Giorgia Meloni deputato del Pdl, candidata alle forse, possibili primarie del suo partito e Dario Franceschini capogruppo Pd alla Camera, sono gli ospiti di Otto e Mezzo, preposti all’analisi del nuovo vento politico da primarie che soffia in casa Italia. I sondaggi danno il Pd al 34% delle preferenze degli italiani e il Pdl ai minimi storici. Viene da pensare che queste primarie abbiano il merito di aver rivalutato la politica favorendo e aprendo la strada ad un reale progetto di rinnovamento. La straordinaria affluenza è un chiaro segnale all’antipolitica e la risposta giusta alla voglia di cambiamento.
Ma tra Renzi e Bersani, domanda Lilly Gruber, chi ha vinto nel duello televisivo? - Meloni – “Credo che abbia vinto complessivamente, il partito democratico, perché è un confronto molto serrato in alcuni momenti ma, leale, anche se sul piano dei contenuti l’ho trovato un po’ deludente, comunque credo, che non possa che aver fatto bene al centro sinistra”.
E l’onorevole Francheschini, forte sostenitore di Bersani cosa ne pensa? – ” Il duello è stato bello, ma non credo, si debba misurare in termini di vincitore, è un’occasione per mettere a confronto due idee diverse. Ho preferito Bersani per lo stesso motivo per cui lo sostengo, perché è la persona che, se eletta, dovrà prendere il posto di Monti, dovrà parlare con la Merkel, convincere i mercati, tranquillizzare le borse, ci vuole…bisogna essere all’altezza per quel tipo di ruolo e io mi sento più sicuro ad affidare il Paese nelle mani esperte di Bersani”.
Chiaro e limpido messaggio. In presenza di un sistema politico gerontocratico e poco rinnovabile il rischio di affidarsi a mani che preferiscono la “rottamazione” al rinnovamneto mette ansia. Si vuole puntare alla promozione di giovani d’esperienza negli organismi del partito ma, in un’Italia profondamente dentro la crisi, è consigliabile affidare il Paese a chi possiede un’esperienza più lunga di governo. Il rinnovamento auspicato dal Pd, punta a “far girare la ruota”, accettando e proponendo un’alternanza che dovrebbe essere fisiologica, per sconfiggere un’anomalia tutta italiana che prevede quasi di diritto l’attaccamento a ruoli istituzionali di esponenti politici che li hanno già ricoperti in passato.
Viste le continue polemiche sulle modalità di voto, il Pd sta cercando di limitare la partecipazione di altri nuovi elettori a queste primarie? – Franceschini : ” Non roviniamo tutto, vorrei dire a Renzi che questa, è stata una prova di democrazia e partecipazione, di coinvolgimento degli elettori e di confronto di personalità su regole concordemente definite da tutti, regole precise che sono un meccanismo di garanzia e che impedisce che si possano aggiungere nuove persone se non in presenza di particolari ragioni. Rispettiamo le regole e anche se è difficile gestire una sconfitta, non roviniamo una cosa che è stata una buona politica per tutti e non soltanto per il Pd. La cattiva politica si sconfigge, non con l’antipolitica ma, con la buona politica”.E dopo tutto questo esempio democratico, il Pdl seguirà le orme tracciate dalla sinista? Nonostante tutte le smentite e le contro smentite la Meloni sembra eessere l’unica a credere ancora a questa libera scelta del diritto dei cittadini all’elezione di un candidato che li rappresenti. Berlusconi rinvia continuamente il suo discorso rivelatore sulle sue decisioni future e le loro primarie in tutto questo caos, che fine faranno? Difficile, se non impossibile previsione. Sicuramente in questo scenario oscillante del Pdl, si continua a creare una minaccia per la futura credibilità di un partito che peraltro ha ancora seguaci e speranze, nonostante l’evidente catastrofica gestione che ha condotto il Paese nel baratro della totale irresponsabilità. Franceschini – ” I sondaggi sono lo specchio di quello che avverte il Paese e pur essendo dall’altra parte, vorrei arrivare ad un Paese in cui ci siano due partiti alternativi che si sfidano sulla qualità delle azioni di governo e di idee”.
Il Pdl rispecchia in maniera eclatante la crisi della politica o almeno di quella priva di responsabilità e fornita di tanta presunzione nel sostituire totalmente la volontà degli elettori con la conseguente degenerazione che ormai tutti conosciamo ma, è altrettanto vero, che oggi bisogna restituire fiducia e credibilità alla politica ribasandola su una recisproca collaborazione.
Tornare alla partecipazione in questa Italia martoriata non sarà facile.
Speriamo che ha guidarci nel futuro ci sia una nuova generazione politica che costruisca su altre basi il nostro cammino. Le esitazioni berlusconiane, sono leve di un importante conflitto politico interno a questa area, che arriva con grande ritardo rispetto ai concorrenti che da tempo, stanno rivalutando i temi etici e la cultura dominante del fare politica. Impossibile non pensare a quante lacerazioni l’Italia si sarebbe risparmiata se questi principi non fossero stati dimenticati a favore del fascino del potere.