur Hiller nel 1972. In quel dramma musicale doloroso, nei panni doppi di Cervantes e Don Chisciotte, O’Toole ci aveva fatto innamorare dell’arte della recitazione. Un film assolutamente da recuperare.
Altra pietra miliare del cinema americano scomparsa da poco è stata l’immensa Joan Fontaine. Premio Oscar nel 1941 grazie a il sospetto di Alfred Hitchcock, per il maestro del brivido aveva anche interpretato un altro film leggendario come Rebecca – la prima moglie. Assolutamente meritevole di segnalazione è anche Lettera da una sconosciuta (1948) di Max Ophüls, ritenuto da molti (a buon diritto) uno dei più grandi film della storia del cinema.
Esther Williams
E cosa dire anche di astri fulgidi come quelli del periodo classico Esther Williams o Shirley Temple, oppure due volti “storici” della Nuova Hollywood come Karen Black e Eileen Brennan?
I membri dell’Academy però potrebbero addirittura compiere una scelta tutt’altro che opinabile e riservare l’ultima foto del montaggio a Roger Ebert, colui che ha cambiato il modo di fare critica cinematografica in America.
Una penna dall’intelligenza e dalla sensibilità finissime, uno scrittore la cui capacità di arrivare al cuore dell’opera cinematografica e spiegarla in maniera personale e appassionata è ancora un traguardo inarrivato per tutti gli altri.
Ma chi vorremmo noi alla fine della nostalgica carrellata? O’Toole, Hoffman, Fontaine, Ebert sarebbero tutte scelte condivisibili. C’è però un altro attore che ci ha lasciato recentemente e che, pur avendo ottenuto molto più successo in TV che al cinema, si è ritagliato un posto in fondo al nostro cuore. Stiamo parlando di James Gandolfini, indimenticabile protagonista de I Soprano e soprattutto attore formidabile, capace nonostante un fisico da puro caratterista di sapere lavorare sull’introspezione e sul lato nascosto dei personaggi come pochi, grandi altri interpreti. Se fossimo noi a scegliere, quello di Tony Soprano sarebbe l’ultimo, triste volto che vorremmo vedere prima che la musica finisca…
Di Adriano Ercolani per Oggialcinema.net
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