Magazine Per Lei
Cominciamo dal principio: 21 Aprile, quando i nostri piedi hanno toccato (for the first time) il suolo franco e i nostri occhi hanno iniziato a farsi una prima idea della città. Forse è il caso di dire che la mattina ci siamo svegliati a un orario proibitivo, al limite del punitivo, per beccare il volo più economico con Air France. Ma almeno ci hanno offerto il breakfast, una robba che lasciamo stare va.Perciò siamo atterrati presto, abbiamo strabuzzato gli occhi incantati dall'architettura dell'aeroporto (Renzo Piano rocks), abbiamo fatto il confronto con Fiumicino e all'unisono abbiamo esclamato - Che stile sti francesi - ignari del fatto che questo (insieme a un altro a dire il vero) sarebbe diventato il leit motiv della vacanza. Poi siamo andati a prendere la RER, una delle duecentocinquanta linee tra metro e treni che attraversano suolo e sottosuolo di Parigi e questi primi scatti li ho fatti lì.
Presentiamoci: Ecco Nina e la sua Nikon
E frammenti di Lui affacciato al finestrino del treno
Parigi è una città immensa, enorme e ammetto che le grandi metropoli all'inizio mi danno come un senso di vertigine e di soggezione. Ci metto sempre un po' per entrare nel mood, ho bisogno di tempo per studiarmela, per entrarci in sintonia. Così succede che ancora non conosci come funzionano le uscite della metro e decidi di scendere a una stazione perché ha il nome della via in cui abiterete per i prossimi 6 giorni (Rou des Halles). Come logica ci sta tutta, non fa una piega.
Solo che la suddetta stazione ospita al suo interno un centro commerciale (Forum Des Halles) con svariate indicazioni per altrettante uscite diverse, da diventar pazzi. Ricordo che per una buona manciata di minuti è stato il panico totale.
A posteriori abbiamo scoperto che sarebbe stato meglio scendere a quella dopo, che sbucava proprio sotto casa nostra.
Col senno di poi...
Succede anche che tu e Lui siete distrutti e stanchi (per la levataccia, per il viaggio e per il carico delle valige che portate) e poco inclini ad accogliere i contrattempi con filosofia zen e che vi ritroviate su una strada e ci impiegate un po' per capire da quale direzione si deve andare. Anche pechè vi aggredisce un sole dal potere calorifero che avevate dimenticato dall'estate del 2010 e adesso ve lo ritrovate qui, a Parigi, in tutto il suo splendore che vi fa ciao e se la ride alla faccia tua che stai con gli stivali e il cappottino (che a Roma faceva freddo cazzo, lo giuro) e c'hai nella valigia un discreto numero di indumenti che
- Metti che fa freddo io sono attrezzata!- e - Metti che fa caldo più che a Roma? - Non contemplato.
Perciò ti spogli del cappotto e del giacchetto, ma sei comunque ancora troppo coperta (che ti rimangono la maglietta a maniche lunghe, la canotta e gli stivali porcazzozza). Sbraiti, lanci improperi di varia natura e a caso e sbuffi, col solo effetto di peggiorare la tua situazione.
Lui? Lui non si scompone, nè tantomeno si alleggerisce, stoico e concentratissimo procede con un solo obiettivo: trovare la strada di casa. E tu ti senti totalmente inutile.
Ed è stato qui che, all'ennesima turata di naso per la puzza di pipì (umana) e cacca (canina), abbiamo imparato la prima cosa su Parigi: come tutte le grandi metropoli, anche la ville loumiere ha due facce, quella viveur, mondana, curata e stilosissima e quella sciatta, sporca e trasandata. Il fascino discreto delle contraddizioni.
- Certo so zozzi sti francesi - è l'altro leit motiv cui ho accennato prima.
Dall'uscita di Forum Les Halles a Rue Des Halles, ve lo dico, è un attimo a piedi, se conosci il tragitto. Se non lo sai invece ci metti un po' di più, quel tanto che ti basta a farti perdere la pazienza e quel briciolo di energie residue. Che è bello arrivare presto che poi c'hai tutta la giornata davanti, si per carità, ma un paio di cosette ce le avrei da obiettare in merito.
