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Paola Lavini

Creato il 06 settembre 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Pubblicato il 6 settembre 2012 con Nessun Commento

Nel 2008 ha girato “GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA” e nel 2010 ha girato “IL FIGLIO PIU’ PICCOLO”, entrambi di Pupi Avati. Cosa ha appreso da questo grande Maestro?
E’ un regista che ama moltissimo i suoi attori e quindi li cura con straordinaria attenzione sul set. Cerca la verità in ogni piccolo gesto e riesce a estrapolare una grande naturalezza sulla scena, usando con maestria alcuni semplici espedienti per ricavare il massimo da ogni attore. Ad esempio, mentre reciti, ti consiglia di mangiare una mela o di fare un piccolo movimento del corpo e, proprio in quel momento, coglie un’espressione di te che altrimenti non avresti mai esternato. Pupi Avati riesce a instaurare davvero un magnifico rapporto con gli attori che dirige, è proprio quello che si dice un grande Maestro.

C’è un momento in cui un attore dimentica di essere in scena?
A me accade sempre, perderei il senso di quello che faccio se non fosse così. Ammetto che non è sempre facile arrivare a questa naturalezza davanti alla macchina da presa, principalmente perché ti trovi a dover girare una scena tante volte e quindi devi mantenere sempre alta la concentrazione. Ma credo che questo sia uno degli aspetti più avvincenti del nostro lavoro.

Come ha deciso di diventare attrice?
Fin da ragazzina sono state riscontrate in me delle innate doti vocali. In parrocchia si sono resi subito conto che avevo una predisposizione verso il canto. Poi sono iniziate le prime recite, occasioni nelle quali ho capito che mi piaceva calcare il palcoscenico. Durante i primi anni dell’adolescenza, ho frequentato alcuni corsi di recitazione e, piano piano, sono cresciute la passione e la volontà di intraprendere questo mestiere. Tra l’altro, la recitazione mi ha aiutato tantissimo durante l’adolescenza: recitare ti apre al mondo, fa sentire la tua voce e fa esprimere il tuo corpo in un momento in cui tenderesti a chiuderti. La recitazione e il canto sono diventati per me importanti strumenti di comunicazione, capaci di farmi intraprendere un proficuo percorso personale verso l’esterno.

Parla tante lingue straniere (francese, inglese, spagnolo e tedesco) e tanti dialetti italiani. C’è un posto del mondo che l’attira e perché?
Il Marocco mi affascina per i paesaggi che vanno dal deserto all’oceano con una rapidità e una forza incredibili. Amo il Marocco per le emozioni che trasmette la gente del luogo: ad esempio, sono rimasta molto colpita dall’atmosfera dell’Hammam, il luogo in cui le donne marocchine parlano e si confidano mentre si prendono cura di sé. Trovo bellissimo il loro reciproco aiutarsi fisicamente l’una con l’altra nella cura della pelle e dei capelli: ritengo questa pratica uno splendido esempio di solidarietà e di complicità femminile. Amo la mescolanza di stili, di colori, di profumi e di musiche che animano il Marocco e che ricordano tanto il nostro Sud Italia.

Paola Lavini e la musica.
La musica – intesa in senso ampio anche come orecchio e musicalità – fa parte integrante della mia vita.
Avere orecchio è una dote che mi è stata molto utile nell’apprendere nuove lingue e nella recitazione, consentendomi di parlare con diverse inflessioni dialettali. Ho iniziato imparando l’inflessione rumena per il film I MOSTRI OGGI di Oldoini. Da allora, la mia predisposizione per le lingue e per la musicalità mi ha condotto a sperimentare con successo le recitazioni in calabrese, pugliese, sardo…Ho lavorato in tanti musical e ho in corso anche dei progetti musicali con gruppi stranieri. La musica rappresenta la mia passione fin da piccola. Sono nata ascoltando e cantando i pezzi di Mina e di Whitney Houston, quindi ho sempre avuto un debole per il genere melodico, anche se ora non escludo una svolta in chiave rock. Nella vita i cambiamenti sono sempre dietro l’angolo…

L’abbiamo vista nel film “Corpo Celeste” di Alice Rohrwacher che parla di una ragazzina di tredici anni che, dopo dieci anni in Svizzera, torna nel profondo sud italiano, dove entra a contatto con una realtà piuttosto degradata. A suo parere perché il film ha riscosso un riscontro tanto positivo fino a vincere un Nastro d’Argento nel 2011?
E’ un film onesto ed esprime la realtà del mondo in cui viviamo; il film è ambientato a Reggio Calabria ma potrebbe essere ambientato in tutte le nostre città di provincia. La forza della pellicola è nella sincerità della narrazione e nel linguaggio usato: i personaggi parlano con una forte inflessione dialettale e sono truccati pochissimo. Direi che tutta l’architettura del film contribuisce a dare un’atmosfera quasi da documentario. Certo, come sempre la verità può essere anche cruda ma, quando è raccontata con onestà intellettuale, risulta sempre vincente.

Un attore, un libro e un film che l’hanno segnata per una qualche ragione.
La mia attrice preferita è Monica Vitti, una donna di spettacolo davvero completa. L’ultimo libro che ho letto e che mi è piaciuto molto e “Fai bei sogni” di Gramellini, un giornalista davvero abile. Un libro che ho amato profondamente è “La profezia della curandera” di Hernàn Huarache Mamani; consiglio a tutte le donne di leggerlo perché aiuta a scoprire noi stesse e il nostro rapporto con la natura. Per quanto concerne i film, segnalo “Io sono lì” opera prima di Andrea Segre, un regista di grande talento e poi un film indimenticabile del passato: “La sera della prima” di John Cassavetes con Gena Rowlands.

Progetti in cantiere?
Il 21 settembre uscirà “Una donna per la vita” di Casagrande con Sabrina Impacciatore, Margareth Madè, Neri Marcorè. Nel film sarò Ines, una sarda con un accento inequivocabile. Per Rai Uno ho girato la fiction “Che Dio ci aiuti” ed è in preparazione “Luna Rossa” di Hassan Benjelloun, un film marocchino girato in lingua araba che farà sicuramente parlare di sé.

Un ringraziamento a Katya Marletta Press Agent.

Angela Laurino

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