Attribution: Christoph Wagener.
Dopo il carnevale di ogni anno e la samba che non manca mai sulla spiaggia di Copacabana, il Brasile – a memoria d’uomo – non ricorda una tale folla come in questi giorni di visita apostolica di Papa Francesco nella terra dei “carioca”. Oggi il Pontefice ha visitato la favela di Verginha, con la stessa umiltà e destrezza con cui in ogni uscita pubblica percorre piazza San Pietro a Roma. A nord di Rio de Janeiro, dove appunto è presente la favela di Verginha, la gente ha accolto il Papa con commuovente allegria. Una festa come solo la gente comune è ancora capace di vivere, dove anche con niente si è pronti a sorridere. Papa Francesco si è come sentito a casa, dopo gli anni in prima linea a Buenos Aires, “qualche” chilometro più a sud. Ha giocato coi bambini in strada, proprio come fosse ui stesso un meninos de ruas, “i bambini di strada” come si direbbe nella lingua autoctona. Senza ombrello, mentre una pioggia torrenziale investiva Rio, il Pontefice ha incontrato gli abitanti della favela. Dopo la benedizione nella Chiesa di San Girolamo Emiliani, nota per essere dedicata al patrono dei diseredati, Francesco ha ricevuto direttamente dai bambini del luogo una sciarpa del San Lorenzo, squadra argentina di cui lui stesso s’è detto tifoso. La commozione ha così pervaso diversi momenti della visita apostolica del Papa “venuto dalla fine del mondo”, come lo stesso Francesco s’è ironicamente ribattezzato la sera della sua elezione in Vaticano.
Dopo la visita alla chiesa di San Girolamo, il Pontefice ha insistito per incontrare personalmente una famiglia della favela. Un’iniziativa finalizzata per conoscere più da vicino le condizioni della gente comune che vive miseramente questi luoghi, quegli anonimi che affollano Rio del Janeiro e strenuamente lottano per sopravvivere ogni giorno. Francesco è stato dunque accompagnato nella baracca dall’arcivescovo Joao Orani Tempesta. Nell’umile dimora Francesco ha consumato un caffè insieme alla coppia, mostrando una volta ancora come sia proprio l’uguaglianza – quella reale – a vincere su ogni cosa.
Salutata la famiglia, il Papa si è diretto verso un campo da calcio poco distante, dov’è salito in cima ad un palco, realizzato per l’occasione, dal quale ha pronunciato un discorso imperniato sull’umiltà e sulla carità quali perni dell’amore cristiano, e ha in seguito spiegato il desiderio di incontrare ognuno. “Busso a questa comunità che oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile. Avrei voluto bussare a ogni porta, dire buongiorno, chiedere un bicchiere d’acqua fresca, prendere un cafezinho, parlare come amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni. Ma il Brasile è così grande…allora ho scelto di venire qui, di fare visita alla vostra comunità”.
Sull’onda dell’uguaglianza fra uomini, il Pontefice ha così voluto sottolineare di fronte alla comunità l’importanza di non essere “insensibili alle disuguaglianze sociali”. Insomma, una solidarietà che sia fondata sulla giustizia e si renda veicolo di amore per l’intera società. Ed è così che ha sentito l’urgenza di riconoscere nei giovani il motore autentico del mondo: “Non scoraggiatevi mai!”, anche nei momenti in cui la corruzione si rende prepotente e si perde di vista la centralità del bene comune, per far spazio ingenuamente al proprio interesse personale. Insomma, nel vivere in prima persona la solidarietà, coniugando a questa il coraggio, ciò che resta da vivere è la speranza in ogni attimo della vita.
Parlando ai giovani, Papa Francesco ha spiegato loro che nella lotta per il bene non sono affatto da soli: “Non siete soli. La Chiesa è con voi. Il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell’intimo”.
Lasciandosi alle spalle la favela di Verginha, Papa Francesco ha incontrato i giovani argentini nella cattedrale di Rio de Janeiro. Un incontro che non era per nulla in programma, ma che Francesco comunque ha desiderato ardentemente, volendo rivedere da vicino quanti – negli anni – gli stettero al fianco. I giovani, riunitosi nell’evento inatteso, hanno così salutato il Papa stringendo fra le mani la bandiera bianco-celeste dell’Argentina.
Articolo di Stefano Boscolo