Quelle che seguono, nell'ordine, sono le foto del percorso dal portone del civico 22 (il nostro!) fin dentro casa.
Ci tengo a farvele vedere, ne vale la pena.
Vedete quel cosetto che Lui regge in mano nella foto? Serve ad aprire il portone: a contatto col sensore fa scatatre la serratura (e qui un - che classe sti francesi- ci sta tutta).
Quella dopo è l'atrio. Così, tanto per darvi un'idea di quello che ho visto io
Dopodichè abbiamo conosciuto la signorina dell'ascensore, che è una voce (di donna vera) che ti annuncia i piani in modo suadente (però che classe sti farncesi. Again). E poi anche le scale, tutte in legno trattato, a chiocciola stretta che la prima domanda è stata - ma come cavolo li fanno i traslochi qua? - Ci passava a malapena una persona, in carne.
E al quarto piano lei: la nostra porta. Ora io mi ci soffermerei un attimo, ma lo vedete che colore? Rosa psichedelico. J'adore! E come si apre? Che noi siamo francesi e ci dobbiamo distinguere sempre (come se non bastasse già il colore), mica come voi burini provincialotti che girate in senso orario per chiudere e antiorario per aprire. No, qua noi siamo nel regno del glam, del bizzarre e la porta Rosa L.s.d te la apri au contraire. Stanno avanti.
E poi succede che lo sai che "a caval donato non si guarda in bocca" e tu, nel pieno rispetto della tradizione, sei pronta ad accontentarti di qualunque catapecchia sgarrupata (considerando che non paghi, è a gratisse). Ma vi giuro che io questo proprio non me lo aspettavo, non me lo potevo credere. Sono rimasta sconvolta, anzi siamo. Perchè? Non lo so fate voi. Questo è l'ingresso e il salone (cioè una minima parte del salone che l'altra per principio non ce l'ho messa)
Questa è al cucina e la finestra da cui ho rubato le prime immagini della città che si sveglia
Questa è la camera da letto che...vabbè ve lo immaginate da soli no?
E qui abbiamo i due dico due ripeto due bagni, uno con la vasca per Madame e uno con la doccia per Monsieur. No dico scuuusa.
La casa si trova nel primo arrodissement, quello del Louvre, di Place Vendome, ma anche dei Jardins de Tuileries e del Musée de l'Orangerie, per intenderci. E scusate se è poco ah ah.
E' nostra abitudine (più mia direi) impegnare il primo giorno in una nuova città a tracciare le coordinate, il piano di riferimento all'interno del quale ci muoveremo per i giorni successivi. E così abbiamo fatto, siamo andati a mangiare al volo al MAOZ (do you know Maoz?) e poi siamo andati a briglia sciolta per il quartiere, per scoprire dove è meglio fare la spesa, fare colazione, prendere la metro, fare l'aperitivo...per prendere confidenza con what's around.
Nell'ordine abbiamo Miss Scatto e Mister Mappina muniti degli specifici attrezzi del mestiere, l'una con la Nikon, l'altro con la guida, la map(pina) appunto
Le due guide che ci hanno accompagnato tous les jours
Le due Metropolitan sotto casa (Chatelet)
Le Centre Georges Pompidou (the inside-out you turn me...)
La fontana Stavinsky, proprio di fianco al Centre, con le sue sculture meccaniche. Solo che l'acqua non c'era e le sculture erano immobili (che sfiga)
La Senna e il Lungo Senna. La coppia stava presumibilmente pranzando. Il barcone invce è un locale ristorante
Mi è bastato dare il primo sguardo ai negozi, alla scelta cromatica, alle insegne coi nomi, alla cura delle vetrine per comprendere che ne sarei rimasta incantata
E poi il Quartiere Latino, coloratissimo e pino di ristorantini per tutti i gusti, a due passi da casa, dove la sera siamo andati a mangiare un'ottimo cous cous (economicissimo tra l'altro)
E le Patisserie, che sembrano gioiellerie, sia per l'allestimento delle vetrine, sia per la cura che mettono nel dar vita a queste che non sono pastarelle, ma opere d'arte.
Adesso vi è un po' più chiaro perchè si dice che a Parigi...c'hanno stile?
Prossima tappa Montmatre, Pigalle e Il Musée de l' Orangerie
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