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Parafrasi del fare il frocio col culo altrui

Creato il 07 aprile 2015 da Malvino
È la seconda volta che Paolo Gentiloni annuncia un intervento armato dell’Italia contro i miliziani dell’Isis e che in meno di ventiquattr’ore smentisce, rettifica, chiarisce, puntualizza – dipende dai punti di vista – che in realtà non ci sarà alcun intervento armato dell’Italia. Ok, fa parte di un governo che, premier in testa, con gli annunci a effetto ha raccattato e cerca di non perdere il consenso che gli concedono i sondaggi in attesa che gli possa esser confermato dalle urne, quando sarà, tanto non c’è fretta, c’è ancora da perfezionare il sistema per farne durare gli effetti per una ventina d’anni. Se tuttavia di annuncio in annuncio si può anche avere la botta di culo che il gatto morto faccia un bel rimbalzo da spacciare per ripresa alla vigilia di elezioni di cui dar colpa a oppositori o ad alleati di governo, annunciare un intervento armato dell’Italia contro i miliziani dell’Isis – poco importa se per tutelare i nostri interessi economici in Libia o in difesa dei cristiani perseguitati dalle truppe del califfo – espone inevitabilmente a seri rischi il paese. Passi, si fa per dire, se questa è una decisione del governo, intenzionato a scavalcare il parlamento in una decisione che la carta costituzionale non affida a chi sta a Palazzo Chigi, tanto meno a chi sta alla Farnesina. Se però l’annuncio è fatto tanto per farlo, e subito rimangiarselo, il suo prezzo diventa estremamente alto rispetto a ciò che presume di ottenere, perché è chiaro che un eventuale attentato ai danni di un paese che agli occhi di un terrorista sembri imbarcato in una crociata colpirebbe più probabilmente cittadini inermi che ministri protetti da una scorta. Insomma, siamo alla parafrasi del fare il frocio col culo altrui: per fare il simpatico con l’Eni e col papa, Paolo Gentiloni ci espone a un grosso pericolo, semmai per dimostrarci, dopo, che un intervento armato dell’Italia avesse un ottimo motivo. 

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