
Dedicato al mio vecchio amico Giorgio, che a volte mi manca, forse gli sarebbe piaciuto, chissà ...
Comandante - Lo si diventa per meriti, non per titoli di studio. Conosco un mungitore che ha ai suoi ordini un colonnello di Stato Maggiore. Di solito si affermano quando scoprono per la guerriglia un'autentica vocazione. Fanno sempre di testa loro, e raramente sbagliano. Quando sbagliano pagano di persona.
Nome di battaglia - Serve a mascherare la nostra identità e di rimando a tradire il nostro carattere. Esso rivela infatti le nostre ambizioni, o le nostre letture, oppure i limiti della nostra fantasia.
Partigiani - Ce ne sono di tutti i tipi: comunisti e cattolici, socialisti e liberali, anarchici e trotzkisti, giellisti e monarchici, leali e opportunisti, coraggiosi e vigliacchi, decisi e attendisti, generosi e scaltri, onesti e ladri, giovani e vecchi, eroi e doppiogiochisti, consapevoli e no, con scarpe e senza scarpe, vestiti come soldati e come pagliacci. Combattono una delle diecimila guerre che l'uomo ha scatenato su questa terra e pensano di essere dalla parte della ragione.
Politica - I giovani non amano e non sanno farne. I più anziani la preferiscono alle azioni di guerra.
Scarpe - E il nostro dramma; si consumano in un amen. Chiediamo scusa ai morti se li spogliamo, ma noi dobbiamo continuare a camminare e loro hanno finito.
Spia - Nel Paese in cui viviamo, diviso dalla guerra civile, tutti lo possono essere. Un tale che veniva da noi a mendicare pane, ha venduto per duecento lire la vita di quindici nostri compagni. Per questo siamo spietati con le spie, anche a rischio di cadere in errori.
le voci sono tratte da"Un uomo ordinato, un dizionario del partigiano anonimo" - in "Storie della Resistenza" (a cura di Domenico Gallo e Italo Poma), Sellerio editore, Palermo, 2013 -




