Sette o otto settimane fa, quando era in vista il voto di fiducia al governo, la parola "trattativa" era tabù: "dialogo", "confronto", qualsiasi cosa andava bene, ma dire che "i radicali trattavano con Berlusconi" significava offenderli, farli incazzare, tanto più che i nervi erano a fior di pelle. Trattati dal Pd come un corpo estraneo. I sondaggi li davano ormai da mesi al di sotto dell'1% e le elezioni sembravano a 100 giorni. Iscritti in calo e casse piene solo di debiti. Iniziative politiche al palo e zero visibilità.
L'iniziativa presa da Pannella - senza alcuna discussione in seno agli organi dirigenti del partito, che anche in quella occasione accusarono un certo imbarazzo - era ambigua e contraddittoria al punto da far credere che si trattasse di mera provocazione, giusto per far sapere che i radicali c'erano. Iniziativa spiegata malissimo, ammesso che potesse essere spiegata bene, sicché l'abituale vittimismo radicale apparve tragicomico: ci fraintendete - lamentarono in coro - ci volete fraintendere.
Poi, quando fu chiaro che Berlusconi aveva i numeri e che i sei voti radicali non gli erano indispensabili, il "dialogo" parve perdere argomento e a posteriori sembrò essere un tentativo - peraltro assai mal riuscito - di riposizionamento.
Oggi, invece, è diverso: Pannella non fa alcuna difficoltà ad ammettere che sta trattando.
Bonino non approva, molti dirigenti esprimono perplessità, la base è furente, ma Pannella tratta. Anche stavolta non è affatto chiaro chi l'abbia delegato a trattare, tanto più che sono mesi che non partecipa alle riunioni della Direzione nazionale di Radicali italiani. La trattativa è presentata come iniziativa individuale, ma è evidente che in qualche modo impegna i sei deputati e i tre senatori radicali eletti nelle liste del Pd, sennò non si capisce cosa sia in gioco: mettendo caso che Berlusconi si impegni con Pannella su ciò che muove Pannella a trattare, è credibile che in cambio accetti un "bravo" e una pacca sulle spalle?
Gli stessi parlamentari radicali non fanno alcuna fatica a dichiarare che non negherebbero il loro voto in favore del governo nel caso in cui Berlusconi portasse in Parlamento qualcosa di loro gradimento, ma sono i primi a non considerarla ipotesi credibile, mentre la Cei e la Lega mugugnano ponendo un veto pregiudiziale a una qualsivoglia intesa coi radicali, proprio come fanno molti militanti radicali ponendo un veto pregiudiziale a una qualsivoglia intesa con Berlusconi e col centrodestra.
Semplificando: Pannella tratta con Berlusconi; senza alcun mandato; con scarse possibilità di ottenere alcunché; dilapidando il residuo consenso che i radicali riescono a conservare, per fede più che per ragione. Può farlo? Certo che può, non ha bisogno di un movimento che lo sostenga: come al solito va avanti e chi lo segue lo segue, tutti gli altri sono poveri cretini. I soggetti politici della cosiddetta galassia radicale, che in realtà è un sistema solare con Pannella al centro, possono solo ratificare le sue decisioni: un radicale che sconfessa Pannella sconfessa se stesso come radicale. E Pannella tratta, e i radicali masticano amaro.
Siamo dinanzi ad una crisi profonda del sistema politico italiano. Il malessere è diffuso e arriva a esprimersi in vere e proprie convulsioni. Ci si aspetterebbe che chi lo ha sempre criticato abbia una carta in più rispetto a tutti gli altri, ma la carta è questa: Pannella tratta con Berlusconi, senza possibilità di cavarne nulla se non un generale biasimo, senza neppure essere capace di ottenere un pieno consenso dai suoi. Che dovrebbero prenderlo a calci, ma come si fa? Pannella è Pannella, e la setta è a impronta carismatica.