Parlare a suocera perché nuora intenda, ovvero: parlare a Grillo perché Berlusconi intenda. Che non sia questa la strategia di Bersani? Dando per scontato l’appoggio di Monti (con la prospettiva di un buon accordo per il Quirinale), basterebbe che 32 senatori del centrodestra uscissero dall’aula al momento del voto, per dare la maggioranza a Bersani.
I sondaggi di Mannheimer, realizzati dopo il voto, dicono che Grillo cresce di quasi 3 punti a discapito del centrodestra, mentre il centrosinistra si mantiene stabile. Nell’ippodromo del populismo, del saper parlare alla pancia degli italiani, il cavallo vincente non è più Berlusconi, ma Grillo. Inoltre, le dense nubi giudiziarie, che da sempre si addensano su Berlusconi, ora promettono di scaricare tutta la loro potenza pluviale. In questo modo, il fisiologico travaso di voti dal centrodestra al M5stelle non potrà che ingrossarsi ulteriormente.
Se il Partito Democratico resterà fermo sui propositi verbalizzati dalla direzione di ieri, che hanno escluso riproposizioni di maggioranze col Pdl, il cavaliere dovrà scegliere tra l’azzardo di un ritorno al voto, con Grillo in forma smagliante e la sicurezza di affrontare una campagna elettorale in piena tempesta giudiziaria, o fare in modo che il governo Bersani nasca, confidando in un suo percorso vitale di precariato perenne. Il male minore potrebbe essere proprio Bersani.