Ieri tante persone si lamentavano dell‘infelice uscita di Beppe Grillo sulla Shoah. E tante altre si lamentavano dell’eccessivo spazio riservato all’infelice uscita di Grillo sulla Shoah.
Partiamo da un punto. Se c’è una pratica più subdola - e a mio avviso infame – della negazione di certi dolorosi avvenimenti storici è la loro banalizzazione. La loro riduzione a barzelletta, a luogo comune da tirare fuori per fini personali e/o elettorali. Grillo ieri ha recitato un copione di scarsissima qualità, volto solo a sollevare un polverone, a gettare un sasso nella pozzanghera proprio nel punto in cui sapeva che avrebbe schizzato di più. Il “megafono” stonato dei Cinque stelle è quel tipo di persona che al bar comincia a parlare di un argomento per sentito dire e, quando le sue scarse conoscenze in merito vanno a schiantarsi sul muro di calcestruzzo della loro evidente insufficienza, si salva inevitabilmente in calcio d’angolo dicendo che tuttirubano, tutti sono falsi, tutti sono disonesti. Salvo chi parla, ovviamente.
Non è una questione di mero perbenismo, e poco importa che la battuta – come Luca Telese su Linkiesta ha opportunamente ricordato – non fosse antisemita. Qualunque persona di buon senso dovrebbe avere coscienza che rievocare i simboli di una storia oscura e maledetta vuol dire incidere sulla carne viva di chi quella storia l’ha subita ed è ancora qui per raccontarla, sulla memoria di chi è passato per quei cancelli, per quell’orrendo percorso di morte di cui Primo Levi ci ha tramandato il ricordo. Paradossalmente chi oggi usa quei simboli non reca danno ai suoi nemici, ma solo a se stesso. Perché testimonial’appiattimento culturale di cui fa parte, di cui è espressione. Perché rivela tutta la sua ignoranza. Quella stessa ignoranza – mista a mala fede – che porta a dire “la mafia non strangola nessuno, la politica sì“, quando si trattava di ramazzare qualche voto al Sud.
È questo pressapochismo che parla alla frustrazione dell’italiano medio per cui il male sono sempre e solo gli altri, a rendere Grillo il leader naturale di una generazione piazza. Per lui l’ignoranza e il relativismo non sono un male: sono il suo capitale politico di base.
Peraltro, ciò che fa più male in queste ore, è il silenzio - assordante, come si dice in questi casi – o le loro farneticanti giustificazioni di tanti cittadini a 5 stelle, tutti pronti a sacrificare tanto la dignità quanto l’onestà intellettuale, pur di nascondere l’infamia pronunciata dal loro superiore tra un vaffanculo e l’altro. Ma che c’è di male? Gli altri rubano, sono falsi, disonesti e bla bla bla. Salvo chi parla, ovviamente.
D’accordo, ribattono gli esponenti della seconda categoria di cui all’inizio, ma allora perché dargli così tanto spazio? Roba del tipo “voi state lì a indignarvi sul niente mentre il governo regala soldi e poltrone ad amici e parenti (vedi le recenti nomine dei manager pubblici), la gente si suicida per la crisi e Renzi fa le leggi col pregiudicato Berlusconi?”
Scusate, io mi indigno per una bestemmia urlata al più elementare sentimento di umanità, o più semplicemente di buon senso. Non so come facciate a non rendervene conto, ma spesso è proprio l’abbaiare di Grillo (così come di Berlusconi a suo tempo) ad oscurare notizie vere e a farle passare in sordina. Esattamente come faceva quel signore che comprava Balotelli giusto un mese prima delle elezioni. Tanta gente ci cascava allora e continua a cascarci oggi.
Concludo citando una notizia che probabilmente nessuno avrà letto. Nelle stesse ore in cui Grillo raccoglieva i frutti (avvelenati) del suo sproloquio, Fanpage raccontava ilritrovamento di una cartolina di guerra spedita spedita il 21 agosto del 1944 dal campo di concentramento di Auschwitz e indirizzata a Desenzano del Garda in provincia di Brescia. A ritrovare l’incredibile documento alcuni collezionisti di Comacchio, nel Ferrarese, che per puro caso conoscevano il figlio dell’autore della cartolina. La missiva così è stata consegnata alla moglie dell’uomo (scomparso nel 1989) che l’ha letta, tra la commozione, in occasione del suo 88esimo compleanno.
Questa è la Storia, questo il racconto di chi ha avuto la fortuna di varcare il cancello dell’inferno una seconda volta, per lasciarselo alle spalle. Il resto è ignoranza e mala fede, propaganda e imbecillità.