PARIGI – Il primo (sentito) cambiamento di Hedi Slimane appena ha preso le redini dell’allora griffe Yves Saint Laurent nel Giugno 2012 è stata quella di cambiarle il nome in Saint Laurent Paris, lasciando attoniti milioni di clienti e addetti al settore. Anche se, è doveroso specificare, questo cambiamento può essere semplicemente visto come un ritorno al passato, com’era appunto nel lontano 1968 quando Yves Saint Laurent e Pierre Bergé fecero di fatto nascere il prêt-à-porter inventando Saint Laurent Rive Gauche.
Ennesimo sconcerto, però, l’ha procurato in questi giorni con la presentazione della sua prima collezione firmata Saint Laurent Paris. Slimane ha infatti disegnato una collezione primavera estate che riparte dal rock: frange, profili borchiati, sahariane con lacci sui polsi e lunghe gonne di pelle nera. Nero, marrone e oro, i colori principali.
Certo, l’apparizione della neo hippy tutta in nero di una datata Marianne Faithfull, con largo cappello e abiti a balze un po’ di sconcerto l’ha lasciato a tutti. Bisognerebbe tacere e aspettare – suggeriva qualcuno – fino alla prossima stagione di sfilate, per vedere se davvero Slimane è in grado di fare lo stilista di Saint Laurent”.
La particolarità di Slimane è emersa fin dagli inizi dell’evento, quando gli invitati, invece di essere accolti con grande festa come sempre, hanno dovuto oltrepassare un meandro di uffici e corridoi per arrivare finalmente al luogo della sfilata, niente di maestoso, se non fosse stato per gli ospiti davvero di rilievo dagli stilisti Marc Jacobs, Vivienne Westwood, Alber Elbaz e dive come Kate Moss e marito, Penelope Cruz e nientemeno che la Premiere dame Valerie Trierwailer, vestita ovviamente con tailleur nero di Ysl.
Il colore predominante della sfilata? Il nero. È tutto nero a partire dal soffitto, alle pareti finendo, ovviamente, con la collezione. Modelle vestite completamente di nero, larghi cappelli, pantaloni androgini e sottili. “Tutto nero, un tocco di smoking, la camicia trasparente sui calzoni (ma strettissimi, uguali a quelli che Slimane faceva da Dior Uomo) un po’ di maculato con effetto di grigio” si legge su FashionMag.
Poi arriva lei, la sahariana coloniale, ed il commento prevalente è stato “Yves la faceva meglio” ma, diciamolo, Slimane non deve turbarsi di questo.
Sono nel finale traspare un po’ di colore: stessi abiti per colori accesi: verde smeraldo, blu, perfino beige e rosso brillante.
Una stampa non proprio contenta, un nero dilagante come l’umore “nero” del pubblico. Eppure una leggenda narra che, quando una collezione non piace alla stampa, avrà certo un successo commerciale e di pubblico.