Rispondendo ai giornalisti sull'aereo che lo ha riportato a Roma dopo la GMG 2013 in Brasile, Papa Francesco ha spiegato: "Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria. Il ruolo delle donne è l'icona della Vergine, della Madonna. E la Madonna è più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile perché è sposa e madre. Si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa. Non abbiamo ancora fatto una teologia della donna. Bisogna farlo".
Tuttavia, " per quanto riguarda l'ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa. Ma ricordiamo che Maria è più importante degli apostoli vescovi, e così la donna nella Chiesa è più importante dei vescovi e dei preti".
Il teologo gnostico Vito Mancuso e le varie congregazioni protestanti di cui è riferimento, come "We are Church" ( "Noi siamo Chiesa"), dovrebbero cominciare a pensare ad altro. Lui, che ama definirsi "figlio spirituale" del compianto card. Carlo Maria Martini, non ha mai avuto il coraggio di riportare la posizione dell'ex arcivescovo di Milano su tale tematica. Ecco cosa scrive Martini: "innegabile che Gesù Cristo ha scelto i dodici apostoli. Di qui occorre partire per determinare ogni altra forma dell'apostolato nella Chiesa. Non si tratta di cercare ragioni a priori, ma di accettare che Dio si è comunicato in un certo modo e in una certa storia e che questa storia nella sua singolarità ancora oggi ci determina [...]. Una prassi della Chiesa che è profondamente radicata nella sua tradizione e che non ha mai avuto reali eccezioni in due millenni di storia non è legata solo a ragioni astratte o a priori, ma a qualcosa che riguarda il suo stesso mistero".
Quindi, ha proseguito Martini, " il fatto stesso cioè che tante delle ragioni portate lungo i secoli per dare il sacerdozio solo a uomini non siano oggi più riproponibili mentre la prassi stessa persevera con grande forza (basta pensare alle crisi che persino fuori della Chiesa cattolica, cioè nella comunione anglicana, sta provocando la prassi contraria) ci avverte che siamo qui di fronte non a ragionamenti semplicemente umani, ma al desiderio della Chiesa di non essere infedele a quei fatti salvifici che l'hanno generata e che non derivano da pensieri umani ma dall'agire stesso di Dio. La Chiesa riconosce di non essere giunta ancora alla piena comprensione dei misteri che vive e celebra, ma guarda con fiducia a un futuro che le permetterà di vivere il compimento non di semplici attese o desideri umani ma delle promesse stesse di Dio. In questo cammino si preoccupa di non discostarsi dalla prassi e dall'esempio di Gesù Cristo, perché solo restandovi esemplarmente fedele potrà comprendere" (C.M. Martini, "In cosa crede chi non crede?", Liberal Libri 1996 p. 18,19).
Come ha spiegato il teologo padre Angelo Bellon, "Giovanni Paolo II ha voluto esprimere sul tema dell'ordinazione sacerdotale delle donne l'insegnamento definitivo, circa il quale dunque non vi possono essere discussioni". Lo stesso Martini in un'altra occasione ha spiegato: "Riconosco che le suore sono utilissime nell'ambito parrocchiale e meritano un maggior riconoscimento, ma ciò non vuol dire che esse possano sostituire in tutto i presbiteri. Nell'agire della Chiesa latina non v'è discriminazione, perché tutti i cristiani sono uguali e hanno gli stessi diritti, ma non esiste per nessuno il diritto a essere ordinato prete".
Chi volesse approfondire le ragioni e le motivazioni per cui la Chiesa non ha mai accolto il sacerdozio femminile può recarsi ad un nostro precedente articolo. Il sacerdozio non è un diritto e non è un merito, è una vocazione. Un sacerdote non ha un ruolo privilegiato agli occhi di Dio rispetto ad una suora impegnata nel mondo o in clausura a sostenere la Chiesa con la sua preghiera. Non si può guardare la Chiesa usando la mentalità femminista, altrimenti essa divieni incomprensibile, occorre guardarla con gli occhi della fede.
La redazione