Rientro solo oggi davanti al pc dopo qualche giorno di assenza, e vengo a conoscenza dello sciopero della fame e della sete che ha cominciato Paola Caruso per protestare contro la sua condizione di precaria, da ben sette anni, al Corriere della Sera.
Sciopero della fame e della sete, le prime 24 ore.
Mi sento un po’ debole, ma sto bene. Oggi al telefono ho sentito qualche collega. Nessun altro. Al giornale lo sanno tutti e la direzione tace. Bene.
Spero che la mia protesta rappresenti la battaglia d’inizio di una guerra, la guerra dei precari che non accettano più di essere trattati da reietti.
Non so se riuscirò a far sentire la mia voce. Ci provo.
Io Paola ho avuto la fortuna di conoscerla, e apprezzarla, durante i giorni dell’ultima Blogfest. La battaglia che Paola ha iniziato è una battaglia che dovrebbe riguardare molti, se non tutti noi, perché lei è Paola, io sono Paola, e anche voi tutti siete Paola. Per questo ritengo sia giusto sostenerla e anzi contribuire affinché tutto questo non si risolva nel solito nulla.
La rete si sta mobilitando e stringendo attorno a Paola intanto. Potete seguire sul suo blog gli sviluppi, e anche sul gruppo appositamente aperto su friendfeed e su facebook. Esiste anche un wiki dove vengono raccolte mano a mano le voci della rete che di Paola si stanno occupando. Su Twitter per seguire e rilanciare la battaglia di Paola l’hashtag è #iosonopaola
UPDATE: anche la segreteria provinciale dei Giovani Democratici di Modena esprime la propria solidarietà a Paola Caruso
Riporto di seguito anche la lettera (che ho trovato sul suo sito di Sara Taricani) e che in molti stanno inviando al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. Vi invito a fare lo stesso, e a sostenere la battaglia di Paola.
questo l’indirizzo mail a cui inviare la lettera: [email protected]
Egregio direttore,
Leggo che una collaboratrice della vostra testata, Paola Caruso, ha iniziato uno sciopero della fame perché – dopo sette anni di collaborazione precaria con la testata – pensava di poter concorrere a un posto che è stato assegnato invece a un ragazzo appena uscito dalla scuola di giornalismo, che a quanto pare è adeguatamente raccomandato.
Conosco personalmente Paola, ho visto che attorno a lei si sono strette solidalmente molte persone, che la conoscono e che non la conoscono, soprattutto in questo gruppo su Friendfeed: conosco e stimo molti di quelli che la stanno incoraggiando e che l’hanno convinta a sospendere lo sciopero della sete per evitare danni fisici.
Per questo motivo, ho ritenuto di aderire alla sua protesta scrivendole questa lettera.
Se quello che Paola dice è vero (e non ho motivo di dubitarne), trovo scandaloso e inconcepibile che il Corriere della Sera – in un momento di difficoltà – preferisca fare un contratto di qualsiasi tipo a qualcuno perché dispone di un santo in paradiso, piuttosto che pensare di offrire una chance in più a un giornalista che collabora con successo con la testata da anni.
La prego quindi di voler registrare il mio biasimo per la decisione (chiunque l’abbia presa, è sempre il direttore che se ne deve assumere la responsabilità) e di accogliere l’invito a confrontarsi con la sua collaboratrice per individuare una soluzione che soddisfi sia le sue aspettative che i vincoli legati al momento di difficoltà che attraversa il Corriere.
Io ho avuto il coraggio di scriverle, molti lo hanno fatto o lo faranno, lei abbia il coraggio di rispondere, innanzitutto a Paola, ha sicuramente nella sua inbox una email di Paola che attende risposta, e a tutta la community che si è formata attorno, le assicuro che sui social network c’è gente pronta ad ascoltare, in maniera critica, ma civile.
Cordialmente,