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Osservare, giudicare, agire

Da Ronin

Osservare, giudicare, agire

Questa volta cercherò di farla meno lunga dell’anno scorso.

A costo di passare da capo scout secchione, l’obiettivo di quest’anno (il proposito, se preferite) è di impostare le mie decisioni su queste tre parole.

Osservare significa essere in grado di capire nel profondo le cose (e quindi, inutile dirlo, non basta “vederle”).

Giudicare, nel senso di sapere valutare tutti i pro e i contro delle varie possibilità, senza troppi preconcetti.

Agire è ovviamente la fase più importante, senza la quale le altre perdono di senso.

Ed è la più importante anche perché per me è la più difficile.

Non ho mai avuto problemi a pensare e a vagliare ogni cosa, sono riflessivo di natura. Ne ho molti di più a prendere delle decisioni.

Non credo di essere vigliacco. Anche perché è una parola che vuol dire tutto e niente, visto che da un altro punto di vista può significare prudenza e oculatezza.

Sono solo spiazzato dalle sfaccettature delle cose, dall’ambiguità di ogni scelta. Forse l’esistenza è troppo incerta, il destino troppo volubile, per poter vivere senza dubbi e ansie. Ci vuole un anima troppo leggera per non aver paura di niente, e credo non sia proprio il mio caso.

Probabilmente l’unica soluzione è conviverci, nel miglior modo possibile. Ed è quello che intendo fare.

Il buon vecchio Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento non ce la faceva mica, e non aveva nemmeno tutti i torti:

Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verita’, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita… Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n’è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormita’, solo a pensarla?

Però la mia idea di futuro non contempla di saltare in aria nella sala macchine di una nave da crociera, quindi direi che l’unica soluzione sia di sforzarmi di seguire le tre paroline magiche.

Magari con una spruzzatina di mentalità zen, per attenuare un po’ le angosce.

E stando vicino alle persone a cui voglio bene (e che me ne vogliono), che nella “tenebra del mero esistere” fanno più luce di tutte le costellazioni della volta celeste.

Non ho altri propositi utopistici e poetici, anche perché a farne tanti poi si dimenticano quasi tutti.

Direi che già con questo sarò messo abbastanza alla prova.

Anche se, c’è da dirlo, dell’elenco dell’anno scorso ne ho portati a termine più di 2/3, che nella statistica dei propositi credo sia un mezzo miracolo..


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