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Nuova legge elettorale Italicum, la mezza vittoria di Renzi

Creato il 05 maggio 2015 da Mrinvest

Con 334 voti favorevoli e 61 contrari la Camera dei Deputati ha approvato la nuova legge elettorale Italicum. Ma per il Premier Renzi fu vera gloria?

nuova legge elettorale ItalicumL’entrata in vigore della nuova legge elettorale Italicum è prevista dal 1 luglio 2016, per consentire l’approvazione della riforma del Senato.
Per Matteo Renzi, dunque, battaglia finita e missione compiuta. Ma il prezzo pagato è stato alto, perchè il dissenso delle opposizioni è stato ampio ed i toni molto duri. Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, Sel e Lega Nord, hanno abbandonato l’aula al momento del voto segreto finale. Inoltre si è consumato lo strappo (previsto) all’interno del Partito Democratico, perchè la minoranza dem, che già aveva negato il suo appoggio ai tre voti di fiducia nei giorni scorsi, è rimasta in aula, ma ha votato ancora “no”.

Perchè è contestata la nuova legge elettorale Italicum.

Sono due i punti nevralgici della nuova legge elettorale Italicum, valida solo per la Camera dei Deputati: l’attribuzione del premio di maggioranza al partito più votato anzichè alla coalizione e i capilista bloccati e decisi dai partiti.

Ma è soprattutto il primo ad essere fortemente contestato.
L’Italicum attribuisce il premio di maggioranza alla lista che supera il 40% al primo turno o che vince al ballottaggio. Non sono possibili apparentamenti al secondo turno. Chi vince conquista 340 seggi, che rappresentano la maggioranza assoluta della Camera che ne prevede 630. Alla ripartizione dei seggi parteciperanno tutte le liste che riusciranno a raggiungere la soglia di sbarramento del 3%.

Dunque, vince la lista e non la coalizione e ottiene il premio di maggioranza la lista che supera una determinata soglia. Come dice Renzi, la legge garantirà la sera stessa del voto la possibilità di conoscere il vincitore o perlomeno chi andrà al ballottaggio. Tutto vero, ma è anche vero che la legge sembra fatta apposta per piacere soprattutto al partito maggiore in questo momento presente sulla scena nazionale, ovvero al Partito Democratico, ed al suo leader.

Ed è anche vero che una legge costituzionale di questa importanza non può passare con i soli voti della maggioranza, non può passare soltanto con 334 voti a favore su 630, in un’aula quasi vuota. C’è qualcosa che non va, che stona: il vincitore è Matteo Renzi, d’accordo, ma si è creato un clima difficile ed il Premier sa benissimo che ha portato a casa una vittoria che, a queste condizioni, è sicuramente dimezzata. E poi la nuova legge elettorale Italicum dovrà ancora passare al vaglio del Senato, dove la maggioranza è molto risicata.

Una riforma così importante, approvata senza il coinvolgimento delle opposizioni e con la minoranza del Pd ormai definitivamente spaccata, è una riforma che è destinata a dividere, ad essere oggetto della battaglia propagandistica avversaria. Ecco perchè può essere definita una mezza vittoria per Renzi.

Con la nuova legge elettorale Italicum Governi più stabili.

Ma sull’altro piatto della bilancia dobbiamo considerare che la nuova legge elettorale Italicum permetterà ai vincitori di poter governare con stabilità per il quinquennio previsto dalla Legislatura.

Abbiamo assistito per troppi anni ai balletti dei governi messi sù alla rinfusa, con maggioranze anche forzate pur di prendere una poltrona, ma che dopo qualche mese cadevano come foglie al vento. Governicchi rabberciati che, di conseguenza, non riuscivano a decidere un bel nulla, e abbiamo visto che fine abbiamo fatto.

I partitini interni riuscivano a condizionare le decisioni dei governi. Adesso, però, non ci saranno più i Bertinotti, i Casini o i Fini che mettevano i bastoni fra le ruote e facevano cadere i governi stessi. Ci saranno meno compromessi e sia il Governo che le opposizioni si assumeranno le proprie responsabilità.

Di sicuro ci sarà la possibilità di poter governare stabilmente e, se non lo faranno bene, al termine del mandato ci penseranno gli elettori a mandarli a casa. Questa si chiama democrazia dell’alternanza.
Ci riusciremo? Staremo a vedere.


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