Con l'approvazione del decreto sulla spending review in Consiglio dei Ministri, anche la sanità è colpita da tagli o de-finanziamenti come li chiama Balduzzi. Tra le altre cose che riguardano la sanità c'è la riduzione dei posti letto ospedalieri, che diventeranno 3,7 ogni 1.000 abitanti.
Un ulteriore contributo alla revisione della spesa verrà dall'accelerazione dei processi di razionalizzazione delle reti ospedaliere che le Regioni sono chiamate a realizzare, in modo da evitare duplicazione di funzioni e mantenimento di presidi sottoutilizzati, nei quali comunque oggi si regista oggi un eccesso di consumi per beni e servizi. In tal senso il decreto legge prevede una riduzione dello standard di posti letto portandolo a 3,7 per 1000 abitanti, di cui però lo 0,7 resta vincolato alla lungodegenza e alla riabilitazione. [vedi Spending review, gli interventi in sanità]
Ora, così su due piedi è difficile dire se 3,7 posti letto ospedalieri ogni 1.000 abitanti sono molti o pochi. Mie recenti esperienze in tal senso indicano che erano già pochi prima di essere ridotti, ma probabilmente i tecnici ne sanno di più. Ho provato a vedere quale fosse la situazione a livello internazionale, utilizzando come fonte la Banca Mondiale, l'Oecd e un sito che si occupa di statistiche dei paesi basato sul World Development Indicators database della World Bank. Non so se, in linea generale, una statistica come il numero di posti letto ospedalieri ogni 1.000 abitanti sia un indicatore di efficienza sanitaria o di cos'altro, ve lo propongo in un contesto internazionale anche per vedere la posizione in classifica di nazioni confrontabili con la nostra.Cominciamo con Nationmaster: non siamo nelle prime 20 posizioni, e nemmeno nelle prime 40 se per questo, a stento nelle prime 60. Siamo 58esimi, con 4,4 posti letto/1.000 abitanti, dati del 2002. Vedremo più avanti che io dati del 2009 sono in calo rispetto a questi e le previsioni, come si legge, annunciano nuove riduzioni.
I dati della Banca Mondiale si riferiscono al 2010, ma quelli disponibili per l'Italia sono del 2009. La classifica di quell'anno vede il Giappone al primo posto, con 13,7 posti/1.000 abitanti. L'Italia ha diminuito i posti rispetto al 2002: da 4,4 posti letto è passata a 3,6.
Hospital beds (per 1,000 people)
Data from World Bank
Stessa situazione prospettata dall'OECD. Per un miglior colpo d'occhio è disponibile un grafico che segnala i due periodi di riferimento 2000/2009.
http://dx.doi.org/10.1787/888932524545
Quale significato hanno i posti letto ospedalieri nella dinamica sociale di una nazione? Rappresentano un indicatore qualitativo dei servizi oppure un aspetto puramente quantitativo indice di una spesa sanitaria generalizzata ma non efficiente? I primi 20 posti in classifica, come si vede, sono occupati da nazioni piuttosto eterogenee ed è difficile individuare un aspetto comune a tutti i paesi.Milton Roemer, in un lavoro un po' datato [Shain M, Roemer MI. 1959] che poi ha preso il nome di legge di Roemer ("in an insured population, a hospital bed built is a bed filled"), stabiliva una relazione positiva tra numero di posti letto a breve termine disponibili e numero di giorni di ricovero ogni 1.000 abitanti. Quasi come se l'aumentata disponibilità di posti letto inducesse i medici ad un maggior uso dei ricoveri.Martin McKee dell'European Observatory on Health Systems and Policies ha realizzato questo breve studio dal titolo Reducing hospital beds. What are the lessons to be learned?, le cui conclusioni sono:
While the number of acute hospital beds fell in many, but not all, countries during the 1990s, such comparisons are extremely problematic because of differences in counting methods. Moreover, bed numbers are very poor measures of health system capacity, as a bed only contributes to health care if it is supported by an appropriate mix of staff and equipment. The number of beds needed in a country depends on many factors, including patterns of disease and the availability of alternative care settings. Currently, some countries appear to have excessive hospital capacity, while others are reversing earlier bed reductions. The ability to absorb reductions in acute beds depends on the initial hospital capacity.A strategy to reduce hospital bed capacity should include policies to reduce inappropriate admissions, make the provision of inpatient care more effi cient and facilitate quicker discharges. It will often require the development of alternative facilities and services, and even though bed numbers decrease, the overall cost to the health system might not. Reductions in capacity often have adverse effects on health care staffs. Such problems can be mitigated by good communication and recognition of the increased workload that accompanies reductions
Mentre il numero di posti letto negli ospedali riservati ai ricoveri acuti è diminuito in molti, ma non in tutti, i paesi durante gli anni 90 del secolo scorso, tali confronti sono estremamente problematici a causa delle differenze nei metodi di conteggio. Inoltre, i numeri dei posti letto sono misure incomplete della capacità di un sistema sanitario, in quanto un letto contribuisce all'assistenza sanitaria solo se è supportato da un adeguato mix di personale e attrezzature. Il numero di posti letto necessari in un paese dipende da molti fattori, compresi i modelli di malattia e la disponibilità di cure alternative. Attualmente, alcuni paesi sembrano avere una capacità ospedaliera eccessiva, mentre altri stanno invertendo le riduzioni di posti letto degli anni precedenti. La capacità di assorbire le riduzioni di letti dipende dalla dotazione ospedaliera iniziale. Una strategia per ridurre le capacità di posti letto ospedalieri dovrebbe includere politiche di riduzione dei ricoveri inappropriati, rendere le cure ospedaliere più efficienti e facilitare dimissioni più rapide. A questo scopo, spesso è richiesto lo sviluppo di strutture e servizi alternativi, e così anche se il numero dei posti letto diminuisce, il costo complessivo per il sistema sanitario potrebbe non calare. Le riduzioni di capacità spesso hanno effetti negativi sul personale sanitario. Tali problemi possono essere mitigati da una buona comunicazione e dal riconoscimento dell'aumentato carico di lavoro che accompagna queste riduzioni.
In conclusione. Sebbene l'indicatore dei posti letto non sia, in assoluto, un indice di efficienza e qualità nel servizio, la semplice riduzione potrebbe non avere tutti i benefici sperati. Un miglioramento del servizio in tal senso potrebbe essere lo spostamento verso l'assistenza domiciliare, anche con l'ausilio di tutti quei presidi strumentali di controllo che l'elettronica mette a disposizione. Del resto, tagliare semplicemente 7.000 posti letto potrebbe assomigliare a quei famigerati tagli lineari così aborriti. E' un'osservazione banale che in un ospedale potrebbe esserci un esubero di posti e in un altro una mancanza e che la distribuzione di tagli e aggiunte dovrebbe seguire criteri di necessità pratica ed esigenze.
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Shain M, Roemer MI. Hospital costs relate to the supply of beds. Modern Hospital. 1959 Apr;92(4):71-3
Martin McKee, Reducing hospital beds. What are the lessons to be learned?
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histonium.net
nationmaster.com
worldbank.org
oecd-ilibrary.org