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Paride Leporace – Grecia

Da Wsf

Da Paride Leporace, nel pieno delle parole, per WSF:

“Andando al cesso e cercando qualcosa da leggere nel tempo utile alla seduta, estraggo dalla libreria uno dei volumetti che L’Unità veltroniana dedicava a “I poeti italiani”, e la lotteria del caso mi mette in mano Ungaretti e mi accordo con quel ricordo di dolori. Ed ecco che ancora, grazie al caso, la pagina si apre all’inattesa “Grecia 1970″. E’ questa poesia civile, versi che non avevo mai letto di quel poeta che da piccolo mi atterriva
guardandolo in televisione recitare l’Odissea (ma era l’Odissea?) e che poi iniziai a studiare negli anni della poesia a memoria. Mi sembra profezia questo poetare per il popolo oggi ridotto in catene dal Fondo monetario e scopro l’antico arcano. Si tratta di un quasi inedito. Il pittore Piero Dorazio, critico d¹arte dell’Unità, aveva chiesto ad Ungaretti una poesia da abbinare ad una serie di serigrafie preparate per dare aiuto ai profughi della dittatura greca. Il poeta aderì con entusiasmo e nel gennaio del 1970 lesse, egli stesso, la straordinaria elegia dedicata al popolo greco.
Ungaretti morirà poco dopo. E a differenza delle ultime poesie non sarà integrata nell¹ultima raccolta mondadoriana “Vita di un uomo” perché il
curatore, Leone Piccioni, la escluse considerandola “poesia d’occasione”; quei versi invece sono contemplati nella plaquette “Fortuna greca di
Ungaretti” per ben diverso organizzare di Filippo Maria Pontani.
Quando sulla mia poco, prestigiosa sedia, leggo la data posta in epigrafe resto basito. Roma, il 12 dicembre 1969

Penso molto e immagino tanto. Ungaretti alle prese con la bomba di Piazza Fontana e dell’Altare della Patria che lascia a futura memoria la data
chiave del Romanzo delle stragi e ripenso al giovane poeta ventenne in contatto con gli anarchici italiani di Alessandria d¹Egitto. Rischio di
mescolare. Il fu fascista Ungaretti che sul finir degli anni riscatta il suo pensare e il curatore mondadoriano che ritiene meglio lasciar fuori questa
inattesa elegia. E¹ solo il caso di leggere per meglio divulgare.

GRECIA 1970
Roma, il 12 dicembre 1970

Atene, Grecia, segreto, vertice
di favola incastonata dentro il topazio che l’inanella.

Sul proprio azzurro insorta
in minimi
limiti, per essere misura, libertà
della misura, libertà di legge che
a sé liberi legge.

Sino dal mare,
dal cielo al mare,
liberi l’umano vertice,
le legge di libertà, dal mare al cielo.

Non saresti più, Atene, Grecia,
che tana di dissennati? Che
terra della dismisura, Atene,
mia, Atene occhi aperti,
che a chi aspirava all’umana
dignità, apriva gli occhi

Ora, mostruosa accecheresti?
Chi ti ha ridotta a tale,
quali mostri?

Per me questi versi del passato sono suggestione per l¹Atene di oggi, Atene nostra che a chi aspira all¹umana dignità apre gli occhi. E ripenso ai nuovi mostri che l’affamano e la umiliano. Poco ore dopo in Rete scopro che l¹intellettuale tedesco Gunter Grass, ha scritto una poema dedicato alla Grecia in cui mette alla berlina i suoi connazionali e l’Unione europea. Sono versi scritti per il giornale Süddeutsche Zeitung e che continua
l’azione civile già intrapresa Grass con “Cosa deve essere detto” che gli è costata l¹ostracismo israeliano per aver accusato di preparare una nuova
guerra in Medio oriente. E oggi invece leggiamo il nuovo poema:

IGNOMINIA D¹EUROPA

Prossima al caos, perché non all’altezza dei mercati,
lontana sei dalla terra che a te prestò la culla.

Quello che, con l’anima hai cercato e consideravi tuo retaggio,
ora viene tolto di mezzo, alla stregua di un rottame.

Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza era per te luogo comune.
Paese condannato alla miseria, la cui ricchezza,
ben curata, orna i musei: preda che tu sorvegli.

Coloro che, in divisa, con la violenza delle armi funestarono il Paese
ebbro d’isole, tenevano Hölderlin nello zaino.

Paese a stento tollerato, di cui un tempo tollerasti
i colonnelli in veste di alleati.

Paese privo di diritti, al quale un potere che i diritti impone,
stringe sempre più la cintola.

Sfidandoti, veste di nero Antigone e dovunque lutto
ammanta il popolo di cui tu fosti ospite.

Eppure fuori dai confini il codazzo dei seguaci di Creso
ha ammassato tutto ciò che d’oro luccica nelle tue casseforti.

Trangugia infine, butta giù! gridano i claqueur dei Commissari,
ma Socrate ti restituisce irato il calice colmo fino all’orlo.

Malediranno in coro gli Dei ciò che possiedi,
quando il tuo volere esige di spossessare il loro Olimpo.

Priva di spirito deperirai senza il Paese
il cui spirito, Europa, ti ha inventata.

Günter Grass – Traduzione di Claudio Groff – da Repubblica

Ripenso al verso di Ungaretti e al verso sulla libertà di legge, ieri politica e oggi economia. E mi sovviene anche la segnalazione della Rivista anarchica, che nei mesi scorsi hanno scritto del più noto giallista greco, Petros Markaris, che sta lavorando ad una trilogia della crisi per riferire
attraverso il romanzo criminale quello che accade nel suo paese. Il primo è “Prestiti scaduti” che narra le gesta di un serial killer che decapita con
la scimitarra banchieri e broker. Il volume è stato pubblicato dalla Bompiani in Italia, non è stato invece ancora tradotto “Pereosi” in cui opera un giustiziere che si definisce “l’esattore del popolo”. Penso che la Grecia è culla della civiltà. La poesia e il teatro ci vengono da quella cultura, e anche il giallo si sostiene sia nato con Edipo.
Per questo la letteratura civile si preoccupa con intensità di quella dolorosa cognizione: e anche Giuseppe Ungaretti decise d’illuminare d¹immenso la Grecia dei colonnelli quel 12 dicembre del 1969 nel giorno che noi italiani perdevamo la nostra innocenza.


Filed under: poesia, scritture, visioni letterarie Tagged: Paride Leporace, visioni, WSF

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