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Parco devastato, lo sgarbo alla Garbatella

Creato il 27 agosto 2013 da Albertocapece

 GARBATELLA, LEGAMBIENTE: AL PARCO SCEMPIO DI 60 ALBERI - FOTO 3Anna Lombroso per il Simplicissimus

Attribuire la devastazione del parco della Garbatella ai vandali è come dire che gli incendi del nostro patrimonio boschivo è opera di piromani. Magari le maestranze vengono pescate in quella terra di nessuno di violenti, frustrati, ignoranti e disturbati per i quali una mancetta è solo il valore aggiunto all’espressioni di asocialità, odio, rivestimento rivolto verso il mondo, la bellezza, il ragionare insieme, osteggiato per via dell’indole all’appartenenza solipsistica al branco e l’istinto al sopravvento dell’irrazionalità. D’altra parte ce ne sono, sotto varie etichette, nelle schiere degli ultras, nei gruppi di picchiatori blanditi da vari autorevoli protettori, ma ne abbiamo visti anche in talkshow televisivi,  in parlamento, per non dire dalla violenza manierata di chi protervamente ci sta espropriando di beni, certezze, assistenza, istruzione, cultura, sovranità, diritti. Che tanto dietro agli uni e agli altri, ci sono sempre gli stessi burattinai, profitto, speculazione, avidità, consumo del suolo, dissipazione delle risorse.

Sono 60 gli alberi mozzati rabbiosamente, sradicati impietosamente  nel giardino cresciuto per 5 anni e piantato e curato dalle associazioni locali e dagli abitanti: ciliegi, meli, cachi, peri e ulivi, e poi lecci sugheri, olmi.

Le autorità rassicurano: verranno ripiantati, il  piccolo miracolo della socialità verrà ripristinato, lo sfregio verrà risanato.  Speriamo. Ma c’è da augurarsi che il segnale venga ascoltato e interpretato: i “vandali” non scelgono a caso, il fine è sempre quello di fare terra bruciata e spoglie, perché è su quella che si nutre la speculazione,  che cresce il cemento, che vengono su falansteri obbrobriosi e inutili a fronte di migliaia di appartamenti incompleti e vuoti.

Le periferie sono da sempre  oggetti di scorrerie   da parte di  predoni o – e non è meglio – di retorici incompetenti in vena di esperimenti. Tanto per non fare nomi, nei giorni scorsi il sindaco di Roma in un’intervista alla stampa estera, Radio Vaticana, ha espresso la sua intenzione di valorizzare le periferie. Potenziando  i trasporti pubblici? Collegandole con navette elettriche? Vigilando che a ogni pioggia, non si allaghino le stazioni della metro?  No, pedonalizzandole. Bloccando le perverse varianti avviate da Veltroni e confermate da Alemanno? No, tacendo su una possibile e auspicabile revisione dei nefasti propositi e limitando la circolazione privata laddove i mezzi pubblici sono rari e inadeguati, tanto che è successo che cittadini inviperiti abbiano aggredito autisti dell’Atac, per stavolta incolpevoli.

Non è frequente vedere i vigili, quelli di Roma Capitale impegnati a dar retta agli automobilisti spaesati e disinformati su via Labicana e a multarli per aver ecceduto dai 30 km all’ora.  Qualcuno teme le spedizioni nell’hinterland aggressivo e arrabbiato. Qualcuno è convinto che si tratti di quartieri dio serie B per romani di serie B.  Qualcuno ritiene che anzi le forze vadano impiegate per difendere i beni e i privilegi dei residenti dentro le mura dalla pressione anche invisibile di chi sta fuori, un fuori che si allarga a bidonville, baracche di lamiera, favelas de noantri

E certo è arduo affidare la sorveglianza e la vigilanza del poco verde, del poco bello, del poco giusto che c’è nelle periferie, a quelli che ci vanno a dormire, magari tra lampioni che non si accendono la sera, strade disselciate, come fosse scontato che si tratta di sleali evasori, di tasse e Imu, cattivi pagatori di mutui, tenuti d’occhio dall’inesorabile Equitalia.

E è arduo anche perché loro, tutti, abbiamo perso il senso e l’amore per il bene comune, svenduto, maltrattato, bistrattato, espropriato, liquidato, in favore di quello privato alimentato dalla rapacità, vezzeggiato da una ideologia ormai imperante, favorito da un sistema di governo personale intento a privatizzare ogni settore compresi la Costituzione, la giustizia, il parlamento.

Alla Garbatella si era compiuto un piccolo prodigio, invece. Bisogna difenderlo dai vandali miserabili o eccellenti che lo hanno spezzato.

 


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