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Parafrasando tra politica, economia e mancanza di prospettive…

Creato il 13 dicembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Parafrasando tra politica, economia e mancanza di prospettive…

Il mezzo della politica è molto spiccio. Per aumentare i prezzi di mercato dei beni è sufficiente ridurre la produzione di quel tanto che basta in relazione ad un aumento, anche minimo, della popolazione. Per compiere tale riduzione è sufficiente quella violenza politica, legale, dei parlamentari e quella extra-legale delle leghe vincoliste.

Il PROBLEMA FISCALE è quanto mai semplice: BASTA ELEVARE LE ALIQUOTE E MOLTIPLICARE LE IMPOSTE.

Il PROBLEMA ECONOMICO è ugualmente semplice: BASTA OSTACOLARE LE IMPORTAZIONI CON FORTI DAZI DOGANALI E FAVORIRE LE ESPORTAZIONI CON PREMI E SOVVENZIONI.

Il PROBLEMA CASTALE è ancora più semplice: BASTA LASCIARE LIBERO IL CAMPO ALLE COALIZIONI PADRONALI, PROFESSIONALI ED OPERAIE.

Così si registra un aumento delle entrate statali, dei depositi a risparmio, della media degli stipendi, dei salari, dei profitti. 

Se questa è la teoria economica la pratica dice che fra cinquant’anni il benessere della generalità sarà ancora minore anche se l’evoluzione tecnologica riuscirà a ottenere risultati mille volte superiori a quelli del presente e a convertire le onde del mare in fonte inesauribile di calore e di forza motrice….

Queste, liberamente tratte, sono alcune delle considerazioni che A. M. Trucco scriveva nel 1916 nel testo “La Separazione dell’Economia dallo Stato”. Seppur con i dovuti distinguo, i temi sono quanto mai attuali.

L’idea di una politica incapace di affrontare i temi dell’economia lo aveva portato all’affermazione della necessità di distinguere l’uomo politico dall’uomo economico. Quindi di separare i piani dell’amministrazione della “cosa pubblica” da quelli degli “affari economici”.

Attualizzandolo, si potrebbe affermare che Trucco, ma in maniera differente anche Barone, avessero creato le basi per un ragionamento legato alla compatibilità di tre elementi: la democrazia, la libertà di movimento finanziaria e il capitalismo.

Oggi sono in tanti a domandarsi se il triangolo disegnato su questi tre punti possa effettivamente comprendere un spazio sociale capace di contenere questa “civiltà”.

In molti si domandano se siano compatibili tra loro o meno. Ed è evidente che non possono esserlo, a meno che non si decida di rivoluzionare il sistema delle regole.

L’esempio nostrano è proprio Mario Monti. Da Neo Presidente del Consiglio ha calmato gli italiani esasperati dell’agito barlusconiano. Ha attutito momentaneamente le pressioni dei mercati. Sta tentando di eliminare gli scricchiolii più preoccupanti del nostro sistema. Tuttavia, non fermerà la speculazione che ha più potere territoriale del Presidente italiano.

Lui agisce su scala nazionale. I mercati agiscono su scala internazionale, per non dire mondiale. Monti interviene in Europa. Ma non decide. Pertanto, la soluzione ai problemi italiani non è Monti, almeno non il Monti ufficiale. Così come la soluzione ai problemi europei non sarà in nessuno dei massimi rappresentanti dell’Europa.

I mercati sono globali. Gli organi politici devono essere globali. Ma questo non avverrà, almeno non nel breve.

Sarebbe possibile ridurre i mercati su scala continentale. Ma allora servirebbe un sistema monetario su scala continentale e un sistema di regole su scala continentale. Cioè la creazione di tanti “simil-euro” per quanti sono i mercati-continente. Poi bisognerebbe definire un nuovo sistema monetario internazionale.

Si potrebbe introdurre una dittatura globale, magari illuminata, ma è ancora troppo difficile controllare con gli stessi strumenti cittadini occidentali che si credono fintamente liberi e cittadini che non lo sono mai stati. Così come è troppo difficile controllare masse di provenienza culturale marcatamente differente. Inoltre, ci sarebbe un serio problema “etico” che rimarrebbe tragicamente irrisolvibile. Tuttavia, non escludere l’ipotesi è un mezzo per far si che non diventi realtà.

L’incapacità della politica di dare risposte e di proporre scenari di lungo periodo verso i quali convergere creano frustrazione, rabbia, disorientamento.

Dall’alto le risposte non verranno e se i modelli di costruzione delle politiche continueranno ad essere verticisti ed esclusivisti, allora è plausibile il ritornare ad una rivoluzione sociale che in pochi potranno cavalcare senza cadere.

Se, al contrario, si definissero processi di costruzione collettivi, tra il bianco e il nero, la mediazione porterà all’affermazione di un principio di legittimazione collettivo che non sarà l’ennesima soluzione, ma almeno non produrrà il massimo disagio sociale.

I pensatori del primo novecento avevano già, nelle loro idee, tentativi di risposte a problemi quanto mai attuali. L’unica differenza tra l’inizio del secolo scorso e questo secolo è che all’epoca i massimi pensatori erano anche esponenti politici o consulenti di questi, oggi la politica ha una sua via, mentre i pensatori sono tutti specializzati nella coltivazione di orti e non nella gestione di fattorie.

Il tutto ricorda molto uno scritto satirico “la fattoria degli animali”. Cacciati gli uomini, si affermò il dominio dei “maiali”. In fondo la colpa è solo del padrone dell’unica creatura in tutta la fattoria che consumi senza produrre… padrone è chi si circonda di cani poliziotti per aizzarli contro altri animali… padroni maiali domani prosciutti…  ah dimenticavo una cosa… chi ha paura di chi?


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