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Papa don’t tweet

Creato il 03 gennaio 2013 da Cortese_m @cortese_m

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Mi ha fatto sorridere questa mattina un parodia che ho sentito alla radio, la quale parafrasava una vecchia canzone di Madonna (Papa don’t preach) rimodulata su una recente notizia – divulgata a spron battuto dai Media di tutto il mondo – sul recente “atterraggio” di Benedetto XVI su Twitter.

La canzoncina, simpatica e orecchiabile, però mi ha fatto anche riflettere…

Il Papa è una figura carismatica di portata enorme, simbolo religioso ma anche politico, rappresenta milioni di fedeli dislocati in ogni angolo della terra, e di conseguenza qualsiasi sua azione assume rilevanza, risonanza anche mediatica e importanza planetaria, e su questo credo che possiamo convenire tutti.

Ma che senso ha avuto dare tanta eco alla presenza del Papa su Twitter?
Ma ancor di più, che senso ha la sua presenza lì?

La Chiesa deve senz’altro aggiornarsi, stare al passo con i tempi, essere presente dovunque ci sono i suoi fedeli e dovunque è possibile portare le sue idee e i suoi valori, ma forse per farlo, prima di Twitter, ci sono altri luoghi e aspetti più importanti, legati all’evoluzione, alla modernità, alle nuove tecnologie, ai cambiamenti degli uomini e della società, che l’Istituzione dovrebbe mettere in cima alla lista delle priorità.
Questo gioverebbe all’Istituzione ecclesiastica, ai suoi fedeli, ai credenti tutti, e pure a chi non crede.

Mi vengono in mente le problematiche legate all’aborto, ai gay, alle cure ai malati “irreversibili”, alle coppie non sposate, alla pedofilia anche dentro la Chiesa, e di recente alle discussioni sul “femminicidio” che, si dice in giro, più di un prelato sembra non aver del tutto condannato.
E ancora, penso ai problemi sull’uso del preservativo, al razionamento del cibo e dei medicinali in Africa.

Credo che questi insieme ad altri siano argomenti sufficienti per farci dire che perdere tempo e risorse – economiche e umane – del Papa e della Chiesa, in questo o quel social network, forse è un pochino fuori luogo, un aspetto ludico di cui non credo ci fossero troppi fedeli a sentirne la mancanza.

Canticchiando quell’allegro motivetto di Madonna “Papa don’t preach”, il quale testo peraltro era tutt’altro che allegro, mi sovviene spontanea una considerazione: davvero gli uomini della Chiesa pensano che la modernizzazione e la vicinanza alle nuove generazioni passi da Twitter?
Ritengo più realistico pensare, e auspico, che ciò possa realizzarsi attraverso una revisione di talune posizioni intransigenti che la Chiesa e questo Papa fino ad oggi non sembra vogliano riconsiderare.

Papa don’t preach o Papa don’t tweet?
Forse entrambi…

nanni


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